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Gennaio 2014

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Inchieste

TERRA DEI FUOCHI: INTERVISTA A PADRE MAURIZIO PATRICIELLO

A cura di Massimo Ammendola[1]

 

Ormai la conoscono in tanti, ma chi è Maurizio Patriciello?

 

Un prete che fa il parroco qui da venti anni.

 

Da dove proviene?

 

Sono di Frattaminore, un paese qua vicino.

 

Da quando è prete qui a Caivano?

 

Da vent’anni, da quando sono stato ordinato sacerdote, io sono di vocazione adulta, sono entrato in seminario a trent’anni, ero un caporeparto di un ospedale.

 

E quando ha iniziato a dedicarsi al tema degli sversamenti e roghi di rifiuti tossici?

 

Da diversi anni. Visto che scrivo per «Avvenire», ne ho scritto già tante volte, e poi anche qui in parrocchia ne abbiamo parlato tanto. In senso “totale”, è un paio di anni, perché la situazione era diventata proprio insopportabile, e non se ne poteva più. Fino ad allora avevo pensato che, bene o male, coloro che ci governavano stessero facendo il proprio dovere. Ho sempre avuto una grande fiducia, ed un grande rispetto per le istituzioni. Poi è successo che negli ultimi anni proprio non se ne poteva più per quanto riguarda soprattutto i roghi tossici e quest’odore acre che arrivava proprio fino alle case. E quindi ho incominciato ad andare dal Sindaco, e dai Carabinieri, per vedere loro che cosa stavano facendo, e mi sono reso conto che stavano proprio a zero. Ed allora ho capito che bisognava andare al di là di loro. Ricordo proprio una cosa, un momento emblematico: ero in una caserma dei Carabinieri, c’era il Maresciallo quella sera, ed io ho detto: «Maresciallo, ma non vedi?che cos’è questo fumo? Se t’affacci dalla caserma lo vedi anche tu, che cosa sta succedendo!». E lui m’ha detto: «Padre Maurì, qua siamo tre persone: io, un altro che è andato in una piazza a Caivano perché hanno fatto una rapina, ed un altro che sta in prefettura a Napoli». Ed allora quando ho sentito questo, non ho neanche commentato. Gli ho dato la mano, così! (fa il gesto di una stretta di mano) E lui ci è rimasto. Io mi sono detto, ma che ci sto a fare qua? Ed abbiamo incominciato logicamente a fare altre cose.

 

Lei qui al Parco Verde ha accolto i politici di tutti gli schieramenti anche se appunto come diceva lei...

 

Non i politici: quando un politico diventa un ministro non è un politico, ma è un ministro: è diverso! Io non ho mai accolto politici.

 

Politici nel senso di persone delle istituzioni, in questo senso intendevo. Diciamo che i loro schieramenti, e loro stessi prima di diventare ministri, hanno fatto parte di una classe dirigente che ha chiuso gli occhi ed il naso in questi anni. Come mai lei li ha accolti qui?

 

Per quanto mi riguarda le mie idee sono abbastanza semplici: noi ci troviamo di fronte ad un problema dalle dimensioni immani, che deve essere risolto, perché questo problema ambientale si ritorce sull’economia, sull’agricoltura, e soprattutto sulla salute. Come facciamo per eliminare questo problema? Quali sono gli strumenti che noi abbiamo? Io ho incominciato con ritardo, ma prima di me c’erano già tanti piccoli gruppi e gruppetti di persone serie ed oneste che ci hanno lavorato. Però è successo qualche volta qualche cosa? No, mai. Io sono un prete, sono un pacifista logicamente. Davanti a me, che cosa ci sta? Proprio venerdì scorso[2] è successo poi una cosa proprio con Caldoro: non so se hai visto quella scena?

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Certo, le proteste contro il presidente della Regione, Caldoro, qui fuori. Cos’è accaduto dal suo punto di vista?

 

Ciò che ho detto sempre a tanti giovani, è che possono avere anche le loro idee. Ma secondo me per cambiare uno stato di cose, questo me lo insegna la storia, ci sono solamente due vie: la rivoluzione ed il dialogo con le istituzioni. Ora, la rivoluzione: io dico sempre, ma avete le armi? Avete gli uomini? Siete disposti a morire? Siete disposti al martirio? Avete i soldi? La rivoluzione si fa con le armi, con gli uomini, con i soldi: non è come fate voi che si fa! Mi pare che qualcuno stia confondendo il computer e facebook, con la rivoluzione. L’altra strada qual’è? Il dialogo. E con chi? Con chi governa. Allora tu dici: ma vai a dialogare con chi ci ha avvelenato? Intanto non è proprio la verità. Tu pensa solamente ad esempio ai ministri di oggi. Tu pensa ad Orlando, ed all’età che c’ha Orlando. Tu pensa alla De Girolamo, ed all’età che c’ha la De Girolamo. Quando hanno incominciato ad avvelenare le nostre terre io penso che la De Girolamo stava alle scuole materne, per cui il problema è più complesso, voglio dire. Ed allora io dico: cambiano gli uomini, cambiano le sensibilità, cambiano le strutture, cambiano tante cose, per cui io ho fiducia che qualche cosa si faccia. Però se uno dice: «e se poi non succede niente?». E non lo so. Se non succede niente veramente siamo rovinati. Perché il giorno in cui calerà il sipario su questa nostra situazione ed i mass media si stancheranno di parlare di noi, allora veramente è finita! E non penso che coloro che adesso si mettono a gridare «Caldoro fai schifo», faranno qualche cosa in più.

 

Secondo anche la mia analisi, che ho espresso anche nella mia inchiesta uscita sullo scorso numero[3], è evidente che ci sia un accordo a livello nazionale di sversamento di rifiuti industriali...

 

Certo! Certo!

