Recensioni
BERNARD STIEGLER, REINCANTARE IL MONDO - IL VALORE SPIRITUALE CONTRO IL POPULISMO INDUSTRIALE (INEDITO)
Eleonora De Majo
Il testo in questione, “Reincantare
il mondo - il valore spirituale contro il populismo industriale” è
un testo ancora non tradotto in italiano, come la gran parte dei testi
che B. Stiegler ha scritto, che sono tuttavia considerati di grande
interesse entro il dibattito filosofico e sociologico contemporaneo.
L’autore si occupa di ambiti disparati: dallo studio dei new media, al
rapporto tra politica e desiderio, e ancora dalla modalità di
trasformazione urbanistica delle città, alla bioetica. Abbiamo ritenuto
interessante dunque introdurre qui da noi alcuni spunti che attengono al
pensiero di questo autore, proprio a cominciare da questo breve testo
che tematizza l’annosa questione del disincanto del mondo.
Nel 1939 Paul Valery definiva il
contesto spaventoso che accerchiava il proprio vivere individuale, come
il palesarsi di un era di abbassamento del valore dello
spirito.
Il topos filosofico della perdita del
valore spirituale, meglio intesa con il termine disincanto[1]
(di cui Max Weber dice abbondantemente nei suoi scritti), assume una
connotazione particolare alla luce delle reiterata anomalia del
capitalismo europeo, che si costruisce oramai, senza sostanziarsi di un
termine spirituale, che pure era stato rappresentato in una fase
primordiale, dall’etica calvinista e luterana.
La perdita di tale orientamento
spirituale rappresenta una contraddizione lampante, generata dallo
stesso sistema economico-sociale che rischia di esserne travolto
inesorabilmente.
Bernard Stiegler si addentra in una
disamina attenta dell’impatto delle nuove tecnologie di controllo
culturale e cognitivo, proponendo, in ultima istanza, proprio l’ipotesi
di un reincanto del mondo, che ponga il valore dello spirito come
antidoto contro l’incalzante populismo industriale.
Nel 1939, tempo in cui nessuno guardava
la televisione e ancora non tutti ascoltavano la radio, Valery coglie
quella che sarà la conseguenza lampante del diffondersi delle tecnologie
di comunicazione di massa: la capacità di occupare in maniera pervasiva
i ritmi di vita, definendoli e scandendoli secondo i propri dettami, e
di modificare le nature intime e le modalità di apprendimento degli
individui contemporanei.
Bernard Stiegler ritiene che proprio
questa organizzazione dei ritmi di vita, portata oggi alle estreme
conseguenze dagli oggetti della comunicazione, fa sì che la
coscienza (che definisce come: la parte accessibile della
conoscenza, sede dello spirito, che si presenta dentro un insieme di
protesi ed apparati che supportano le cosiddette ritenzioni
terziarie, che sono gli strumenti di gestione dell’introiezione
degli oggetti temporali, di cui fanno parte quelli che lo studioso
francese chiama, hypomnemata[2])
sia declassata a semplice organo riflesso, supportata dalla
trasformazione del cervello in un sistema computazionale, come semplice
insieme di neuroni che controllano il nostro comportamento come fossimo
animali. Visto in questa maniera il cervello è spoglio di coscienza
e rischia di divenire un semplice valore commerciale dipendente dal
mercato dell’audiovisivo.
Le tecniche e tecnologie dello spirito
seguono una modalità che definiamo, secondo gli studi di Simondon,
individuazione psichica e collettiva. L’individuazione è in
effetti il processo per il quale si costituiscono e si formano gli
individui e con essi le società; è dunque, più specificamente, la
modalità con cui la società si unisce e fa corpo, ereditando le
esperienze pregresse. In effetti ogni processo di individuazione è
processo di adozione e ciò che le società ereditano sono gli
hypomnemata.
Freud e Benjamin, scrive Stiegler,
avvertirono molto presto che le nuove tecnologie industriali della
comunicazione, avrebbero segnato l’inizio di una nuova era disastrosa
della coscienza. La nuova organizzazione del Capitalismo si presentò,
già allora, come artefice della figura del consumatore che si
cominciava a costituire
secondo una forma molto particolare di
economia libidinale. Sia Benjamin che Freud, tuttavia, furono più che
altro, occupati e preoccupati dall’ incalzare dei totalitarismi
primo-novecenteschi, nei quali si esprimevano forze devastanti, capaci
di provocare una inesorabile estetizzazione totalitaria della
politica.
La nuova organizzazione del Capitalismo,
prevede tuttavia, secondo Stiegler, una equivalente estetizzazione
dell’economia, messa a punto dall’assoggettamento della nuova figura del
consumatore alle tecnologie della comunicazione. Tali tecnologie hanno
portato all’abbassamento del livello coscienziale dell’individuo e ciò
ci pone oggi dinanzi ad una emergenza senza precedenti, che tiene in sé
il rischio sempre più concreto di una definitiva in-umanizzazione
degli umani stessi, e alla quale si deve rispondere con una
riformulazione coscienziale, che esca dall’era del sempre più,
per entrare in quella del tutto meglio, slacciandosi
definitivamente dalla schiavitù dell’età dei consumi.
