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05
Ottobre 2011

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“Indignados”: Alcune note sul Movimento 15-M in Spagna[1]

Daniel J. García López*& Pablo José Castillo Ortiz**

*Área de Filosofía del Derecho, Universidad de Almería (Spagna).

** Instituto de Políticas y Bienes Públicos, Consejo Superior de Investigaciones Científicas (Madrid, Spagna).

«No somos anti-sistema, el sistema es anti-nosotros»

«Desde arriba nos mean, los diarios dicen que llueve»

«Cerrado por revolución, disfruten las molestias»

(Alcuni striscioni del 15-M[2])

I. Introduzione: dentro e fuori dal Palazzo

Francesco Guicciardini, filosofo e diplomatico del Rinascimento, fece una distinzione che in tempi successivi è divenuta molto popolare. Egli parlò della separazione tra il palazzo e la piazza, cioè tra il potere politico e la società civile[3]. Questa dicotomia fu considerata anche da Pier Paolo Pasolini quando, in un articolo sul Corriere della Sera, parlò della differenza consistente tra essere dentro o fuori dal Palazzo[4].

All´interno del Palazzo abitano coloro che non conoscono la strada, coloro che concentrano il potere e la corruzione. Ma «ciò che avviene “fuori dal Palazzo” è qualitativamente, cioè, storicamente, diverso da ciò che accade “dentro il Palazzo”; è infinitamente più nuovo, spaventosamente più avanzato»[5]. Pasolini però ci avverte. Fuori dal Palazzo si delinea comunque un vivere “dentro”, una condizione di internità al carcere del consumismo, nel quale i protagonisti sono i giovani. Non dimentichiamo questo avvertimento.

Il problema si aggrava quando il palazzo è ormai del tutto installato nella piazza, quando con il consumo di massa si appropria di qualsiasi ambito al di fuori del palazzo. Tuttavia, i cittadini spagnoli hanno voluto, in qualche modo, opporsi a questo processo di erosione dello spazio collettivo tratteggiato da Pasolini. Egli ne sarebbe probabilmente fiero. I cittadini spagnoli, incontrandosi naturalmente fuori dal palazzo, hanno occupato la piazza e hanno costruito una nuova sfera pubblica, un'agorà e una nuova speranza per il futuro.

Queste pagine rappresentano un tentativo di descrivere cosa è stato il movimento 15-M e in che direzione esso evolve. Una descrizione non scevra da difficoltà. L'aspirazione ad un'analisi oggettiva rischia di svanire, dal momento che gli autori di questo resoconto sono stati direttamente coinvolti nel movimento. L´importanza, l'utilità politica, di quanto riportato, forse non sarà percepibile nel breve periodo, ma al di là dell'utilità politica, c´è un´utilità poetica: il 15-M ha risvegliato molte coscienze che vivevano trasognate, addormentate nella valle dei soggiogati.

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II. Cause: come emerge il Movimento 15-M

Non è semplice cercare di stabilire le cause di un evento sociale complesso come il movimento 15-M in Spagna. Carlos Taibo[6] ha offerto una lista generosa di spiegazioni, che si possono assumere come un elenco di ipotesi ancora non verificate, tra le quali, molto probabilmente, si trovano anche i fattori determinanti dell´irruzione del movimento. Così, Taibo ha fatto riferimento al successo nell´uso delle reti sociali e al carattere apartitico ab initio del movimento; al malcontento per il funzionamento della politica rappresentativa –tradotto in corruzione e bipartitismo, e possiamo aggiungere la mancanza di controllo democratico dei partiti–; alla situazione socio-economica, la crisi, il degrado dei diritti sociali ed i tagli ai servici pubblici; alle proteste universitarie contro il “Processo Bologna” (Spazio Europeo di Insegnamento Superiore); alla prossimità delle elezioni locali; all´eco delle rivolte nei paesi arabi; tutti fattori, che giustamente Taibo aggiunge al lavoro rilevante ed a lungo termine svolto dai movimenti sociali, come base su cui poter costruire la protesta. Se è vero che non si possa ancora determinare quali di queste cause siano state, in tutto o in parte, le determinanti dell'irruzione del movimento, e fino a che punto, è altrettanto vero che esse appaiono non solo come tutte plausibili, ma persino come la struttura cosciente dell'analisi che ha caratterizzato le posizioni assunte dal movimento stesso: spesso, i partecipanti hanno spiegato non solo l´emergenza del movimento, ma anche la propria partecipazione individuale ad esso, proprio in questi termini.