 

Ed io, da attivista, ho paura di questo patto di ferro tra politica, alta industria, massonerie e clan per smaltire i rifiuti industriali che vanno da qualche parte. Non la spaventa?

 

Io mi sono sempre rifiutato di credere al grande vecchio che sta là a manovrare le marionette. Credo che ci siano parti dello Stato che sono colluse, corrotte, ignave. Su questo non ci sono proprio dubbi. Io poi conosco molto bene come funziona la cosa pubblica. Faccio un esempio. Io sono stato chiamato alla Commissione ambiente del Senato, e sono andato là a Roma, ed ho parlato. Dopo un mese vengo chiamato alla commissione ambiente della Camera, e sono ritornato per dire le stesse cose. Domanda: era così difficile dal Senato passare queste cose alla Camera? Eccolo qua! Succede? Non succede! Polizia e carabinieri... Non sempre le notizie che ha la polizia le passa ai carabinieri, e viceversa. Per mille motivi. Ci sono le miserie umane, per esempio ci sono operazioni che hanno come fine il successo, per prendersi la gloria. Ci sono questioni di pigrizia... Ma io so che ci sono stati tanti industriali che sono stati disonesti, ed hanno approfittato della nostra situazione di povertà, di camorra, di un sistema di cose, per intervenire. So che tanti politici hanno dato man forte, qui sta il problema che ci sta adesso tra mafia e Stato. D’altronde il sistema democratico sembra il migliore dei sistemi diceva qualcuno, però c’ha il suo prezzo da pagare. Insomma, i voti si contano, non si pesano. Per cui il voto di un politologo vale tale e quale al voto di una persona, che va là e vota, così. Ora i voti della camorra dove vanno? I voti della mafia dove vanno? Ci sono proprio dei depositi di voto. È normale che la mafia voti per chi le promette qualche cosa. È normale che la camorra sposti i voti per gli stessi motivi. È quindi è normale che noi ci troviamo in questi palazzi alcune delle persone che non stanno là per tutelarci, e che dobbiamo temere. Ma questo penso credo sia un’analisi più che elementare, e che conoscono tutti. Però da qua ad arrivare al grande vecchio che dica «la Campania deve diventare la pattumiera d’Italia», e quindi decidiamo che tutta l’industria del Nord deve lavorare in un certo modo per sversare in Campania, io a questa cosa qua, per la verità, non ci credo.

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No, io mi attenevo proprio agli atti giudiziari. Il commissario Mancini, della Criminalpol, ad esempio raccontava di alcune intercettazioni di Cipriano Chianese, e di collegamenti fino a Licio Gelli…

 

Pensa che nel ‘94 Cipriano Chianese s’è candidato con Forza Italia. Pensa che se fosse riuscito ad essere votato l’avremmo avuto senatore o deputato. Ed era l’onorevole Cipriano Chianese. Poi invece adesso[4]… ma tutto questo noi lo sappiamo. Ma io continuo a credere che ci siano delle forze buone che devono emergere, e che dobbiamo mettere insieme i buoni. Io vado da convegno a convegno, e quante volte ho sentito dire dai magistrati: non pensate che la magistratura possa risolvere tutto. È questo è vero! La magistratura arriva quando il guaio già è fatto, sennò non arriva. Scusami!

 

E dopo parecchio tempo!

 