Tale mutamento è possibile soltanto se:
- Promuoviamo un sistema di elevazione
dell’intelligenza dell’essere umano
- Adattiamo la tragica realtà alla legge
per combatterla
- Accettiamo che l’abbassamento del
valore spirituale ed il disincanto ad esso conseguente, dipende
strettamente dal Capitalismo, anzi ne sono condizione endemica.
Detto altrimenti, ciò di cui si
necessita è, una politica di rilancio del desiderio contro
l’organizzazione pulsionale del Capitalismo.
Nell’epoca dell’iperindustrializzazione,
tutti gli oggetti della vita umana sono oggetti della razionalizzazione
e della creazione di imprese dei servizi. Ciò mette in moto un
processo di grammatizzazione consequenziale alla apparizione di
sempre nuove forme di hypomnemata.
Le imprese dei servizi, attori
principali della vita pubblica e dell’individuazione, mettono in
piedi un sistema (Capitalismo dei servizi) che fa, di tutti i segmenti
dell’esistenza umana oggetti di controllo permanente e sistematico. Tale
sistema è costituito dall’utilizzo costante delle tecnologie R[3],
che sostituiscono ai circuiti di individuazione quelli di
transindividuazione[4],
negando la sostanziale
neghentropia[5]dell’individuazione,
provocando un corto circuito nella formazione degli individui e delle
comunità umane, e negando, come già detto, innanzitutto il principio di
adozione.
La perdita del regolare processo di
individuazione, tramite il controllo delle forme di adozione, porta ad
una evidente proletarizzazione, che non si esprime in termini
economici, quanto piuttosto nella perdita del savoir vivre da
parte del consumatore che si spoglia dell’appartenenza alla sua stessa
esistenza, divenendo potere d’acquisto e del savoir faire
del produttore che cede alla macchina la propria perizia, divenendo
semplice forza lavoro.
È questo il contesto più idoneo per
l’introduzione del capitalismo cognitivo e di una industria della
conoscenza[6]
che dovrebbe sopperire alla mancanza di saperi e che invece provvede a
liquidare tutte le forme di sapere in favore dell’entropia e del
disgusto.
Ne consegue una apertura sempre maggiore
all’epoca delle sfere dissociate, nel senso coniato da
Simondon, ovvero una sfera tecnica in cui l’oggetto tecnico associa
strutturalmente e funzionalmente le energie e gli elementi naturali che
compongono la sfera stessa, in modo che la natura diviene una funzione
del sistema tecnico.
Un esempio di messa in atto delle sfere
associate è Linux[7],
che permettendo agli utenti di prendere parte all’individuazione del
softwere, mette in opera un sapere realmente condiviso ed orizzontale.
Internet, il più avanzato tra gli
odierni hypomnemata, si presenta dunque con l’accezione
ambivalente di essere da una parte il campo di azione più rapido per le
tecnologie di controllo R e dall’altro il concreto esperimento di un
nuovo modello industriale, che non riposa sull’opposizione
produttore/consumatore, ma sull’associazione di destinatari, produttori
di una nuova forma di socialità.
Abbiamo appena definito le tecnologie
R come tecnologie di controllo dal momento che esse mettono
in opera la svolta meccanica della sensibilità, che consiste
essenzialmente nel prendersi carico delle industrie dei servizi, del
tempo individuale, rendendolo disponibile e controllabile, privando di
fatto l’individuo stesso del libero arbitrio e sostituendogli un sottile
condizionamento costante.
E così che l’industria dei servizi
finisce per farsi anche carico della crescita e dell’educazione
dell’infanzia, sostituendo alle figure genitoriali, quelle televisive.
La dissociazione dunque si può anche
intendere come processo di desublimazione, volta a liquidare non
solo la famiglia ma la psiche in se stessa.
L’economia su cui si basano le
tecnologie di controllo è volta ad annullare il desiderio, definendosi
come economia pulsionale e non libidinale. La libido è in
tutte le sue forme energia pulsionale trasformata in energia sociale: la
trasformazione dei modi di vita è la storia della libido nel processo di
sublimazione.
Parliamo di una economia della libido
nella misura in cui essa nel sociale è in primo luogo una energia
destabilizzante fatta di contraddizioni intrinseche che creano il suo
stesso dinamismo .
Il desiderio dunque di presenta come
pre-sociale. Realtà intima e non pubblica. Tale intimità conduce
all’apertura al collettivo che tramite lo scambio simbolico e la
circolazione di forme di sublimazione conduce alla formazione di una
sfera associata.
In effetti è già dal 1930 che Freud si
accorge che la libido, più di ogni altra energia, fonda il capitalismo,
come potere di trans-formazione, dal momento che questo funziona
in base alla motivazione del consumatore, dunque al suo
desiderio.
Il capitalismo è una macchina
produttrice di motivi (desideri) e di fantasmi (cose che non esistono,
oggetti del desiderio in generale, idealità), i quali motivi però si
presentano come essi stessi immotivati, poiché le tecniche di
fabbricazione delle motivazioni diventano contro-produttive, dal momento
che l’esplosione costante dell’energia libidinale ad un certo punto
esaurisce il materiale esplosivo stesso e quindi volge al termine.