Per quanto riguarda le cause più immediate del suo innesco, il movimento degli indignati è legato alla confluenza di una serie di iniziative sociali che erano già in atto in Spagna di recente. D’importanza fondamentale è il movimento “Democracia Real Ya” (Democrazia reale ora), convocato dalla manifestazione del 15 di maggio – data che ha poi dato il nome al movimento[7]– nel quale sono confluite altre piattaforme come “No les votes” (non votare), “Juventud Sin Futuro” (Gioventù senza futuro), ecc., tutti in parte autonomi, ma allo stesso tempo parzialmente sovrapposti. È il movimento Democracia Real Ya, soprattutto attraverso l'utilizzo dei social network, ad auto-convocare la manifestazione 15-M, che segnerà l´elevazione del fenomeno a movimento di massa.

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III. Come si sviluppa il Movimento 15-M

a. La manifestazione del 15 di maggio e le prime proposte

Il 15 maggio 2011, dunque, si convocano manifestazioni in molte città spagnole. Il risultato ha un esito imprevisto.

Il gioco dei numeri è sempre un´arma a doppio taglio, anche se i media ufficiali parlano di 300.000 manifestanti in tutto lo Stato spagnolo. La questione non è quante persone hanno manifestato, ma il fatto che ci sono state manifestazioni in più di 50 città. Almería, ad esempio, una piccola cittadina dell'economicamente depresso sud andaluso con non più di 180.000 abitanti, ha riunito 3.000 manifestanti. Una manifestazione più grande, anche se non considerata dai mass media, si è avuta il 19 giugno, nella data della seconda convocazione da parte del movimento degli indignati, con circa 8.000 persone a gridare la propria indignazione in questa piccola città. I giornali che ne hanno parlato hanno indicato questa come la manifestazione più grande mai tenutasi ad Almería[8].

Durante questa giornata di manifestazioni, gli indignati, lontani da sigle politiche e sindacali, hanno rivendicato una democrazia reale adesso. Nonostante la pluralità interna del movimento e la vivacità e intensità delle discussioni, crediamo che i seguenti punti rappresentano alcune delle rivendicazioni più ricorrenti, quelli che hanno suscitato il maggior consenso:

1) Una democrazia fondata sui valori dell’uguaglianza reale, la solidarietà, la libertà di accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica, tra gli altri.

2) Realizzazione effettiva dei seguenti diritti: alloggio (art. 47 della Costituzione spagnola), lavoro (art. 35 della Costituzione spagnola), cultura (art.48 della Costituzione spagnola), salute (art.43 della Costituzione spagnola), istruzione laica (art. 27 della Costituzione spagnola), partecipazione politica, libero sviluppo personale.

3)  Separazione effettiva dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario, economico e informativo.

4) Cambio di modello economico. Cambiare il modello di democrazia, con particolare enfasi nell´inadeguatezza della democrazia puramente rappresentativa e la rivendicazione di formule di partecipazione diretta.

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b. L´Assemblea di Madrid e la proliferazione delle Assemblee

Tutto questo avrebbe potuto non andare al di là di una semplice manifestazione di alcune migliaia di persona che urlavano per le strade. Invece, gli eventi hanno preso una piega molto diversa. Nella famosa e centrale “Puerta del Sol” di Madrid, circa novanta persone convocano un´assemblea alle 23:00. Quella notte dormono sotto le stelle non più di cinquanta persone. Ma da questa piccola scintilla nasce ciò che si conoscerà pochi giorni dopo come “Acampada-Sol”.

La mattina del martedì 17 di maggio infatti succede qualcosa di decisivo. Alle 5:00 la polizia sgombera violentemente la Puerta del Sol. Si accende lo stoppino. Lo stesso giorno, martedì 17 maggio, alle 20:00 si convocano in tutto lo Stato spagnolo assemblee per discutere la possibilità di occupare le piazze pubbliche. Sorgono così le Acampadas (accampamenti) e le assemblee quotidiane nelle varie piazze pubbliche di ogni città spagnola. D´ora in poi, migliaia di persone discuteranno durante le assemblee e dormiranno nelle Acampadas. Comincia così la Spanish Revolution.