E dopo parecchio tempo. E quindi nel momento in cui ci rendiamo conto che tutti quanti insieme: magistratura, giornalismo, la scuola, le agenzie educative, la politica dobbiamo fare qualche cosa, in quest’armonia, io ci vedo anche il contributo proprio di questa democrazia attiva. Di questa cittadinanza attiva del volontariato, che è stupendo: quando anche il volontariato non si lascia strumentalizzare. Quello è il problema! Vedi che sta succedendo adesso con i forconi. Alla fine s’intromette qualcuno, e ti rovina tutto. E basta poco... Guarda la mattina che è venuto Caldoro qua, ha chiesto a me di venire qua, e io non gli ho dato risposta. Ho parlato con il Coordinamento Comitati Fuochi, ed abbiamo deciso che Caldoro dovesse venire. Abbiamo stilato un documento scritto condiviso da tutti: quindi il massimo della democrazia. Caldoro viene, ed è accolto. Parlo io, e già gli dico le cose, non è che gliele mando a dire. Poi parla lui. Poi parla Marfella. E poi la parola viene data a tutte le persone, che chiedono la parola. Sono talmente tante le cose dette che Caldoro si riserva di rispondere per iscritto. La risposta è arrivata ieri[5]. Esce da qua Caldoro. Un agguato. Io l’ho visto così: proprio un vero e proprio agguato. Alcuni giovani, di altri gruppi, che però con i nostri gruppi erano alleati: e quindi è una questione proprio di lealtà. Alcuni sono mascherati con la sciarpa che gli copre il volto, con il cappuccio che gli copre la testa, ed incominciano a gridare: «Caldoro sei complice! Caldoro fai schifo!» Questa è una cosa, che non potrò accettare mai. Mai, mai, mai! Poi dico io: lo volete fare? Ma Caldoro ogni giorno sta in Regione, perché non andate in Regione? Perché venire in una parrocchia? Lo sapete che mi create problemi. Io sono un prete, sono un parroco, dietro di me ci sta il Vescovo. Ci sta la Chiesa che sta dando un contributo, e «Caldoro fai schifo!», cioè poi tu ti copri il volto, e quindi la responsabilità alla fine diventa mia. Insomma dico a me sembra proprio una vigliaccata! Ma chiunque l’avesse fatto. Guarda l’avesse fatto mia madre, io avrei detto la stessa cosa. E se anziché Caldoro c’era l’ultima delle prostitute, io avrei fatto la stessa identica cosa: cioè cacciarli fuori. Perché non penso che questa gente qua risolverà i problemi d’Italia, non ci credo proprio. Assolutamente proprio! Allora quel giorno Caldoro venne la mattina qua, alle dieci e mezza stava al Monaldi, e la sera stava a Portici con il Movimento 5 Stelle. Al Monaldi non è successo niente, con il Movimento 5 Stelle non è successo niente, la mattina qua venite a fare questa cosa. Allora mi domando: «Che cosa avete in testa ragazzi?». E poi vuoi dire «Caldoro fai schifo», io sono un uomo dell’altra generazione, glielo devi dire a faccia scoperta, e devi avere il coraggio di farlo, non è che ti copri il volto: perché? Perché se poi la polizia l’avesse voluto arrestare, sai quanta polizia in borghese ci stava quella mattina qua? C’era più polizia in borghese, che persone. Allora dico a che cosa serve questo? Ecco questa è la mia domanda. Cioè quando io faccio un’azione, faccio un’omelia, faccio una cosa, mi chiedo dove voglio arrivare? A che cosa serve? Noi domenica prossima daremo un regalo alle undici mamme delle cartoline che si sono fatte fotografare[6]. Domanda: io che cosa voglio ottenere? Io voglio dare un po’ di gioia a queste persone. Stop! Basta! Gli ho fatto arrivare undici sculture da Ortisei o Altesei, dalla Val Gardena, dal Trentino Alto Adige perché sono belle, belle, belle, per dire a questa gente vi stiamo accanto, vi vogliamo bene. Non voglio altro. Allora se il mio obiettivo è chiaro… e quindi adesso stiamo preparando i canti di Natale, anche il dopo ricevimento, cioè per creare un momento d’intimità di comunione, di amicizia, di calore umano a queste donne che hanno perduto un figlio. Qual è l’obiettivo, che io mi pongo? Quando viene qua il ministro De Girolamo, e poi viene Orlando, intanto arriva la stampa insieme a loro, e quindi domani si parlerà della Terra dei Fuochi. Mica è un caso che la Terra dei Fuochi per la prima volta è arrivata in Consiglio dei Ministri? Non è un caso. Ora se la De Girolamo non viene, della Terra dei Fuochi non se ne parla. Se Orlando non viene, della Terra dei Fuochi non se ne parla. Viene la De Girolamo, posso dirle delle cose. La De Girolamo l’ho portata sui campi avvelenati, e Sergio Costa[7] ha voluto che lei indossasse la mascherina, è stata fotografata con la mascherina, ma se il ministro dell’Agricoltura mette la mascherina che vuol dire? Vuol dire che ci sta un problema. D’altronde, un’altra strada io non la conosco. Allora tu dici dialoghi con i ministri? Ed allora io con chi devo dialogare, con il diavolo? Questo problema chi lo deve risolvere, se non loro? A meno che non ci sia un colpo di Stato: se lo potete fare, fatelo! Io sono l’essere più democratico e tollerante del mondo. Avete la forza, avete la possibilità, avete le armi, avete gli uomini, avete i soldi per farlo. Fatelo! Sennò: questo è il ministro.

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Allora l’obiettivo di questi a volto coperto qual è? E chi sono?

 

Ma sono dei bravi ragazzi... sai la sofferenza quando viene? Viene quando tu non puoi vivere. Sono delle persone che stanno soffrendo come me, e come te. Forse sono molto più giovani di me. Anzi, senza forse. Sono molto più giovani! E pensano ancora che magari queste cose funzionino… ma questi mettono in conto tutto. Cioè sono talmente furbi, talmente navigati... Ti pare che un politico si lasci impressionare da una parolaccia? Però, mi domando: a che cosa è servito? Quella mattina con quella scenata, che cosa hanno fatto? Hanno permesso solamente alla stampa di spostare l’obiettivo, e di far scrivere da qualche parte che il movimento s’è diviso. Che cosa hanno ottenuto? Eterogenesi dei fini. Eccolo qua! Hanno ottenuto il peggio. È molto semplice. Io vedo la cosa con una semplicità impressionante.

 

Lei pensa che ci sia buona fede, oppure che ci siano proprio degli infiltrati?

 

Io penso che qualcuno sia in buona fede, e che ci sia qualcun altro invece che non lo è... perché penso che in tutti i movimenti ci sono coloro che s’intrufolano, e questo anche qua succede… mica mi meraviglia che qualche politico stesso possa intrufolare qualcuno... Oh, perché centomila persone fanno gola a tutti! In tempo di voti, sono voti: ora spostare questo fiume da una parte all’altra... Ora, se qualcuno ci riesce a fare questa manovra, pensa un po’… E tutti siamo strumentalizzabili a cominciare da me. Attenzione, tutti quanti lo siamo, mica non lo sappiamo. Pensa a quelle persone che vogliono fare affari con la bonifica, se non gli convenga che io in questo momento qua sto a dire: «Bonifica! Bonifica!». Ma tutti siamo strumentalizzabili in un modo o nell’altro. Se noi diciamo che le campagne sono avvelenate ci mettiamo contro i contadini, è difficile. Però, insomma, per chi sta facendo questa cosa per amore della propria terra, della propria gente, sa che deve vivere nella verità, ovunque stia la verità. Pensa che ai contadini che ci tenevano a dire che le campagne erano sane, ho detto: «Ma non le ho sequestrate io, le ha sequestrate la polizia forestale, non io!». Ora se le campagne sono sane, nel giorno che si dirà che tutta la campagna è sana, io vengo a celebrarci una messa sulle vostre campagne, faccio un altarino portatile, arrivo là, e ci celebro la messa. Io che voglio? Che cosa voglio? Intanto qua si muore di cancro come se niente fosse. Come se niente fosse! Guarda qua ci sta una cosa incredibile. In quale famiglia... almeno io nella mia famiglia c’ho due, tre casi. Nella mia famiglia proprio! Parlo di me.

