ECCO IL SESTO NUMERO
Redazione
Quale il senso da dare alla parola
“rivoluzione” di questi tempi e come concepire la “democrazia”, per
rimettere al centro la politica e l’uomo nel capitalismo post-umano? Si
tratta di questioni fondamentali che meritano discussione ed
elaborazione continua nella consapevolezza, per quanto non sia ancora
maturo il tempo delle risposte. L’editoriale
di questo numero, tenta una
prima messa a tema di questa discussione alla luce degli impasses che
impediscono ai recenti movimenti e alle primavere dei popoli dello
scorso anno di sbocciare sulle loro premesse.
L’articolo
Il lato oscuro del governo Monti di Massimo Ammendola discute del
tema di quale post-berlusconismo abbia bisogno l’Italia a questo punto
della propria storia. Monti, infatti, appare piuttosto come un agente
della politica pre-berlusconiana, come quell’eterno ritorno delle destre
nella dialettica congelata fra gli imperativi economici da un lato e
i populismi politici dall’altro.
La voce politica della sinistra che fu, d’altra parte, è ormai preda di
afasia fluente. Questo il quadro desolante che l’articolo ci propone.
Tuttavia, il contesto italiano non può
essere disgiunto da quello economico della crisi internazionale.
Separandosi dalle cose dell’uomo l’economia si è, infatti, alienata
dallo spirito produttivo e si costituisce come despota indifferente,
intollerante ad ogni accenno di buon senso umanistico, distruttore
persino della propria morale istituzionalizzata, conducendoci tutti
in’epoca inedita, Nell’epoca del
totalitarismo finanziario, così come si intitola l’articolo di
Antonio Polichetti.
Tutto ciò è anche possibile attraverso
la distruzione e più precisamente la de-materializzazione
dell’esperienza indotta dalla natura (e dalla velocità) sempre più
“elettronica” del tempo di riferimento dell’attività umana. Il
Mondo senza tempo di Giulio
Trapanese (per la rubrica Esperienza e rappresentazione) è così, un
mondo, depauperato di senso, e un mondo senza spazio, in cui i valori
(economici e morali) esplodono in un nuovo centro non localizzato, ma
onnipresente e capace di sopprimere storie, luoghi e percezioni
singolari. In questa archiviazione della storia, infatti, nulla può
avere il tempo di maturare, crescere, evolversi.
Quello che è chiaro, è che, in un modo
o nell’altro, il mondo transiterà verso una soluzione della sua crisi
attuale e reale. Diversi scenari si profilano all’orizzonte. Ne
La transizione al tempo della
crisi di Guido Cosenza (per la rubrica sulla Transizione) si tenta
una prima trattazione delle possibilità più o meno probabili, attraverso
uno sguardo accelerato in un futuro sempre meno evitabile. Tuttavia
bagliori del presente ci aiuteranno forse a illuminare la notte a venire
e la transizione comincia da subito a partire dalle applicazioni già
possibili delle scoperte meno spettacolari e conosciute del secolo
scorso. LECS – Low Energy
Coherent Systems: possibili applicazioni già in studio, di Roberto
Germano, ci parla non solo di alcune possibili ricadute tecnologiche in
un particolare campo di ricerca scientifica, ma di un approccio
conoscitivo originale nei confronti della sconosciuta “banalità” della
natura che ci circonda e di cui siamo fatti.
Dal globale al locale. Apre il nucleo
dell’inchiesta Il destino di
Napoli est, di Massimo Ammendola, storia di un mare e della città
che esso non bagna, di affari e politica, di un rapporto ostacolato fra
la gente e il suo orizzonte al di là del margine, fra la gente e la sua
libertà di costruire il proprio destino.
D’altra parte, si potrebbe credere che
laddove la presenza di uno Stato sia ancora manifestamente imponente,
come ad esempio in Francia, anche la libertà di scelta sia ancora
possibile. Francia attesa e
inattesa nell’Europa della protesta, di Giulia Inverardi, getta uno
sguardo sul sistema francese del “minimo garantito”, sollevando qualche
fondato dubbio sulla sua efficacia come strumento di valutazione critica
della società in cui si sopravvive.
Troviamo poi una recensione di Eleonora
De Majo intitolata Una rilettura
di «Le arti nell’era della tecnica» di Martin Heidegger su un testo
classico importante per la comprensione del ruolo della tecnica nella
società contemporanea, quale strumento di mutazione del rapporto fra
l’uomo e la natura, tema presente anche nell’editoriale e nell’articolo
Mondo senza tempo.
Infine, un racconto – riflessione sulla
natura dell’amore, nella distanza e nella presenza, nella società in cui
viviamo dove l’Io «non cede mai il suo diritto di precedenza sul resto
del mondo»: Deux. Pensieri
contemporanei sull'amore, da due città di Ilaria Capalbo
Auguriamo a tutti una buona lettura.