Durante quasi un mese, dal 15 maggio al 12 giugno, più di cinquanta assemblee acefale (nel movimento non c´è un leader, ognuno è cosciente e responsabile) si producono quotidianamente nello Stato spagnolo. E ben presto il movimento si internazionalizza. La stampa estera occupa le sue prime pagine con le foto degli indignati: Le Monde, BBC, La Repubblica, The Washington Post, ecc. Le acampadas e le assemblee si estendono ad altri paesi, grazie agli studenti Erasmus spagnoli: oltre 400 città in tutto il mondo.

Venerdì 20 maggio viene convocata una macro-assemblea in ogni città (ad Almería, per esempio, la assemblea è stata di 4.000 persone; a Madrid di più di 50.000 persone), nonostante il divieto del governo. La ragione del divieto: il sabato 21 maggio era la giornata di riflessione per le elezioni comunali del giorno successivo. In questo giorno, secondo la legge spagnola, è vietata qualsiasi manifestazione politica, e perciò si credeva che la polizia avrebbero intrapreso gli sgomberi. Il minuto prima della mezzanotte, quando cominciava la giornata di riflessione del 21 di maggio, è stato vissuto con grande tensione. Nelle varie acampadas si faceva il conto alla rovescia, che terminava con un assordante silenzio all'arrivare a zero, rotto da un applauso nei linguaggio dei segni, muto e incontenibile allo stesso tempo, in cui il silenzio della voce rendeva ancor più esplicita l´intensità delle emozioni. Cominciava una vera giornata di riflessione, pacifica, senza violenza.

Nei giorni successivi, la cittadinanza continuava ad affollare le strade, con maggiore intensità. Il profilo del movimento era già in gran parte mutato allontanandosi dallo stereotipo della protesta studentesca, e diventando uno spazio inclusivo, frequentato da pensionati, casalinghe, lavoratori, colletti bianchi e blu, immigrati; cioè, persone di ogni età ed estrazione sociale interagivano in uno spazio democratico. Si svolgono dibatti, eventi ricreativi, culturali. Intellettuali provenienti da diversi settori sono invitati dalle assemblee. Si produce una vera e propria esplosione della partecipazione della cittadinanza, che crediamo sinceramente possa essere definito un vero laboratorio democratico di apprendimento, nel quale i cittadini imparano a esercitare il loro diritto di essere ascoltati ed a partecipare personalmente agli affari pubblici; superata la timidezza iniziale, tutti vogliono che la propria voce sia ascoltata e offrono la loro opinione in commissioni di lavoro. Ascoltano, imparano, discutono.

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c. Episodi di repressione

Nonostante la natura pacifica del movimento, non sono mancati episodi di repressione. Il più cruento è stato lo sgombero[9] della acampada di Piazza Catalunya a Barcellona il 27 maggio, quando la polizia è intervenuta con un'aggressività sproporzionata – ufficialmente per "pulire la piazza" –  ferendo 121 persone[10]. C´è una foto che mostra la violenza della polizia: una persona tetraplegica deve essere protetta dai corpi di due compagni per evitare le manganellate; ma le foto mostrano che persino la sedia del giovane tetraplegico è stata "picchiata" dalla polizia. Da quel momento, il movimento di Barcellona ha fatto della costante richiesta di dimissioni del ministro degli interni, Felip Puig, una delle sue rivendicazioni centrali, incassando la solidarietà delle altre assemblee.

Anche in altre città ci sono stati episodi di repressione. Come a Madrid, il 16 maggio, il 2 e il 4 agosto. Ma la repressione ha colpito anche Granada, Las Palmas, Cáceres, Badajoz, Valencia, Palma de Mallorca, Lleida e persino Parigi, dove la manifestazione convocata alla Bastilla per domenica 22 maggio, fu repressa con violenza dalla Gentarmeria francese.

Non solo si è dovuta subire direttamente la violenza dello Stato, ma si è dovuto fare i conti anche con il tentativo costante di delegittimazione del movimento. Il più importante di questi tentativi, orchestrati da politici e mass media, è stato quello volto a criminalizzare il movimento, tre giorni prima della manifestazione del 19 di giugno, con l'accusa di avere rapporti con il gruppo terrorista ETA. Come risposta a queste bugie, il 19 giungo, più di 100.000 persone hanno partecipato all'indignazione nelle strade di Barcellona, come in tante altre città.

