13
Maggio 2014

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INTERVISTA A ROBERTO FICO, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA RAI

Salvatore Marfella

 

Il Movimento 5 Stelle (d’ora in poi M5S) è stato sicuramente la grande sorpresa delle ultime elezioni politiche tenutesi, come si sa, nel febbraio dell’anno scorso. Esso ha ottenuto un numero di consensi incredibile, “rischiando” di essere la prima forza politica. In termini di numero di voti ottenuti, infatti, il M5S è arrivato secondo (e di pochissimo), tallonando il Partito Democratico, forza politica diversissima ma oramai già più che consolidata nello scenario politico italiano. Il M5S è stato il primo caso in Italia di una forza politica che trae la sua origine da un blog, sebbene tra i più seguiti al mondo: parliamo ovviamente del blog appartenente all’ex-comico Beppe Grillo. Il “partito di Grillo” organizza la sua azione ed il suo programma politico facendo votare gli iscritti attraverso la “piattaforma virtuale” per tutto ciò che riguarda le persone da candidare, il programma da scrivere e le decisioni da prendere, compreso, talvolta e quando i tempi lo consentono, il voto parlamentare. Al di là dei limiti e dei difetti che molti detrattori possono attribuire al M5S (tra tutte l’accusa principale è quella di totale mancanza di vera autonomia decisionale), è un dato indiscutibile che il sistema di comunicazione da esso adottato ed i risultati conseguiti ne fanno un fenomeno con il quale è impossibile non confrontarsi. Per questa ragione, abbiamo intervistato Roberto Fico, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, ponendogli alcune domande sulla Rete e sul modo in cui il M5S si serve di questo strumento.

 

1) Come nasce politicamente il M5S? C’è stata una precisa e studiata strategia che avete seguito oppure è avvenuto tutto un po’ per caso col susseguirsi degli avvenimenti politici del nostro Paese?

 

Nessuna strategia e neanche il puro caso. Tutto nasce da un’esigenza, almeno è stato così per me ma credo di poter parlare a nome di molte persone. I cittadini si sono incontrati in rete, poi nei territori. Hanno discusso dei problemi del proprio quartiere, della propria città o regione, elaborando anche progetti da presentare alle Istituzioni per risolvere quei problemi. Volevamo creare un meccanismo virtuoso di collaborazione con Comuni, Regioni che non è stato possibile per la totale chiusura degli esponenti politici. Abbiamo così deciso di impegnarci in prima persona, candidandoci alle elezioni amministrative, poi nazionali, ora europee. Il nostro è un progetto a tempo determinato, siamo cittadini. Abbiamo deciso di dedicarci per un periodo limitato alla “cosa pubblica”, poi torneremo alle nostre vite. Non ci interessa fare carriera politica, ma riportare il cittadino e le sue esigenze al centro della vita pubblica. Vogliamo smantellare il sistema di partiti e lobby con commistioni con la criminalità organizzata che si è imposto negli anni. E solo portando all’interno delle istituzioni persone libere, oneste, non soggette a logiche di partito potremmo provare a cambiare qualcosa.

 

2) Esiste qualche esperienza in ambito europeo e/o mondiale cui vi siete ispirati o che, al contrario, vi ha imitati?

 

Nessuna in particolare. Ritengo che ciò che è avvenuto in Italia con il M5S non abbia precedenti. C’è stata l’esperienza dei Pirati in Danimarca ma era un’altra cosa. Ci sono sicuramente altri movimenti nel mondo e c’è senza dubbio un fermento sociale e politico che fa della rete il nuovo strumento di comunicazione, diffusione e organizzazione. Ma il M5S ha fatto proprie queste modalità e le ha messe a contatto con la realtà italiana che è diversa da tutte le altre.

 

3) Il M5S ha ottenuto alle ultime elezioni politiche circa 9 milioni di voti, un record assoluto per una prima partecipazioni alle consultazioni nazionali. Tuttavia nelle vostre consultazioni on-line, cioè quando mettete ai voti una legge o una decisione, il numero dei votanti è al massimo di 40.000 persone, cioè meno dell’1% dei vostri elettori. Che spiegazione ti sei dato al riguardo?

 

Nelle nostre consultazioni on-line votano gli iscritti certificati al Movimento, che sono attualmente quasi 80 mila persone. Alle elezioni politiche hanno votato per il M5S cittadini non iscritti che ci hanno ascoltato durante il nostro tour, che ci hanno cercato in rete o che semplicemente hanno deciso di scegliere altri cittadini, e non politici di professione, come loro rappresentanti nelle Istituzioni.

