PRESENTAZIONE DEL NUMERO
Il
numero che qui vi presentiamo (n°8) è il numero più ampio che abbiamo
prodotto a partire dall’inizio delle nostre pubblicazioni. D’altra
parte, vi annunciamo che questo sarà anche l’ultimo numero prima
dell’avvio d’una campagna di abbonamenti. Questa campagna non eliminerà
la disponibilità gratuita del pdf sul nostro sito, ma senz’altro
cambierà alcuni criteri d’impaginazione e di dimensioni della nostra
pubblicazione quadrimestrale.
Veniamo quindi al numero 8 e alla sua composizione. L’editoriale
La politica nell’epoca del tramonto dei partiti, che qui trovate ha
come tema quello del ruolo dei partiti oggi e la loro prospettiva
futura. In una società come la nostra, infatti, che muta rapidamente
crediamo sia essenziale domandarsi e affrontare il tema se alcune
categorie politiche e, soprattutto, alcuni strumenti dell’azione
politica del secolo ventesimo siano ancora oggi attuali, necessari,
opportuni. Prima che un discorso teorico, riguardante il cambiamento
della nostra società nella direzione della comunicazione virtuale e
della riduzione della differenza fra evento e sua rappresentazione, ci
spinge a tali riflessioni la serie di cambiamenti che oggettivamente ci
sembra stiano presentandosi nello scenario occidentale e non solo,
rispetto ai modi e alle forme della politica, e a come si organizzino e,
soprattutto, quanto durino, le forme di associazione politica in questo
frangente. Non lasciandoci illudere anche da quelle situazioni che
possono apparire le più stabili, crediamo di trovarci di fronte ad un
cambiamento importante, un cambiamento che segna la grande distanza fra
noi e il secolo che ci ha preceduto.
D’altra parte, oltre ad approfittare dell’ultimo numero “a maglie
larghe” prima degli abbonamenti, la ragione di una tale quantità di
articoli risiede anche nello sviluppo del lavoro che stiamo portando
avanti rispetto alle rubriche che abbiamo proposto negli ultimi tempi e
rispetto a cui stiamo procedendo con il lavoro, cogliendo anche i primi
frutti.
Per la
rubrica Esperienza e
rappresentazione abbiamo, infatti, in questo numero diversi articoli
di approfondimento: l’articolo di G. Trapanese
Esperienza (parte I), che è la
rielaborazione della terza parte del seminario tenuto per scuola Critica
nel 2011 di cui potete leggere le prime due parti nei numeri precedenti,
gli articoli dei nostri nuovi collaboratori D. Malinconico, N. Caruso,
J. Palumbo e A. D’Egidio, con, rispettivamente:
Decostruire la virtualità, qualche
appunto sulla nascita dell’informatica;
Vigotskij e il ruolo dell’attività
mediata nell’apprendimento;
Note quanto mai distratte sul disincanto virtuale del mondo;
In morte dell’archivio. Sullo
sfondo di tali articoli si pone il tema della rubrica ed, in
particolare, il carattere contraddittorio del processo di
informatizzazione della produzione e della vita, processo che si sta
compiendo a ritmi forzati negli ultimi anni.
In
particolare, l’articolo di D. Malinconico pone in risalto quella cesura
storica importante costituita dagli anni ottanta in cui si diffuse il
mito dell’informatica e della liberta individuale legata al personal
computer.
Oltre
a questi articoli, sempre per la rubrica
Esperienza e rappresentazione,
abbiamo l’articolo di M. Mazzullo, che già collabora da tempo per la
nostra rivista. In Se la storia
può finire, uno studio a partire da Hegel e Bataille, è trattato il
paradosso per cui i concetti di “fine del lavoro” e “fine della storia”
sembrano avere l’uno a che fare con l’altro.
