Americanismo oggi
SIETE STATI A TIMES SQUARE?
Marilisa Moccia
Ah, la Grande Mela!
Se fosse esistita veramente una grande mela ci avrebbero di sicuro
piazzato su un mega schermo. Fior fiore di
businessman avrebbe fatto a
gara per accaparrarsi pixels &
pixels di immagini colorate e accattivanti, una grande mela
roteante, poi, sarebbe stata veramente il massimo. Ma una mela tanto
grande non esiste e allora, che si fa? Niente paura. Si usano i
brick dei fabbricati di
quella parte di città, siamo a New York, in cui
Broadway incrocia la settima
Avenue. Interi immobili
svuotati della loro funziona abitativa e utilizzati come sostegno per
giganteschi schermi digitali – si badi,
non cartelloni con immagini fisse –
immagini patinate, in movimento, animate e rumorose. Una grande piazza
disabitata ma affollatissima in cui essere bombardati 24ore su 24. Ecco,
siete a Times Square. Se
nella Parigi Ottocentesca furono inventate le vetrine per suscitare il
desiderio dell’acquisto e creare una barriera invisibile, ma valicabile,
tra l’homo consumans e la
res desiderata, gli schermi
di Times Square sono andati
oltre: una pornografia del desiderio mercificato le cui immagini sono
trasmesse all’unanimità ovunque ci si rivolga.
Il negozio di
Bubba ne è l’apoteosi. Chi
non ricorda Bubba che sognava
in Vietnam di assoldare Forrest
Gump nel commercio dei gamberi, prima che una pallottola se lo
portasse via? Nel film di Robert Zemeckis,
Forrest fonda la
Bubba Gump Shrimp co., per
dare una risposta alla volontà inesaudita dell’amico
Bubba.
A
Times Square, il luogo in cui
tutti i desideri hanno diritto di cittadinanza, anche quelli di
Bubba, è possibile visitare
il Bubba Gump Shrimp co., non
una pescheria in cui si vendono gamberi, come i più ingenui potrebbero
pensare; vi si trovano in vendita
gadget del negozio che, a loro volta, pubblicizzano un’omonima
catena di ristoranti. Maglie, berretti, mugs, targhe, tutte
rigorosamente firmate dalla compagnia di
Bubba e
Forrest, ipostasia di un
logo.
Più in là, mentre
l’immagine di un enorme m&m’s
scorre sullo schermo, un enorme
m&m’s procaccia clienti da invitare nello
m&m’s store in cui sarà
possibile trovare un dispenser di
m&m’s a forma di statua della libertà. Logo, patriottismo e
souvenir.
A proposito di
patriottismo, a Times Square
è possibile fare incontri d’eccezione. L’ultimo lunedì di maggio, in
America si festeggia il Memorial
Day per commemorare i soldati americani caduti di tutte le guerre.
Come piangere afflitti i figli della patria? L’America, dei 1857 caduti
in Afganistan e dei 4485 caduti in Iraq a oltre dieci anni dal crollo
delle torri, non può certo sottrarsi dalla fervente attività di
autopromozione e pubblicità e così l’esercitò mostra se stesso: al
centro della piazza, davanti al celebre schermo a forma di globo, che
declamava la proprietà del mondo, vengono portati mezzi cingolati e
ruotati, enormi mostri mimetici su cui i bambini si affrettano a salire
perché i genitori li immortalino in una bella foto ricordo da mettere in
salotto. Generosi soldati, pronti a mostrare il loro equipaggiamento,
mettono armi e giubbotti nelle mani e sui dorsi di estasiati cittadini
che fanno a gara per eternare i loro quindici minuti di gloria. I
quindici minuti di celebrità con cui il futuro, diceva il profeta, Andy
Warhol, avrebbe accolto l’umanità. Come negarlo? Siamo nel futuro. Sul
mega schermo Toshiba di
recente installazione vengono proiettate le immagini di ciò che si trova
di fronte ad esso. Ci si accapiglia, dunque, per accaparrarsi un posto
in prima fila e poter comparire riflessi nelle riprese proiettate in
tempo reale sullo schermo, in un contorto gioco di narcisismo
auto-promozionale: l’osservato che osserva se stesso mentre viene
ripreso e osservato dagli astanti che osservano osservanti in osservanza
alla leggi del libero mercato. Sia lecita l’osservazione. Ma il top si
raggiunge salendo sul bus trasparente che fa il giro della piazza e dei
luoghi limitrofi. I viaggiatori sono seduti su comode poltrone, disposte
orizzontalmente lungo la fiancata interna del bus. Anche qui vige il
diktat dell’osservante che osserva osservato: quando il bus passa è
inevitabile gettare uno sguardo tra i fortunati osservatori seduti che,
preferibilmente con una mega bibita rinserrata fra le proprie mani, si
dedicano alla comoda osservazione dell’esterno assicurandosi,
all’interno, di essere ben in vista.
E nelle case?
Stanchi, stremati, «rumoraggiati» e
ammaliati da tutto quanto è possibile trovare pubblicizzato e
venduto non resta che affidarsi all’amica di sempre: la
tv, che in quel momento
pubblicizza un cuscino. Non certo un cuscino qualsiasi ma
My pillow[1],
il cuscino a forma di cuscino che si comporta proprio come un cuscino.
Non un cuscino che si stropiccia ma un cuscino bianco dalla
caratteristica conformazione da cuscino che potrai lavare in lavatrice;
il cuscino che porterà benessere ai tuo nervi cervicali, al tuo collo e
alla tua spina vertebrale, perché, su questo cuscino, potrai,
addirittura, poggiarci la testa! «È grandioso, lo amo», afferma la
bambina bionda intervistata: deve essere una nonnina di 80 anni con
evidenti problemi cervicali, ringiovanita dopo l’uso continuativo di
My pillow. Sogni d’oro.