PER UN'ANALISI DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE
Guido Cosenza
Allorché in un contesto sociale maturo si esaurisce la spinta innovativa
e le strutture presenti divengono inadeguate al grado di sviluppo
raggiunto affiorano segni premonitori di un ordine sociale ribaltato in
grado di valorizzare il patrimonio di idee e di conoscenze acquisito.
Le
opere realizzate, impossibilitate a manifestare appieno le proprie
potenzialità in un contesto inadeguato, sono candidati idonei a
rappresentare in un differente habitat sociale l’elemento propulsivo
verso nuove e sostenibili forme di convivenza e a costituire una
piattaforma adeguata alla ricomposizione dei tasselli scomposti che in
origine alimentano uno sviluppo patologico.
L’inquadramento dell’indagine sulle tecnologie digitali in una rinnovata
configurazione postindustriale è suscettibile di aprire scenari
inusitati e nuove prospettive sul futuro della comunità umana.
La
linea di sviluppo attuale vede un impegno impetuoso pressoché esclusivo
sul fronte delle innovazioni relative alla digitalizzazione.
Avventurarsi nello studio delle prospettive che si aprono oltre che
affascinante è di grande importanza.
In
proposito sono indicative le ricerche sulla produttività del lavoro
(prodotto realizzato per unità di ore lavorate). In tale ambito si è
potuto rilevare che esiste un trend in continua ascesa con vari episodi
di crescita accentuata. Il primo legato allo sfruttamento dei motori a
vapore, il secondo verificatosi all’epoca della sostituzione del vapore
con l’energia elettrica, un terzo balzo apparso in seguito all’adozione
del motore a combustione interna, infine negli anni settanta fu
determinante la diffusione dei computer. Al presente è la rivoluzione
digitale a sostenere l’inflessione della curva rappresentativa della
produttività del lavoro, anche se la spinta esercitata non ha ancora
raggiunto il suo acme.
Lo
stadio più avanzato di sviluppo tecnologico nel settore digitale sia in
fase di elaborazione che di realizzazione ha sede principalmente negli
usa; la spinta propulsiva
prevalente è di origine militare, laddove esiste la maggior
disponibilità di risorse da destinare a promuovere politiche espansive e
di difesa.
In
una fase successiva le innovazioni si sono riversate, come è sempre
avvenuto, nel settore produttivo civile e hanno alimentato a dismisura i
consumi.
Per
affrontare compiutamente l’analisi della attuale congiuntura occorre
iniziare dal prendere visione del quadro globale della complessa
architettura tecnologica in corso di realizzazione e porre l’attenzione
sulle ricadute in ambito economico e sociale in relazione alle
prospettive che si aprono e ai prevedibili sviluppi.
La
digitalizzazione sta procedendo molto rapidamente in varie direzioni
complementari:
1.
L’automazione in ambito produttivo e civile.
2.
Il perfezionamento nei mezzi di elaborazione dei dati e dei
congegni di calcolo.
3.
Lo sviluppo impetuoso dei sistemi di comunicazione.
Il
corso degli eventi si inquadra nella cornice di un immenso network che
copre l’intero pianeta.
Analizziamo il ciclo produttivo. Il processo di sostituzione di attività
lavorativa con dispositivi che non necessitano di intervento umano è
andato estendendosi rapidamente rendendo autonomi dalla presenza di
operazioni manuali procedimenti produttivi sempre più numerosi.
All’inizio i robot che eseguivano una parte del lavoro operaio avevano
bisogno di una cospicua assistenza umana, ad esempio in relazione
all’alimentazione in entrata delle macchine. Le operazioni di prelievo e
inserimento del materiale grezzo nel ciclo produttivo risultavano
estremamente ardue da meccanizzare ed anzi era stato pronosticato che
mai si sarebbe stati in grado di automatizzarle integralmente. Viceversa
gli sviluppi nella confezione delle componenti digitali e nella
elaborazione del software hanno permesso di procedere a un ulteriore
progresso anche in relazione alla sostituzione del lavoro umano nel
settore manifatturiero.