 

4) Cosa rispondi a chi dice che i meccanismi di controllo di queste votazioni, ancorché a partecipazione ridotta, sono “opachi”, cioè che i dati potrebbero essere manomessi?

 

Lo escludo totalmente. A chi interesserebbe manomettere i risultati? L’idea del M5S morirebbe nel preciso istante in cui si registrasse un episodio di questo tipo.

 

5) Il M5S, per sua precisa scelta, non ha sedi di partito. Vi capita spesso di incontrare persone che vi chiedono di creare dei luoghi d’incontro “fisici” e non virtuali perché, non usando essi il pc, si sentono un po’ tagliati fuori? Insomma, come pensate di raggiungere gli “analfabeti” della Rete che in Italia ammontano ad un numero cospicuo?

 

Sì, non abbiamo sedi, anche se qualche gruppo locale si è organizzato con piccoli spazi di incontro. Ma credo che l’idea di essere senza postazioni fisse sia bellissima e rispecchi a pieno lo spirito che anima il movimento, che, ripeto, è un progetto a tempo determinato. Non ha bisogno di costruirsi una precisa collocazione fisica e geografica. Tuttavia noi ci incontriamo continuamente, organizziamo spessissimo riunioni, ma non potrebbe essere altrimenti. La rete non può sostituire l’incontro di persone. Può essere usata per aggregare, passare informazioni, velocizzare dei processi. Ma se non ci guardassimo poi negli occhi, non potremmo far nulla.

 

6) Voi decidete tutto in rete: candidature (le famose “parlamentarie”), leggi, persino decisioni sull’operato di singoli parlamentari. Non temi che questo a volte rischia di danneggiare l’efficacia del vostro operato, ad esempio, quando c’è da prendere decisioni importanti e immediate e la consultazione del web, non dando risultati immediati, crea delle farragini, come nel caso della legge elettorale?

 

Ecco proprio la legge elettorale è un ottimo esempio. Ci ricordiamo tutti gli annunci di Renzi e la fretta di portare a casa il “risultato”. Dopo il primo passaggio alla Camera dov’è finito l’Italicum? Gli stessi alleati del pd parlano di un rischio “Vietnam” al passaggio della legge al Senato. Potrebbero cambiare degli aspetti, o forse no. Intanto c’è la trattativa in corso tra i partiti e, all’interno degli stessi, tra le diverse correnti. Parleranno di ciò che è meglio per tutti? Cercheranno di individuare il migliore strumento per gli elettori? No. Stanno parlando del loro potere, dell’orticello che devono preservare, delle azioni che devono porre in essere strategicamente per non scomparire come forze politiche. È trasparente tutto questo? È uno spettacolo dignitoso per i cittadini? Noi invece stiamo sperimentando qualcosa mai fatto prima: gli stessi cittadini studiano insieme la riforma elettorale decidendo, step dopo step, le linee guida. La legge risponderà alle loro esigenze.

 

7) Qualche anno fa qualcuno propose di conferire il Nobel per la Pace a Internet. Tu saresti d’accordo?

 

Sono d’accordo sul ruolo decisivo che ha assunto Internet. È uno strumento incredibile, forse l’invenzione più importante del xx secolo. Dipende, poi, dall’uso che se ne fa. Ci sono molti modi per utilizzare la rete e per le finalità più disparate. Internet e social network hanno un potenziale prezioso: dando la possibilità di interagire e di scambiare informazioni, permettono di unire le persone come in una comunità, un qualcosa che negli anni è andato perduto a vantaggio di un più spinto individualismo. E lo abbiamo visto non solo in politica, ma nei vari ambiti di vita. Possiamo e dobbiamo riacquistare un senso di agire comune, anche mantenendo posizioni e idee diverse. E ritengo che la rete possa essere un valido strumento in tal senso.

 

8) È corretto dire che, a lungo termine, l’obiettivo di gruppi politici come il M5S è quello di soppiantare la democrazia rappresentativa a favore di questo nuovo “verbo”, cioè la democrazia 2.0?

 

Se dovessimo parlare di una dimensione “ideale”, la democrazia diretta sarebbe una forma interessante che vedrebbe i cittadini decidere delle questioni comuni senza mediazioni. Una modalità come questa, però, non esclude necessariamente l’altra. La democrazia rappresentativa può coniugarsi con forme dirette di consultazione su temi specifici. Tra gli obiettivi del M5S c’è senza dubbio la riforma degli strumenti di partecipazione popolare. L’introduzione di referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum è nel nostro programma. Anche se è vero che forse un giorno, quando la democrazia diretta avrà modo di essere praticata in maniera efficace e diffusa, il metodo decisionale della democrazia rappresentativa potrebbe farci sorridere.

 

APRILE 2014