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d. Il funzionamento interno del movimento

Il movimento 15M ha funzionato in modo complesso. In generale, la modalità di lavoro è stata incentrata sul doppio binario delle assemblee generali e delle commissioni tematiche: da un lato, si sono formati piccoli gruppi (commissioni) responsabili dell´analisi ed elaborazione di proposte su temi specifici (logistica, economia, alimentazione, riforma elettorale, cultura, giuridica, ecc.); dall'altra parte, le assemblee generali, in generale molto affollate, hanno raggruppato tutti i membri del movimento, il quale include anche i partecipanti delle commissioni oltre che ogni cittadino disponibile alla partecipazione. Così il lavoro e le proposte sviluppate nelle commissioni sono state portate nelle assemblee generali per la loro discussione e per essere sottoposte all'approvazione finale, in caso di consenso generale.

Da una prospettiva più ampia, due sostantivi possono essere utilizzati per caratterizzare la dinamica del movimento: autonomia e consenso. Autonomia, da un lato, perché ogni assemblea ha deciso in modo autonomo il suo funzionamento e le azioni da condurre, e perché i contatti e le azioni coordinate tra le diverse assemblee sono state volontarie  – ma non per questo meno solide –. Consenso, perché di solito questo è stato il metodo di decisione, tanto che lo smantellamento di alcuni degli acampadas è stato ritardato per rispettare anche le posizioni di quelle minoranze che sostenevano il loro mantenimento ad oltranza.

Alcune delle proposte che sono emerse dalle assemblee sono le seguenti: modificazione della legge elettorale (liste aperte e una distribuzione più equa del peso del voto dei cittadini, indipendentemente dalla zona geografica e dal partito che votano), realizzazione effettiva dei diritti sociali fondamentali (alloggio, sanità, istruzione), abolizione delle leggi discriminanti ed ingiuste (Processo di Bologna o Spazio Europeo di Insegnamento Superiore, Legge sull´immigrazione, Legge Sinde), riforma fiscale (introduzione della Tobin-Tax, abolizioni dei paradisi fiscali, recupero della tassa di patrimonio e successioni, ecc.), eliminazione dei privilegi della classe politica (eliminazione dello stipendio vitalizio, persecuzione della corruzione), riforma bancaria (nazionalizzazione delle banche ad opera dello Stato, ecc.), effettiva realizzazione dello Stato laico, democrazia partecipativa e diretta, chiusura degli impianti nucleari, recupero delle imprese pubbliche privatizzate, effettiva separazione dei poteri, riduzione delle spesse militari, trasparenza politica, ecc.

Tra le proposte, concordate tra i giorni 3, 4 e 5 di giugno in una inter-acampada realizzata nel punto zero del movimento, cioè la Puerta del Sol, con la partecipazione di 56 acampadas di tutto il paese (le quali hanno deciso, tra l'altro, la convocazione di successivi manifestazioni), emerge l´insistenza su alcune delle rivendicazioni centrali del movimento: democrazia partecipativa, trasparenza politica, riforma della legge elettorale, eliminazione dei privilegi della classe politica, controllo sulle banche e l´effettiva separazioni dei poteri.

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e. Il processo di decentralizzazione

Al momento in cui scriviamo queste righe, il movimento 15M sembra essere già entrato in una seconda fase. La acampada di Sol, che è diventata un simbolo del movimento, è stata smantellata, anche se questo non impedisce che puntualmente si ritorni alla piazza centrale di Madrid per varie attività e neanche che gli indignati affermino di "conoscere la via del ritorno" all'occupazione delle piazze. Questo sembra avere segnato comunque un punto di inflessione. Anche in altre città spagnole, dove si realizzavano acampadas, la corrispondente assemblea ha deciso per la smobilitazione, seppure con un po’ di ritardo rispetto a Barcellona. 