Il
fenomeno presenta delle rilevanti implicazioni per l’attuale
organizzazione industriale. La robotizzazione spinta è imposta dai
meccanismi di mercato, è parte integrante del processo di valorizzazione
del capitale: chi per primo introduce l’innovazione trae grandi benefici
a corto range. Tuttavia nel lungo periodo si produce una caduta del saggio
di profitto e un contestuale aumento della disoccupazione, trend solo in
parte attenuato dalla proliferazione dei settori produttivi, in
particolare a bassa composizione organica del capitale. Si manifesta una
contraddizione grave che mette in crisi il sistema.
I
progressi realizzati rendono attuale il tema del rovesciamento delle
odierne linee di sviluppo, prefigurano la soppressione delle logiche di
mercato come conclusione del processo di progressiva diminuzione del
rendimento dei capitali nel settore manifatturiero e di contrazione
della base occupazionale; preannunciano la realizzazione di un assetto
sociale non più basato sul lavoro, cioè liberato dalla condanna che ha
funestato l’umanità nell’ultima decina di millenni.
Molte
sono le trasformazioni suscettibili di aver luogo a seguito
dell’introduzione delle tecnologie digitali, è illuminante indicarne
una, sia perché è centrale per lo sviluppo della città, che poi è il
tema dominante della rivista, sia perché è indicativo del fenomeno
abbastanza generale di come l’innovazione agisca in controtendenza per
l’attuale organizzazione sociale e funga da anticipatrice di un
ordinamento nuovo in cui vengano soppresse le disfunzioni odierne. Il
riferimento è alla grave patologia da soffocamento subita dai centri
urbani a causa del traffico – proliferazione degli automezzi privati.
È
centrale l’osservazione che il progresso nei sistemi di guida automatica
e di mappatura del territorio, sottoprodotto della realizzazione dei
droni, ha portato alla progettazione di autovetture equipaggiate di
guida automatica. Attualmente in California è operante un parco macchine
abbastanza consistente a guida autonoma, ben oltre la fase sperimentale.
I tecnici del settore prevedono che nel giro di qualche decennio saranno
superati gli ultimi problemi tecnici secondari e si potrà circolare
senza guida umana nei centri abitati.
Basandosi su tale assunto è realistico congetturare la fattibilità di un
piano che contempli la scomparsa dell’auto privata in zone urbanizzate e
la presenza di un adeguato numero di centri di smistamento di veicoli
coordinati da un opportuno sistema di distribuzione; si valuta che per
soddisfare le prevedibili esigenze dei cittadini sarebbe sufficiente un
quinto dell’attuale parco di automezzi circolanti (il piano è dovuto a
ricercatori del Massachusetts Institute of Technology). Potrebbe venir
implementato un complesso di autorimesse in parallelo a una efficiente
rete di mezzi pubblici collettivi di trasporto. L’utente chiama il
centro assistenza, questi invia un mezzo per prelevarlo e accompagnarlo
a destinazione. Il traffico verrebbe automaticamente regolato al meglio
e scomparirebbero tutti i parcheggi stradali. Soluzione ideale per uno
dei maggiori problemi della città capitalista. Andrebbe però valutato se
nell’attuale regime di mercato il progetto prospettato dai tecnocrati
del digitale sia realizzabile. Parrebbe proprio di no, in quanto la
conseguente ristrutturazione metterebbe in crisi uno dei più rilevanti
settori produttivi. Per altro verso il sovvertimento che verrebbe
introdotto nell’ordito sociale della città sarebbe uno di quegli
elementi costitutivi del nuovo che prorompe nel tessuto obsoleto e che
vale a promuoverne la rigenerazione.
Il
piano sarebbe perfettamente congruo alla trasformazione della città in
una struttura sociale in cui le scelte non fossero più pilotate dalla
massimizzazione del profitto.
Vale
l’osservazione che in molte città dell’Europa avanzata, ad esempio in
Germania, in Svezia, in Svizzera, la notevole attenuazione dell’uso
delle auto private a favore di un efficiente sistema di mezzi pubblici è
già in atto. Ciò è l’indice che quelle società sono in movimento verso
un modello in cui è predominante l’interesse pubblico e non il profitto
privato.
Ci
siamo soffermati su questo esempio, senza con questo voler venir meno
alla generalità del fenomeno, in quanto l’episodio è indicativo di come
lo sviluppo delle forze produttive possa radicalizzare le contraddizioni
dell’attuale società e nel contempo prefigurare un diverso ordinamento
sociale.
