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06
Gennaio 2012

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ECCO IL SESTO NUMERO

Redazione

 

Quale il senso da dare alla parola “rivoluzione” di questi tempi e come concepire la “democrazia”, per rimettere al centro la politica e l’uomo nel capitalismo post-umano? Si tratta di questioni fondamentali che meritano discussione ed elaborazione continua nella consapevolezza, per quanto non sia ancora maturo il tempo delle risposte. L’editoriale di questo numero, tenta una prima messa a tema di questa discussione alla luce degli impasses che impediscono ai recenti movimenti e alle primavere dei popoli dello scorso anno di sbocciare sulle loro premesse.

 

L’articolo Il lato oscuro del governo Monti di Massimo Ammendola discute del tema di quale post-berlusconismo abbia bisogno l’Italia a questo punto della propria storia. Monti, infatti, appare piuttosto come un agente della politica pre-berlusconiana, come quell’eterno ritorno delle destre nella dialettica congelata fra gli imperativi economici da un lato e  i populismi politici dall’altro. La voce politica della sinistra che fu, d’altra parte, è ormai preda di afasia fluente. Questo il quadro desolante che l’articolo ci propone.

 

Tuttavia, il contesto italiano non può essere disgiunto da quello economico della crisi internazionale. Separandosi dalle cose dell’uomo l’economia si è, infatti, alienata dallo spirito produttivo e si costituisce come despota indifferente, intollerante ad ogni accenno di buon senso umanistico, distruttore persino della propria morale istituzionalizzata, conducendoci tutti in’epoca inedita, Nell’epoca del totalitarismo finanziario, così come si intitola l’articolo di Antonio Polichetti.

 

Tutto ciò è anche possibile attraverso la distruzione e più precisamente la de-materializzazione dell’esperienza indotta dalla natura (e dalla velocità) sempre più “elettronica” del tempo di riferimento dell’attività umana. Il Mondo senza tempo di Giulio Trapanese (per la rubrica Esperienza e rappresentazione) è così, un mondo, depauperato di senso, e un mondo senza spazio, in cui i valori (economici e morali) esplodono in un nuovo centro non localizzato, ma onnipresente e capace di sopprimere storie, luoghi e percezioni singolari. In questa archiviazione della storia, infatti, nulla può avere il tempo di maturare, crescere, evolversi.  

 

Quello che è chiaro, è che, in un modo o nell’altro, il mondo transiterà verso una soluzione della sua crisi attuale e reale. Diversi scenari si profilano all’orizzonte. Ne La transizione al tempo della crisi di Guido Cosenza (per la rubrica sulla Transizione) si tenta una prima trattazione delle possibilità più o meno probabili, attraverso uno sguardo accelerato in un futuro sempre meno evitabile. Tuttavia bagliori del presente ci aiuteranno forse a illuminare la notte a venire e la transizione comincia da subito a partire dalle applicazioni già possibili delle scoperte meno spettacolari e conosciute del secolo scorso. LECS – Low Energy Coherent Systems: possibili applicazioni già in studio, di Roberto Germano, ci parla non solo di alcune possibili ricadute tecnologiche in un particolare campo di ricerca scientifica, ma di un approccio conoscitivo originale nei confronti della sconosciuta “banalità” della natura che ci circonda e di cui siamo fatti.

 

Dal globale al locale. Apre il nucleo dell’inchiesta Il destino di Napoli est, di Massimo Ammendola, storia di un mare e della città che esso non bagna, di affari e politica, di un rapporto ostacolato fra la gente e il suo orizzonte al di là del margine, fra la gente e la sua libertà di costruire il proprio destino.

 

D’altra parte, si potrebbe credere che laddove la presenza di uno Stato sia ancora manifestamente imponente, come ad esempio in Francia, anche la libertà di scelta sia ancora possibile. Francia attesa e inattesa nell’Europa della protesta, di Giulia Inverardi, getta uno sguardo sul sistema francese del “minimo garantito”, sollevando qualche fondato dubbio sulla sua efficacia come strumento di valutazione critica della società in cui si sopravvive.

 

Troviamo poi una recensione di Eleonora De Majo intitolata Una rilettura di «Le arti nell’era della tecnica» di Martin Heidegger su un testo classico importante per la comprensione del ruolo della tecnica nella società contemporanea, quale strumento di mutazione del rapporto fra l’uomo e la natura, tema presente anche nell’editoriale e nell’articolo Mondo senza tempo. 

 

Infine, un racconto – riflessione sulla natura dell’amore, nella distanza e nella presenza, nella società in cui viviamo dove l’Io «non cede mai il suo diritto di precedenza sul resto del mondo»: Deux. Pensieri contemporanei sull'amore, da due città di Ilaria Capalbo

 

Auguriamo a tutti una buona lettura.

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