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E per quanto riguarda appunto le bonifiche, come lei prima accennava, la Commissione d’inchiesta sui rifiuti, la commissione Scalia, nel ‘98 mentre interrogava il pentito Schiavone, il pentito stesso chiese loro: «Ma perché non fate le bonifiche?». E i politici della Commissione risposero che non c’erano i soldi per una vera bonifica, già allora, ce ne volevano troppi. Ora quindi lei crede effettivamente nelle bonifiche? Crede che siano possibili?

 

No! Non ce l’avevano allora i soldi, tu pensi che ce l’abbiano adesso? A parte il fatto che ho una grande paura delle bonifiche, perché se oggi mi dicessero, «domani arrivano tantissimi miliardi», mica la cosa mi farebbe piacere? Pensa che si scatenerebbe il finimondo. Dobbiamo agire a piccoli passi, veramente con intelligenza. Guarda io qua sto al Parco Verde, ed ogni tanto vengono a fare i blitz. Arrivano la mattina polizia, arrivano carabinieri, arrivano elicotteri, cellulari. Quelli sono i giorni più tristi della mia vita, perché so che non servono. Non servono a niente! Però tu pensa che una famiglia perbene, che vive in questi luoghi si vede svegliare i bambini alle tre di notte. E buttano tutto a terra, i panni, le cose, gli armadi... Pensa a questi bambini! Io non ho mai vissuto una scena del genere, ed immagino un bambino di quattro-otto anni, che vede arrivare la polizia in casa, e poi magari il papà è una persona onesta. Ed invece in questi quartieri ci vorrebbe un lavoro d’intelligence molto sottile. Proprio da detective! Ma quelli là da film giallo, da romanzi, persone che stanno là, che si camuffano, e che vengono in Chiesa alla messa, con la penna che è una telecamera. Insomma voglio dire un lavoro d’intelligence, che farebbe molto di più. Io questo lavoro vedo per la Campania. La mappatura fatta con serietà e con pochi soldi pure. Lo stesso registro tumori, per esempio, si potrebbe fare con pochi soldi. Il Consiglio dei ministri lo bocciò perché costava già un milione e mezzo. Ora non è che un milione mezzo erano tanti, però ora li stiamo facendo noi i registri, gratuitamente. Se solo si vanno a vedere le esenzioni dei codici 048 del ticket, tu avrai il quadro della situazione, e questo si può fare... quando ci sta veramente la volontà. E poi le zone che proprio non si possono coltivare... Seminare, seminare… Alberi ed alberi! Poi qua in botanica ci sono gli esperti che diranno quali sono quelli più adatti, di volta in volta. Il problema della Resit di Giugliano non è il problema di Taverna del Re[8]. Quando si parla di un altro inceneritore, ma per che cosa? La Resit di Giugliano[9] non potrà mai andare nell’inceneritore. Allora perché si parla dell’inceneritore... per quale problema? Di che stiamo parlando? Ecco quando si parla di rifiuti industriali interrati, che ce ne importa dell’inceneritore? Perché ogni volta puntate sull’inceneritore? Allora il problema è complesso, e la complessità non la si può affrontare con la semplicità, ma si deve affrontare con la complessità. Cioè, questo problema lo risolvo così, e quest’altro così, e quest’altro così… Di volta in volta, di area in area. Adesso la cosa bella che è successa, è quest’accordo con la Ecopneus[10] dove i copertoni già non si vedono più come prima per le strade, e questa già è una cosa... Se riuscissimo a fare la stessa cosa con l’amianto, ed io gliel’ho proposto ad Orlando quando è venuto: facciamo la stessa cosa con l’amianto, con i tetti d’amianto. Cioè non si può dire ad una persona che ha messo il tetto e l’ha pagato, perché era buono negli anni ‘60, «adesso devi togliere questo tetto perché non è buono, ti devi assumere la spesa, e poi devi anche provvedere a farti il tetto nuovo, se non vuoi che ti piova in testa». I soldi non ci stanno, e la gente prende il tetto e lo butta per le campagne, e lo butta fuori la scuola, perché sa che fuori la scuola poi le mamme fanno chiasso, e lo tolgono. Ed intanto quanta polvere è stata inalata? E allora, ecco qua! Ci vuole questa intelligenza, ci vuole la volontà. Certo restano ancora tanti delinquenti. Certo preferisco avere a che fare con un delinquente che è un delinquente, e non un delinquente travestito da onorevole. Preferisco che se mi devono rubare la macchina là fuori, sia un ladro di professione, che se la viene a prendere, ma non un vigile urbano, un ladro che sta facendo il vigile urbano. Questo mi dispiacerebbe molto!

 

Lei accennava all’inceneritore, per il problema dei rifiuti urbani, delle eco balle di Taverna del Re, lei dice che serve a spostare l’attenzione dal problema dei rifiuti tossici industriali? Oppure è a favore dell’inceneritore? Cioè, qual è la soluzione?

 