Un
aspetto rilevante della progressiva espansione della presenza di
tecnologia digitale nei dispositivi d’uso quotidiano concerne il forte
impatto esercitato sui rapporti sociali, testimonianza di come i
congegni ideati possano per un verso essere di nocumento e per un altro
in diverso contesto dar vita a un balzo in avanti. Vediamone i tratti
principali.
Lo
sviluppo delle fonti di informazione e della disponibilità di
comunicazioni rapide, usufruibili in modalità drasticamente
semplificata, rappresenta un elemento potenzialmente propulsivo per lo
sviluppo sociale della comunità umana, ma l’uso/disuso odierno ne oscura
e smorza le potenzialità.
L’avere accesso a uno smisurato bacino di informazioni rappresenta uno
strumento in grado di promuovere analisi e consapevolezza degli eventi
in corso nella realtà fisica e sociale presente e pregressa. Il disporre
di una rete di comunicazioni enormemente sviluppata incentiva contatti e
relazioni arricchendo e vivificando la vita della società. Tuttavia il
fenomeno si accompagna a una serie di fattori che rappresentano elementi
di grave preoccupazione a causa del corso involutivo che tali caratteri
hanno subito nell’odierno tessuto di relazioni dominato da logiche di
mercato.
L’eccesso di messaggi di ogni tipo in transito sulla rete delle
comunicazioni porta a saturazione la capacità di ricezione, limitando la
disposizione alla concentrazione indispensabile per svolgere riflessioni
in profondità e inducendo alla superficialità nello svolgimento di
ricerche e analisi.
Sono
state condotte numerose indagini con metodi rigorosamente scientifici
sugli effetti che l’uso delle tecnologie informatiche determinano in un
Habitat regolato dal precetto di valorizzazione del capitale. La messe
di ricerche e dati in tale ambito è vasta e ha condotto i ricercatori
del settore a ben fondate conclusioni, ne evidenziamo alcune rilevanti:
La diffusione di contatti virtuali riduce nei soggetti esposti l’attitudine alla socialità. A tal riguardo è emblematico il film Lei[1] vincitore del premio Oscar 2014 per la migliore sceneggiatura originale, il protagonista socializza, si fidanza e fa sesso direttamente con il sistema operativo nella veste di soggetto in interazione.
L’utilizzo fin
dalla prima infanzia di congegni telematici, in particolare
piattaforme di giochi e presunti ausili per l’apprendimento ha per
conseguenza la riduzione dell’esposizione al mondo reale
determinando l’attenuazione dello sviluppo di alcune aree cerebrali
e la ridotta formazione delle sinapsi così smorzando il pieno
dispiegarsi delle capacità cognitive.
La destinazione
di alcune ore giornaliere a giochi con dispositivi digitali (ad
esempio playstation) attenua notevolmente il rendimento scolare. In
particolare riduce la capacità di lettura e di scrittura.
Si
desume che le tecnologie digitali pur rappresentando uno strumento
tecnologicamente avanzato le cui potenzialità sono molto estese
risultano mal operanti in un ambito che ne altera le funzionalità.
Il
discorso sulle anomalie e disfunzioni del sistema non si ferma qui. Le
innovazioni digitali hanno indubbiamente prodotto un ampio potenziamento
delle capacità produttive a livello globale, tuttavia vanno segnalati,
oltre quelli già discussi, ulteriori elementi critici che alimentano
gravi distorsioni incompatibili con una armonica convivenza sociale. È
opportuno indicare le più significative anomalie facendo riferimento
agli usa, il paese in cui è
stata maggiormente promossa l’introduzione di nuove tecnologie:
I
dati riportati testimoniano il trend preoccupante di un progressivo
incremento della ricchezza in presenza di un aumento della povertà e
dell’accrescimento delle disuguaglianze. La scuola del
mit tende ad ascrivere
l’acuirsi di tale fenomeno alla introduzione di tecnologie di nuova
generazione. L’asserzione è suffragata anche dal dato che pur essendo
l’aumento della produttività, cioè l’incremento della ricchezza
accumulata, un fenomeno registrato durante l’intero periodo dello
sviluppo industriale tuttavia la divaricazione nella distribuzione del
prodotto sociale si acuisce all’epoca
dell’innesto nell’apparato produttivo delle tecnologie digitali,
gli economisti di quell’indirizzo riportano specifici dati convincenti.