Prima
delle altre rubriche compare un riporto originale di, M. Moccia, da
un’esperienza statunitense e in particolare rispetto al tema
dell’onnipresenza della pubblicità nella società americana (e dunque non
solo quell’americana). Quest’ultimo contributo ben si addice all’idea
che abbiamo provato a promuovere all’inizio del nostro progetto, quella
di approfondire le forme di Americanismo oggi.
D’altra parte, per la rubrica La
città dell’uomo abbiamo un contributo di un nuovo collaboratore, F.
D’Onghia, intitolato Kiku
piattaforma web per l’auto-ricostruzione de L’Aquila, come esempio
particolare di una possibile applicazione dell’informatica al caso
studio de L’aquila dopo il terremoto del 2009. La piattaforma web
diventa, qui, il mezzo per spezzare dal basso l’immobilismo
istituzionale di fronte al problema concreto della ricostruzione della/e
città terremotata/e.
Segue
un articolo di M. Ammendola, «Il
lavoro rende liberi»? che mette a tema il significato del lavoro
nell’epoca attuale come entità che è possibile, e forse necessario,
rifiutare. La riflessione rientra nell’argomento generale, già trattato
per altri versi dalla rivista, del
Lavoro-non lavoro.
Precedente agli articoli della rubrica sulla
transizione, si trova
un’intervista di M. Mazzullo alla redazione della rivista, rappresentata
per l’occasione da G. Trapanese, nella quale il dibattito verte
attorno ai “massimi sistemi”, di cui sempre meno, ormai, si discute.
Apre
la serie di articoli in chiave “transitoria”, un appassionato riporto,
di D. Musella e A. Paolo, dal titolo
Alternative curde alla “modernità
capitalista” e alla Stato Nazione, dalla conferenza internazionale
Sfidare la modernità capitalista.
Concetti alternativi e la questione curda, tenutasi ad Amburgo nel
Febbraio del 2012. Dalla lettura dell’articolo è possibile capire come
mai le riflessioni su un’alternativa di sistema possano provenire
proprio dall’elaborazione teorica delle voci di una Nazione “senza
Stato”.
Nella
stessa rubrica, trovano posto altri due articoli di G. Cosenza e R.
Germano, il primo dal titolo La
Costituzione antidoto contro la transizione, che analizza i principi
reali soggiacenti alla nostra carta costituzionale, tutt’altro che
aperta a scenari socio-economici differenti da quello attuale, il
secondo intitolato Il discredito patologico nelle scienza moderna. Ovvero: su come possa
divenire molesta l’evidenza empirica, in cui è trattata la
difficoltà con la quale la scienza affronta i passaggi cruciali dei
cambiamenti epocali di paradigma.
Abbiamo poi un’interessante intervista, ad opera di G. Trapanese, in
forma di dialogo con alcuni giovani professori di scuola, avente come
tema Cosa sognano i ragazzi?,
che disegna il complesso quadro evolutivo dello scenario desiderante dei
ragazzi di oggi.
Seguono un articolo di G. Genovese,
Su scuola e cultura, che
tematizza l’inadeguatezza dello stato attuale dell’istituzione
scolastica e del concetto di cultura al quale essa risulta informata, e
un breve articolo di M. C. Rizzo, sulle dinamiche geopolitiche che
condizionano negativamente l’espressione autonoma di istanze
rivoluzionarie nelle primavere arabe, intitolato
La primavera araba vista dal Golfo
Persico.
Infine, quanto a recensioni, questo numero ne abbonda: abbiamo G.
Inverardi su Vita Liquida di
Z. Bauman; A. D’Aloia con una recensione doppia su
La fine della città di L.
Benevolo e L’Anticittà di S.
Boeri, messi a confronto; G. Imbriano su R. Koselleck e il suo testo
Crisi. Per un lessico della
modernità; G. Trapanese su Il
crimine perfetto di J. Baudrillard.
Auguriamo a tutti buona lettura e vi invitiamo ad essere tra i primi
nostri abbonati a partire dal prossimo numero.