Io so che tanti sono completamente contro l’inceneritore, dicono che non se ne parla proprio, anzi, la mettono come conditio sine qua non. Io dico solo una cosa: qua devono parlare gli esperti. Quando siamo arrivati a Taverna del Re, un mese fa, è venuta la Commissione Ambiente del Senato, ed il presidente si chiama Giuseppe Marinello. È venuto prima in parrocchia, poi ci siamo spostasti in caserma, e poi siamo andati a Giugliano sia alla Resit, che a Taverna del Re. Quando stavamo a Taverna del Re, io per la prima volta sono entrato a Taverna del Re… perché là non si può entrare. Io stavo con la Commissione, e sono entrato anche io. Ho visto che il comandante della polizia s’avvicinava a Marinello, e gli ha sussurrato all’orecchio queste parole. Io stavo là, e le ho sentite. Ha detto, ma queste sono cose che si sanno: «Se l’inceneritore di Acerra dovesse bruciare solamente le balle di Taverna del Re bruciando notte e giorno senza fermarsi mai c’impiegherebbe tredici anni». Cioè solo Taverna del Re, tredici anni! Ora dico questo è un problema che sta là... allora ci sono delle soluzioni alternative? Questo non lo devo dire io. Io sono un prete. Io so solamente una cosa, che dell’inceneritore, l’Europa, nel 2020 non ne vuole sentire più parlare, il che vuol dire che non va bene... ora però se lo costruiscono prima del 2020, avranno altri venti anni di vita: quindi se lo riescono a fare nel 2019, poi funzionerà fino al 2040. Domanda di un ingenuo: se l’Europa dice no nel 2020, vuol dire che c’è un problema? Farlo nel 2019 significa essere furbi. Ora siamo nel 2014, ci vogliono tre anni per farlo, arriviamo al 2017… Insomma, dico, a che gioco giochiamo? Ecco, su questo non ci sono dubbi. Però intanto Taverna del Re sta là. Ci sono delle soluzioni alternative? Ma questo chi è che lo deve dire, io prete? Ma lo debbono dire gli esperti. Quello che è stato fatto, è stato fatto! Ed è una cosa... io dico sempre, che sono un credente, sono un cristiano, che Dio li potrà perdonare, ma la Storia non lì potrà mai perdonare, perché solamente un folle, un pazzo, poteva accumulare quelle ecoballe, ma quale ecoballe poi? È una balla, quella delle ecoballe, a Taverna del Re. Solamente un pazzo! Ma quanti pazzi abbiamo avuto?

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Per quanto riguarda invece le manifestazioni del 26 ottobre e del 16 novembre, visto tutto il movimento che s’è creato, perché sì è arrivati divisi? Cioè si sono fatte due manifestazioni... a me è sembrato assurdo!

 

A me non è sembrato assurdo. Almeno la genesi non dice che le cose stanno così. Quella del 26 ottobre è stata voluta da Angelo Ferrillo, che è una persona che ha i suoi meriti, e le sue fisime, che è una persona che non partecipava con gli altri, lui ha un blog[11], insomma, lui è bravo in questo sistema virtuale, ha fatto delle cose, nessuno gli toglie i meriti, per l’amor del Cielo. Però questo Angelo Ferrillo non ha voluto collaborare quando s’è creato il Coordinamento Comitati Fuochi, e quindi in questi due anni non s’è mai visto. Che cosa è successo? L’ho scritto per «Avvenire» in modo molto chiaro: nessuno è padrone di queste manifestazioni. Nessuno! Allora noi abbiamo cominciato il 18 novembre dell’anno scorso[12]: io ho fatto la messa qua per tutti i morti di tumore, ed abbiamo fatto una fiaccolata. Pensa che io ho comprato tremila candele, però ho detto al mio amico delle candele: «Se mi avanzano poi te le porto», il patto fu questo. Perché poi sai le candele stando qua si deformano. Macché! Quella sera vennero ventimila persone: un fatto parrocchiale, attenzione. Ventimila persone. Il commissario di Afragola che stava accanto a me, parlava con la coda del corteo, e gli dicono: «Noi stiamo ancora in parrocchia». Ma noi eravamo già arrivati dove dovevamo arrivare! E lui dice: «Padre questa è una cosa che non s’è mai vista!», a livello parrocchiale, ed era il 18 novembre dell’anno scorso[13]. Il 4 ottobre di quest’anno[14] facciamo una cosa a livello diocesano, è il vescovo stavolta che organizza. Da Orta a Caivano, la Caivano-Aversa viene invasa completamente, vengono stimate almeno cinquantamila persone. I ragazzi, la sera: «Padre, hai visto che bello?» Io ho detto: «No, ragazzi, questo non è un successo, ma è il massimo degli insuccessi». In questo frattempo s’intrufola Ferrillo con questa manifestazione del 26 ottobre, una l’avevamo fatta il 4 di ottobre, e già un’altra il 26... ci vuole tempo per digerirla. Però fa tutto lui! Non è che lui s’è confrontato: ha fatto tutto lui! Dopodiché arrivano i giornalisti. «Ma lei partecipa o non partecipa?». Io non ho mai parlato male di nessuno. A parte che il dramma della Terra dei Fuochi non è mio: chiunque ha il diritto di formare comitati. Chiunque! Perché il problema è anche suo. Detto ciò, però ha fatto tutto lui, da solo. Ma se vado alla manifestazione, adesso, con l’attenzione mediatica che c’ho addosso, è normale che io m’assuma anche la responsabilità di quello che succede, di quello che si dice, e di quello che viene detto. E noi non abbiamo concordato niente. Non abbiamo deciso un documento da leggere… Io vengo là a fare che cosa? E se succede qualche cosa? Io ho il terrore dei cortei. E se succede qualche cosa alla fine? Alla fine non sono andato anche perché non sono stato invitato, perché non è stato concordato niente. Del Coordinamento Comitati Fuochi, con il quale sono più vicino, non è andato nessuno. Ed invece, viceversa, s’era formato questo #Fiumeinpiena per il 16 novembre, ed anche gl’interventi che sono stati letti in piazza erano tutti concordati, ed a me mi pare una forma di serietà, e di democrazia, questa qua. E Ferrillo s’è trovato un poco fuori da questa cosa… Poi non so per il futuro che cosa sarà. Il problema dove sta? Protestare è facile. Adesso mettere centomila persone in piazza è facile... Perché? Perché la gente è esasperata, e poi di Terra di Fuochi ormai se ne parla. Io stamattina sono stato ad una scuola a Capodrise dove è morto un bambino, Francesco, di dieci anni, l’anno scorso. La mamma s’è fatta fotografare anche lei, è una delle mamme delle cartoline. E c’erano cinquecento bambini a scuola. Io vado girando per le scuole quasi tutti i giorni. A Maddaloni l’altra volta erano quattrocento liceali. Voglio dire, ora s’è creata la mentalità, diciamoci la verità, e per cui il problema non è di mettere la gente insieme. Il problema sono le proposte. Allora scusatemi… L’esercito sì, o l’esercito no? E tu dici sì, e tu dici no. Il problema sono le modalità: io voglio il dialogo, e tu vuoi invece coprirti la faccia e fare botte… Se tu vuoi fare a botte, io non vengo: se vuoi andarci vacci! Assumiti le tue responsabilità, e vacci! Però non mi chiedere a me di venire con te, che vuoi fare a botte. Io sono un prete, e mi pare che non debba stare qua a ripetere lo stile di un prete qual è.