Un
ruolo preminente attualmente affidato alle tecnologie di cui stiamo
analizzando le funzioni è l’espletamento del controllo. La
strumentazione correntemente accessibile e ancor più quelle che saranno
disponibili nell’immediato futuro consentono un monitoraggio dettagliato
delle comunicazioni che intercorrono fra gli individui dell’intero globo
e sono in corso di avanzata messa a punto congegni in grado di rivelare
ove necessario anche comunicazioni verbali (progressi
nell’intercettazione ambientale). Già oggi sono cablati gli spostamenti
sul territorio.
Ne
emerge un uso sistematico della tecnologia perfezionata in questi anni
rivolto alla repressione, alla perpetuazione di un sistema dimostratosi
sempre più inadeguato.
In
breve se da un lato le nuove tecnologie hanno permesso di ottenere
progressi notevolissimi nella conoscenza e nel controllo della natura
nonché nella vita civile, basta solo riferirsi alla potenza di calcolo
attualmente raggiunta e alla immane estensione raggiunta dalla rete
delle comunicazioni, per altro verso la funzione svolta si configura
come un formidabile mezzo di coercizione.
Si
torna a constatare che le potenzialità offerte al cittadino dall’ampio
corredo innovativo dei ritrovati tecnologici sono parzialmente
devitalizzate, snaturate dalla subordinazione alle esigenze
dell’economia di mercato.
Il
quadro delle patologie insite nell’attuale modello di sviluppo è più
ampio degli elementi che abbiamo fin qui presentato in relazione
all’analisi che ci siamo proposti di affrontare. È presente una
fenomenologia che rientra sotto l’ampia categoria denominata
globalizzazione origine di ricadute altrettanto perniciose di quelle che
abbiamo appena discusso, a esse contribuisce l’operante spinta
tecnologica esaminata precedentemente, la loro presenza è generalmente
nota e dibattuta. Per completezza ne richiamiamo alcuni caratteri
significativi senza addentrarci nella loro disamina che ci
allontanerebbe dalla linea concettuale che stiamo perseguendo:
Al di
la dei rilievi critici che abbiamo discusso si incontrano degli aspetti
più generali che investono i fondamenti su cui è basato l’attuale
assetto economico e sociale, si percepisce la
defaillance di alcuni dei
caratteri peculiari della gestione del presente modello si sviluppo.
Il
tema concerne questioni cruciali.
La
digitalizzazione genera il fenomeno della de-materializzazione di
prodotti oggetto di scambio e ha come immediato effetto la perdita del
carattere di merce che regola le operazioni di acquisizione e cessione
di beni. La conseguenza capitale è che nei rapporti di scambio di
un’ampia categoria di prodotti interviene solo la loro proprietà di
avere un valore d’uso, mentre scompare l’attributo di valore associato
all’oggetto come fu determinato dalla immersione nella società
mercantile e ora in quella industriale.
Naturalmente il processo al momento non si attua in via generalizzata,
ma solo per alcuni prodotti e servizi. Possiamo citarne alcuni per
esemplificazione: musica, immagini, film, documenti, pratiche
burocratiche, comunicazioni telefoniche, ecc... In futuro potranno anche
circolare in rete oggetti materiali, già sono operanti nel ciclo
produttivo stampanti tridimensionali e nulla vieta che possano essere
messe in rete: si acquisisce in via telematica il programma, il segnale
arriva all’utente che ha a disposizione un apparato alimentato da
materiali opportuni e l’oggetto desiderato viene composto fase dopo
fase. In pratica è perfettamente configurabile la de-materializzazione
dello scambio per una parte degli oggetti in uso nella comunità.
Abbiamo descritto la metamorfosi delle merci in atto. Osserviamo che
analogo processo avviene per il lavoro, anch’esso merce nella attuale
società.