La dissipazione, l’esaurimento, lo
sperperamento della libido è cosa disastrosa per il nostro esser-sociale
e prima ancora familiare, da cui deriva l’in-umanizzazione degli
umani stessi di cui abbiamo già detto.
Tale in-umanizzazione frena
l’individuazione che si esprime nella forza intraprendente
dell’individuo.
Il processo di individuazione è sotto
determinato sempre da un processo di grammatizzazione, che
mette in piedi i dispositivi di mnemotecnica, che permettono
l’introduzione di nuove forme di scrittura. È chiaro che l’introduzione
del linguaggio informatico, avvenuta negli anni 70, ha avuto una portata
rivoluzionaria enorme, che oggi dispiega a pieno le sue forza, manifeste
specialmente nelle generazioni nate a pieno titolo in tale nuovo
processo di grammatizzazione.
Le immediate conseguenze della nuova
grammatizzazione informatica sono state:
- L’estensione della memoria
- Proliferazione e mutamento dei sistemi
di informazione
- Modificazione dei modelli di Autorità
Il capitalismo necessita dunque di una
motivazione che riesca a riproporre un incanto. La motivazione si
nutre di singolarità (la mia esistenza), che sola può essere
oggetto della libido che costituisce l’umano come desiderio.
Il desiderio necessità di un piano
differente da quello unicamente computazionale, in uso oggigiorno,
poiché esso è per definizione incalcolabile, incomparabile ed infinito.
Rifondare una società dei saperi
significa, criticarla nel senso kantiano e mettere a punto una società
in cui, produttori e consumatori tendano ad elevarsi verso forme sempre
più raffinate di vita dello spirito - dove lo spirito è per definizione
una conquista del migliore sul peggiore - che si diversifica e si
dissemina in forme sempre più socializzate di desiderio.
Bisogna fare delle tecnologie di
controllo e delle loro forme di grammatizzazione, nuove forme di
individuazione, esattamente come le tecnologie di controllo
mesopotamiche ed egizie divennero hypomnemata e modi dell’individuazione
greca, produttrice di una nuova figura di singolarità: il cittadino.
Tale alterativa si configura come
tentativo di uscita dalla catastrofe della società iperindustriale,
volta all’autodistruzione che si palesa attraverso fenomeni di
congestione urbana, psicologica e mentale.
E tramite il controllo dei saperi, fa sì
che gli stessi siano spogliati della loro essenza, che è quella di
costituire i tempi dell’esistenza.
L’industria culturale produce flussi,
prodotti che durano giusto il tempo di trascinare con sé i tempi delle
milioni di coscienze che si lasciano penetrare, in una attiva passività,
che è la condizione endemica dello spettatore. Tante coscienze, milioni
di coscienze abituate ad adeguarsi alla ritualità temporale televisiva,
perdono l’atto che più le identifica come tali, che è quello di creare
il proprio tempo. Tante coscienze con lo stesso tempo significa la morte
della singolarità.
Le singolarità vengono pilotate e allo
stesso tempo particolarizzate, e la particolarizzazione viene
incentivata tramite sistemi di schedatura sottilissimi.
Il meccanismo prevede l’annullamento
totale del narcisismo, considerabile come elemento d’eccedenza.
Le forme di eccedenza sono quel
quantum spaventoso che può portare al collasso un ipersistema fatto
di schiacciamento della sfera libidinale, e ritrovare quel quantum
e la forza motivazionale della libido stessa, si presenta l’unico
antidoto contro il populismo industriale ed il suo disincanto.
SETTEMBRE 2011
[1]
Per Max Weber il
disincanto segue necessariamente ad una epoca di incanto
del mondo, proveniente dalle spinte religiose alla base del
primo capitalismo e dalla nuova democrazia industriale e
culturale (favorita dall’introduzione della stampa). Il
disincanto distrugge lo spirito alla base del suo precedente
stadio e sostituisce ad esso uno spirito nuovo, una
razionalizzazione, intesa come generalizzazione della
tecniche di compatibilità delle attività umane (reificazione
della ragione).
[2]
Tecniche della memoria, che
dall’antichità ad oggi hanno supportato la vita dello spirito,
trasformandosi, ora, (rappresentati da computer e televisioni)
in forme di manipolazione e controllo dell’opinione
[3]
Con R si intende razionali, e
sono i dispositivi tecnici legati alle telecomunicazioni
[4]
Transindividuarsi
significa propriamente vedere la propria esistenza trasformarsi
senza partecipare a tale trasformazione
[5]
Lotta contro l’entropia, contro
l’uguaglianza e l’indifferenziazione delle cose, ove non si
esprimerebbe alcun principio di individuazione
[6]
Dividiamo il capitalismo cognitivo in
due filoni: industria cognitiva→mette i saperi ad
esclusivo servizio dell’economia; industria culturale→trasforma
le arti e le lettere in divertimento, in mistificazione di
massa.
[7]
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