La strategia adottata in molte città è stata quella del decentramento del movimento, con l´impegno volto alla creazione di assemblee di quartiere e il mantenimento delle attività decentrate e tematiche (specialmente, ad esempio, i blocchi degli sfratti, già in essere a decine, in cui opponendo una resistenza pacifica si impedisce il “lancio” all'esterno delle case delle suppellettili degli sfrattati) e altre centralizzate (azioni nelle piazze centrali, discussioni parallele agli atti del Parlamento, ecc.).

Così, il movimento sembra avere optato per una strategia a medio termine, al fine di evitare il possibile logoramento che potrebbe derivare dal voler mantenere le acampadas centrali, nel frattempo che si crei un´infrastruttura politica maggiormente diffusa sul territorio, riattivabile quando le circostanze lo giustificheranno, come sarà esposto nella prossima sezione.

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IV. Valutazione finale

a. Possibili futuri scenari

È estremamente complicato cercare di fare un pronostico di ciò che accadrà, anche perché il movimento 15M è, probabilmente, il risultato di una interazione tra un settore della società civile e gli eventi socio-politici che la agitano, che sono alquanto imprevedibili. Eppure, si possono impostare tre scenari-tipo.

Scenario 1. Disattivazione

Una prima possibilità passa attraverso la lenta “estinzione” del movimento. Si può ipotizzare che una serie di fattori potrebbero spingere in questa direzione e, in particolare, la perdita di visibilità del movimento derivata del suo processo di decentramento, lo smantellamento delle acampadas e l'erosione che potrà derivare con il passare del tempo.

Scenario 2. Riattivazione

In un secondo scenario, dopo una prima fase di emersione della mobilitazione ed una seconda di decentramento, potrebbe sopraggiungere una terza fase del movimento, di riattivazione, la quale potrebbe trovare il suo catalizzatore in eventi di tipo politico – le elezioni politiche anticipate per il 20 di novembre – o economico. In uno scenario di riattivazione, l´impegno per il decentramento potrebbe diventare una risorsa importante del movimento, nella misura in cui la sua infrastruttura saprà giungere a più parti del corpo sociale. L´evoluzione dei successi in Spagna suggerisce che questo scenario-tipo può descrivere molto di ciò che può accadere: precisamente, la recente convocazione alle elezioni generali e la perdurante crisi economica condita con una pressione feroce dai mercati internazionali sul debito spagnolo, hanno coinciso entrambe con nuove convocazioni in Puerta del Sol. Mentre scriviamo questo testo, gli apparati di polizia dello Stato hanno impedito l'organizzazione di azioni (si parla di una ragione principale: la futura visita religiosa del Papa[11]); nonostante ciò, dato il vigore e la forza del movimento, è del tutto impensabile pretendere che la repressione della polizia possa in qualche modo impedire una riattivazione delle proteste nella loro espressione più centralizzata.

Scenario 3. Situazioni intermedie

Nel terzo scenario, infine, si possono dare una serie di alternative intermedie fra le due precedenti, che potrebbero presentarsi anche simultaneamente. Alcune di queste non sono esenti da rischi. Si potrebbe avere, per esempio, una riattivazione del movimento ma solo per quanto riguarda alcuni settori, probabilmente i più radicalizzati, capace di mettere in pericolo la loro connessione con il resto della cittadinanza. Allo stesso modo, è possibile che una parte del movimento cerchi di portare il suo spirito nelle istituzioni. In un’ipotesi possibile, il movimento potrebbe mantenersi durante un lungo periodo come quello presente, cioè, con un livello di attività moderato, focalizzato in un lavoro di fondo di minore impatto sui media, ma di grande rilevanza sociale e che possa agire come base per il suo rilascio a breve termine o, anche, per esperienze successive nel medio termine. Una di queste possibilità è rappresentata dal referendum popolare che il movimento ha convocato per il prossimo 15 ottobre.

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b. Conclusioni

Una della capacità del movimento 15M, in certo senso un nuovo potere costituente, è stata quella di elevare alla categoria “politica” questioni che, paradossalmente, pur essendo politiche non venivano considerate come tali. L´insoddisfazione per la situazione politica, economica e sociale in Spagna è stata per tempo il rumore di fondo sotteso alle faccende quotidiane della cittadinanza. Il movimento degli indignati ha messo queste questioni all'ordine del giorno; articolate in un discorso politico, le cause del malessere della cittadinanza – a volte, apertamente, tratte dalla sofferenza dei cittadini – hanno ricevuto finalmente una considerazione simile ai fenomeni meteorologici, e la loro dimensione politico-sociale è stata riscoperta: come fatti sociali, hanno cause sociali e sono suscettibili di essere socialmente risolti; grazie a questa dimensione politica, il movimento 15M ha fatto saltare per aria gli angusti confini del “possibile”.