Il
lavoro eseguito dalla ampia schiera di utenti che contribuiscono ad
arricchire volontariamente il patrimonio informativo immagazzinato in
rete non è remunerato, esso rappresenta un apporto al lavoro socialmente
utile che sfugge alla contabilizzazione sulla base della grandezza
sociale “valore” in auge nella società capitalista. È un apporto
rilevante, su cui si è anche determinata una stima, ad esempio il solo
contributo di un anno a facebook equivale a dieci volte le ore-persona
che furono impiegate nella costruzione del canale di Panama. Tale evento
rappresenta un ulteriore segnale dell’emergere di una diversa
connotazione economico-sociale di capisaldi della società industriale.
Vorrei ribadire che le argomentazioni sviluppate non sono pure
divagazioni fantasiose ma questioni ampiamente dibattute – esiste una
scuola di pensiero economico (Stiglitz
et al.) che sostiene che il
pil (negli
usa "gdp",
cioè Gross Domestic Product) è mal valutato in quanto non contiene i
dati che ho discusso in precedenza.
Da
quanto premesso si deduce che la complessa tecnologia di cui stiamo
argomentando benché abbia prodotto disfunzioni e aggravato ingiustizie
potrebbe rivelarsi funzionale a una società nuova in cui la nozione di
merce perda di senso dando vita alla congettura della scomparsa delle
patologie presenti nell’attuale assetto sociale.
Al
presente le innovazioni tecnologiche sono indirizzate prioritariamente a
contrastare la pressione originata dalle forze evocate in una comunità
in evoluzione non più disposta a subire enormi sproporzioni di status
sociale ed economico, decisa a non essere funestata dalla presenza di
sacche dilaganti di indigenza, dal saccheggio di risorse naturali e dal
grave deterioramento dell’ecosistema. È di estrema importanza valutare
come potrebbe svilupparsi la vocazione a realizzare, regolare ed
elaborare la rete di connessioni instaurabili a livello sociale in una
economia svincolata dalla costrizione del mercato e da attività
repressive.
Storicamente è stato attuato un tentativo per armonizzare i rapporti
sociali senza affidare la regolazione dell’equilibrio al libero
dispiegarsi delle forze in gioco, bensì stabilendo rapporti e
distribuendo risorse attraverso un razionale calcolo affidato a un
apparato amministrativo.
Mi
riferisco al regime centralizzato istituito in
urss a seguito della
rivoluzione d’ottobre. Esisteva in quel paese un mastodontico complesso
burocratico detentore della gestione complessiva della programmazione
economica, della distribuzione delle mansioni, del reperimento e della
successiva erogazione delle materie prime per alimentare l’apparato
produttivo, della ripartizione del prodotto sociale, e così via.
Fra
le svariate cause della dissoluzione di quel regime c’è anche la
circostanza che quel sistema di regolazione dei rapporti si dimostrò
largamente inefficiente a confronto con i meccanismi di mercato operanti
in Occidente.
Ed
ecco il punto, esiste ora una tecnologia particolarmente idonea a
gestire il complesso delle esigenze, delle interazioni e quant’altro
interviene nella articolata struttura di una società avanzata che ha
abbondantemente costruito la sua base industriale ed è in condizione di
affrontare la fase successiva – postindustriale – del suo sviluppo. Una
fase che non dovrebbe più essere dominata dal mercato e in cui le
relazioni e le esigenze potrebbero essere armonizzate da scelte
codificate in software appropriati.
In
altri termini la digitalizzazione e in generale il vasto corredo delle
tecnologie acquisite nel corso della costruzione dell’attuale ampia base
industriale sono strumenti idonei a un nuovo ordine sociale nato dalle
spoglie del mondo capitalista, rappresentano il meccanismo per governare
l’organismo economico e sociale in assenza di mercato in un regime in
cui gli oggetti abbiano un prevalente valore d’uso e lo scambio non
venga più regolato dall’ammontare di lavoro contenuto negli articoli
generati dal processo produttivo. Un ordinamento sociale originatosi dal
ribaltamento del ruolo di coartazione e repressione assunto dalla
strumentazione vigente nell’attuale contesto posta a salvaguardia di un
assetto divenuto il maggior nemico di un armonico sviluppo sociale.
APRILE 2014
[1]
Si veda, in questo stesso numero, S. Marfella
Her di Spike Jonze:
internet tra simulacri della realtà e singolarità tecnologica
[n.d.r.].