 

Per quanto riguarda invece la legge per la Terra dei Fuochi, il decreto… molti anche del #Fiumeinpiena l’hanno criticata.

 

Ma è poca cosa! Mica ci vuole la zingara per capirlo. Io ho detto semplicemente una cosa… Sono Weltanschauung, come dicono i tedeschi: sono visioni della vita. Cioè io dico: per la prima volta entriamo nel cuore del governo, per la prima volta, e questo fatto da un lato mi dà gioia e da un’altro lato mi dà angoscia. Mi dà gioia perché dico «per la prima volta ci siamo riusciti, ragazzi». Mi dà angoscia perché dico: «ma per trent’anni non si sono accorti di niente?». Allora dico, ragazzi, voi lavorate da prima di me, questo è un merito vostro, però intanto per la prima volta ci siamo arrivati adesso. Quindi uno: cominciamo a ringraziare perché i ministri di oggi non sono i ministri di ieri. Io ho finito di scrivere un articolo poco fa sui poveri, e mi secca terribilmente quando leggo sui poveri: il 30%, il 15%. L’articolo comincia così guarda: «Diamo un nome e un volto alla povertà». Allora raccontiamo le storie. Gennaro che è uscito dalla galera, ed è tornato un’altra volta perché... Antonio che qua dietro, è stato operato allo stomaco, ma non ha manco i soldi per andarsi a comprare la pastina Buitoni, quella là per l’operato di tumore allo stomaco. Ma diamogli un nome ed un volto! Allora i ministri di oggi non sono i ministri di ieri, e visto che i ministri si sono interessati di noi, diciamo da persone serie: «Grazie». Poi procediamo! Però, caro ministro, se tu mi vai ad arrestare l’ultima ruota del carro, che sta a bruciare qua nelle campagne, e non ti chiedi perché e che cosa sta bruciando?... Ma questo lo capisce anche un bambino, caro ministro. E continuiamo a ragionare. La mappatura per esempio è una cosa buona. L’esercito: ci sono persone che vogliono l’esercito, che gridano che vogliono l’esercito. Io no! Ma altri sì!

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Perché no?

Ma perché secondo me intanto da un giorno all’altro l’esercito se ne va, e poi perché in passato l’esercito qualche volta lo si è usato contro coloro che manifestano. Sarebbe meglio, ed infatti ho scritto una lettera aperta alla De Girolamo, la videosorveglianza, o sarebbe meglio incrementare le forze dell’ordine che già ci stanno sul territorio. Però alla fine, voglio dire, se arriva l’esercito non è che impazzisco dalla follia. E poi l’ho scritto anche alla De Girolamo… E poi l’esercito dove ce lo troviamo? Nei nostri paesi, o nelle campagne, che devono andare a vedere dove sversano? Io là lo voglio trovare l’esercito! Non nei miei paesi, che mi viene a rompere le scatole a me: lo voglio trovare là. Intanto il decreto, come diceva Orlando, in questi centocinquanta giorni si può anche rivedere. Certo è poca cosa! Rispetto al problema è poca cosa. Però dico: abbiamo cominciato? Fino ad oggi avevamo cominciato? Forse questa è la filosofia tomista con cui mi sono formato io, parto sempre dai fatti. I fatti sono questi, o no? Per la prima volta il governo parla della Terra dei Fuochi. Fino ad ieri Terra dei Fuochi non esisteva, letteralmente non esisteva, però esistevate voi! Ma evidentemente non s’era riusciti… Adesso quindi ci siamo riusciti: ringraziamo Iddio! Perché bisogna pure ringraziare Iddio perché altrimenti uno non ce la fa manco. Io dico che ad ogni piccolo risultato ottenuto dobbiamo anche imparare a fermarci un attimo, e dire: andiamo a mangiarci una pizza stasera. Sennò non ce la fai!

 

Proprio questo volevo chiedere… Dopo tutto questo, dopo tanta fatica, immagino, dopo tante energie impiegate, comunque si continua a sversare e bruciare, e la gente continua a morire. Lei non si sente stanco?

 