Per chi abbia partecipato al movimento, le proteste hanno tracciato nel piano soggettivo ed emozionale, una forte impronta. L´incontro festoso e pacifico ha riportato al centro delle rivendicazioni una necessità vitale che la cittadinanza sembrava aver dimenticato o  considerava del tutto inesistente: la felicità. Una felicità solidale, una voglia di emancipazione, una felicità che non volendo occupare il potere disorienta il potere costituito, il quale cerca di utilizzare la paura e i freni inibitori della felicità (dichiarazione d’illegalità delle manifestazioni, sfratti, cariche della polizia, arresti, ferimenti, ecc.). Ma questi tentativi inibitori della felicità si scontrano inaspettatamente con l´abbraccio di due sconosciuti che già si amano, nel momento in cui ricevono un messaggio di un indignato di un'altra città che li informa di come migliaia di persone, in altri luoghi, provano lo stesso piacere nell'abbracciare lo sconosciuto-amato. Essere-gli-uni-con-gli-altri non ha mai avuto un significato così profondo. È il tempo del con-tatto, del con-tagio; di questa felicità che trabocca in ogni piazza, in ogni strada, in ogni angolo in cui qualcuno dice “sono indignato!”. Co-esistiamo nella spontaneità di questa désoeuvre che sconvolge le forme sociali imposte. Ecco la potenza di questo movimento. Ma si tratta, al tempo stesso, di una felicità agrodolce. Sappiamo che oltre la piazza le condizione sociali, politiche ed economiche che soffriamo hanno un sapore molto diverso di quello che si può assaporare nel microclima di ogni piazza.

Maggio 2011. Questa è la nostra primavera. Questo è il momento di uscire dai luoghi dell'inverno. La pioggerellina di questo maggio ci sta ricoprendo facendoci sentire che la rivoluzione sta dentro ognuno di noi, facendoci fiorire con una felicità che nessuno mai più potrà rimproverarci di aver provato. Siamo indignati, ma insieme siamo felici. Camminiamo lentamente, però camminiamo svegli, facendo molta strada lungo l’andare.

 

AGOSTO 2011

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[1] Ringraziamo MariaSole Fanuzzi e Alessandro D'Aloia per l'aiuto nella traduzione del testo.

[2] «Non siamo anti-sistema, il sistema è anti-noi»; «Dall´alto ci pisciano addosso, i giornali dicono che piove»; «Chiuso per Rivoluzione, godetevi le molestie».

[3] M. Maresca, J.I. Mendiguchìa, «Léxico pasoliniano», in Sileno. Variaciones sobre arte y pensamiento, nº7, 1999, p. 83.

[4] P.P. Pasolini, «Fuori dal Palazzo», in Il corriere della Sera, 1° agosto 1975 (trad. «Fuera de palacio», in Cartas luteranas, Ed. Trotta, Madrid 2010, 2ed., pp. 85-90; ed. it., Lettere luterane, Garzanti Libri, Milano 2009).

[5] Pasolini, op.cit., p. 88.

[6] C. Taibo, Nada será como antes. Sobre el movimiento 15-M, Ed. Catarata, Madrid 2011.

[9] Una sentenza dal giudice María Victoria Rosell, del tribunale d’istruzione nº8 di Las Palmas, ritiene che lo sgombero degli indignati delle piazze pubbliche deve realizzarsi con un ordine di sfratto perché considera che le acampadas come “domicilio”. Questa sentenza potrebbe schiudere la porta all'ipotesi di dichiarare fuori della legalità la condotta della polizia contro gli indignati.

[10] http://politica.elpais.com/politica/2011/05/27/actualidad/1306489864_137130.html

[11] Durante la visita del Papa alla Giornata Mondiale della Gioventù (16-20 agosto), la polizia ha represso i manifestanti che chiedevano che la Giornata Mondiale della Gioventù non fosse finanziata con denaro pubblico, tra le altre cose.