Io mi sento stanchissimo! Sono stanchissimo! Poi io sono parroco non ti scordare. Io devo fare il parroco. Poi la stampa arriva vedi… Tutte le televisioni che arrivano vengono qua. Non è che arrivano dall’attivista Gennaro, o dall’attivista Nicola. D’altronde è anche più facile per loro, perché la parrocchia sta qua, ed io sto qua. Insomma è normale, a livello mediatico, il prete... Adesso sono stato chiamato da Fabio Fazio per leggere la famosa lettera. Io ho detto che ho fatto la scelta di non andare negli studi televisivi. E tutti quanti a dire: «Ma vai è importante! Vai!». Se volete la lettera ve la scrivo, magari la leggerà qualche attore: ma io non vado negli studi televisivi. Ma menomale che ho fatto questa scelta, subito… Ma tu non puoi immaginare quanti ne arrivano qua… E sempre a dire di sì: perché? Perché sennò questo problema non arriva fuori, non usciva da qua dentro. Cioè questa cosa m’è stata chiara subito… sennò il problema dalla Terra dei Fuochi non sarebbe mai uscito fuori. L’altro giorno sono stato chiamato ad Assisi: sono andato, mi sono dovuto far accompagnare perché non me la sentivo di guidare fino ad Assisi. C’era il convegno dei giornalisti italiani, e guarda è stata una cosa bellissima. Mi sono arrivate adesso delle e-mail... Ed i giornalisti che mi dicevano: «Ma noi ancora non sapevamo le cose così come stanno». Eccolo qua il motivo per cui ci sono andato. Sono partito alle sei di mattina, sono tornato alle cinque del pomeriggio, senza mangiare, solamente un caffè. Andata e ritorno. Ma perché? Siamo arrivati io e Marfella a Bruxelles, siamo partiti alle tre di notte, siamo ritornati alle tre di notte a casa, nello stesso giorno. Ma perché scusami? Perché questo problema, e questo m’è stato chiaro dal primo giorno, se rimane incuneato qua: ma qua rimane! Allora qualcuno ci doveva mettere il volto. Poi diventa pericoloso? Lo so che diventa pericoloso, ma che bisogna fare? Eccolo qua! Però dico: siamo riusciti a fare questa cosa ragazzi, o no? Allora, prima cosa, non disperdiamo questo patrimonio, perché altrimenti sarebbe veramente un peccato, e qua io credo che ci siano gl’infiltrati, che cercheranno di disperdere questo patrimonio. E gl’infiltrati ci sono, e ci saranno. Ci saranno gli amici di coloro che non hanno interesse che la cosa vada avanti, perché hanno le mani sporche, perché sono stati dei collusi, ed hanno magari l’amico giornalista che poi va negli studi televisivi; poi ci stanno quelli che vogliono gl’inceneritori, e dicono: «Ma questi dicono sempre di no: quando vogliamo risolvere il problema con l’inceneritore si oppongono…». Ma tu con l’inceneritore che mi risolvi, il problema della Resit di Giugliano? Capisci? Allora bisogna fare attenzione, ci vogliono persone intelligenti, persone preparate. Io dico sempre che la protesta è il primo tempo di questa commedia, ma non puoi rimanere alla protesta: poi dopo la protesta, viene la proposta. Ora la proposta con chi la fai? La protesta la fai contro. A me quando i sindaci vengono ai cortei mi fanno morire dalle risate. Venite pure… Ci volete venire? Veniteci! Però mi fanno morire dalle risate… Perché io sto protestando contro di te, e tu ti affianchi a me. Vienici, che ti devo dire? «Padre Maurizio, ma noi veniamo?». «E vieni!». Poi ti metti pure la fascia tricolore. Ma io non ci andrei! Ora il popolo protesta contro l’autorità costituita perché non ha fatto il suo dovere giusto, o no? Dopodiché, in un secondo tempo, lo stesso popolo deve dialogare, e con chi? Con la stessa autorità costituita, che deve fare il suo dovere. E quindi la protesta per certi aspetti è più facile. Poi vengono i tavoli di lavoro. Protestare è più facile che governare. Stare all’opposizione è più facile che stare al governo, perché dico solo: «Questo non va bene». E però chi deve governare deve trovare i soldi per fare le cose. Voglio dire: la cosa è complessa. Però abbiamo adesso un patrimonio immenso da non disperdere; abbiamo ottenuto già qualche piccola cosa, dobbiamo andare avanti per ottenere quello che si può ottenere, sapendo che tante zone ormai sono state colpite, secondo me, irrimediabilmente… L’ACNA di Cengio ha portato i suoi fanghi a Giugliano, penso che da Giugliano non prenderanno mai un’altra strada.

 

È compromessa la situazione in alcuni luoghi?

 

Penso proprio di si! Lì potremo rimandare a Cengio? Ora dobbiamo fare in modo che facciano quanto meno male possibile.

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Lei qualche cosa già mi ha detto durante le altre domande… Le proposte: mappatura, registro tumori, coltivazioni alternative… qual è il resto della sua proposta? No all’esercito, per esempio, diceva. Anche se è favorevole invece all’esercito nelle zone dove si sversa... Sintetizziamo le sue proposte.

 

Le mie proposte sono queste qua: la mappatura dev’essere fatta subito. Ci devono dire quali sono le zone buone, per mettere un marchio di qualità, e devono dirci quali sono le zone no-food da mettere a no-food, per dire: «Adesso basta, piantiamoci il pioppo e non se ne parla proprio più». In modo che si dia anche alla gente la serenità di poter mangiare, ed ai contadini la serenità di poter lavorare, questo è fondamentale. L’altra cosa ci vuole, è questo sistema satellitare che ci fa sapere che cosa entra ed esce dalla Campania. Questo è fondamentale! Poi bisogna arrivare a chi? Bisogna arrivare non a chi brucia nelle campagne, bisogna arrivare alle motivazioni per cui si va a sversare nelle campagne. E qua entriamo all’interno di un sistema d’illegalità, di produzione in regime d’evasione fiscale, che sembra che quasi con la Terra dei Fuochi non c’abbia niente a che fare, e che invece sta all’origine della Terra dei Fuochi. Dopodiché, di volta in volta, prendere queste bombe ecologiche che noi abbiamo, che sono così diverse l’una dall’altra. Ripeto: la Resit di Giugliano non è Taverna del Re. Anche se stanno a quattro chilometri di distanza. Taverna del Re è un conto, e la Resit di Giugliano è un’altra cosa. E di volta in volta, vedere quello che si può fare. E poi mettere in sicurezza quello che non si può fare: se proprio deve stare là, almeno mettiamolo in sicurezza. Certo se è vero quello che dice Giovanni Balestri, che nel 2064 ci sarà questa tragedia[15], non possiamo aspettare con le braccia conserte che arrivi il 2064 perché esploda, non il Vesuvio, ma esploda la Resit di Giugliano. Poi per quanto riguarda la medicina, ci sono delle cose che sono proprio ridicole: noi abbiamo meno soldi perché siamo la popolazione più giovane, però intanto c’ammaliamo di più perché abbiamo questo problema qua. In questo momento qua, mio fratello sta lottando tutte le mattine, fa il day-hospital al Cardarelli perché non ci sono posti per ricoverarlo. E tutte le mattine ci vuole una persona che l’accompagni, poi una che stia là, e che poi lo riporti a casa perché non si sente bene. La sanità campana ormai è al collasso perché non ce la fa! C’è poco da fare: non ce la fa! Ed allora, per quanto riguarda la sanità, non se ne parla proprio come fare fronte a questo aumento proprio incredibile, che c’è stato, di patologie tumorali. Poi ci sta il discorso della giustizia: cioè questi reati devono essere puniti come delitti contro l’umanità. Quell’orribile prescrizione deve scomparire proprio. Deve scomparire! Deve scomparire perché le conseguenze di questa cosa continuano. Cioè dico se un bambino che nascerà nel 2014 morirà magari nel 2030 per le conseguenze di questa cosa: come faccio a dire che quel reato è prescritto? Per questo motivo io dico, ho detto ed ho scritto, e scriverò ancora, che il problema non è di questo o di quel ministero, ma è del Governo in quanto tale, nella sua globalità, insieme alla Regione Campania, e se il Signore c’aiuta, anche all’Europa.

 

Visto che lei ha parlato di ciò che c’è dietro allo sversamento di rifiuti tossici: non pensa che forse bisognerebbe alzare ancora di più il tiro, e colpire lo stesso sistema economico capitalista, che si basa sul profitto?

 

Certamente! Che cosa ci sta dietro scusami? Eh, certo! Noi pensavamo che il problema era il comunismo. I paesi che stavano sotto ai regimi comunisti, e che hanno sofferto tanto, quando c’è stata l’apertura all’occidente, loro hanno goduto di tutto ciò. L’unica persona che ebbe delle parole chiarissime all’epoca fu Giovanni Paolo II: «La dittatura del comunismo, e l’altra la dittatura del capitalismo sfrenato, che è uguale e contraria a quella là del comunismo».

 

Ed il nostro consumo sfrenato ha prodotto gli sversamenti dei rifiuti tossici…

 

E certo, il nostro consumo sfrenato! Scusate, io dico questo: ragazzi, io sono un prete, sono l’essere più tollerante del mondo. Noi ci vogliamo permettere questo stile di vita, diciamo così, a livello 100: benissimo, ce lo possiamo permettere? No! Allora abbassiamolo a 80. Se io non mi posso permettere di volare in prima classe, va bene, volo in seconda classe, che ti devo dire, non è la fine del mondo andare in seconda classe. Se io non mi posso permettere l’albergo a cinque stelle, mi prendo quello ad una stella sola: non è la fine del mondo. Noi ce lo possiamo permettere? Quando io dico: abbiamo la possibilità di creare questo prodotto legalmente, e di accompagnarlo, poi sempre legalmente, fino allo smaltimento dei suoi rifiuti? Allora quanto ci viene a costare? È normale che è possibile che magari una bomboletta di schiuma da barba non ti costerà un euro, ma forse ti costerà quattro euro. Va bene, pagheremo quattro euro, che dobbiamo fare? Però è normale che magari il copertone di una ruota non lo pagherai ottanta euro, ma lo pagherai centoventi euro. Sennò non si produce più! Abbiate pazienza, non è possibile che i ricchi godano delle comodità, e si condannano a morte i poveri. Perché poi alla fine gira gira, il problema è sempre quello: a Cortina d’Ampezzo i roghi tossici non ci sono.

 

E la gente sta recependo questo messaggio?

 

Penso di sì.

 

DICEMBRE 2013

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[1] 18 dicembre 2013, Parrocchia San Paolo Apostolo, Parco Verde, Caivano (NA).

[2] 6 dicembre 2013, [n.d.r.]

[3] Massimo Ammendola, Evacuateci. Il genocidio della Terra dei Fuochi, Città Future 11.

[4] Arrestato il 10 dicembre 2013, [n.d.r.].

[5] 17 dicembre 2013, [n.d.r.].

[6] Le mamme fotografate hanno perso i figli, per tumore, abitando nelle zone della Terra dei Fuochi; le cartoline sono state poi inviate in massa al presidente Napolitano e al Papa [n.d.r.].

[7] Generale del Corpo Forestale dello Stato, autore di numerose operazioni nella Terra dei Fuochi, [n.d.r.].

[8] Località di Giugliano, provincia di Napoli, in cui sono conservate, per chilometri e chilometri, le ecoballe che dovevano essere bruciate negli inceneritori campani, poi non costruiti, tranne quello di Acerra. Le ecoballe sono state stoccate in questa ed altre zone della regione poiché erano la garanzia bancaria dei prestiti ricevuti dalla Impregilo, l’azienda che gestiva il ciclo dei rifiuti campano, [n.d.r.].

Cfr. M. Ammendola, L’emergenza rifiuti in meno di 2000 parole, Città Future 04.

[9] Discarica di rifiuti urbani di Cipriano Chianese, in cui sono stati interrati anche rifiuti tossici, ospedalieri, etc… [n.d.r.].

[10] Ecopneus scpa è la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e la destinazione finale dei Pneumatici Fuori Uso, [n.d.r.].

[11] laterradeifuochi.it, contenitore di video-denunce, [n.d.r.].

[12] 2012, [n.d.r.].

[13] 2012, [n.d.r.].

[14] 2013, [n.d.r.].

[15] Dalla perizia del geologo toscano Balestri, per conto della Procura di Napoli, è emerso che nel 2064 si raggiungerà l’apice dell’incidenza negativa del gravissimo inquinamento: si realizzerà in pieno la precipitazione nella falda acquifera del percolato e di altre sostanze tossiche derivanti dalle migliaia di tonnellate di rifiuti, [n.d.r.].