Recensioni
SUSHI BAR SARAJEVO
Un romanzo di Giovanni Di Iacovo
Massimo Ammendola
Italia, anno 2025. Uno sguardo sul mondo
che verrà. O che forse è già qui, un embrione, in veloce crescita. Si
potrebbe pensare ad un'utopia negativa, alla 1984. Oppure ci troviamo
quasi davanti ad una cronaca folle e lucida dell'oggi?
Mi sono
imbattuto in questo romanzo, per caso, su internet (ma in effetti, nulla
è per caso): scovai un commento stuzzicante di Valerio Evangelisti,
scrittore italico: «Come se McLuhan e Marcuse si
fossero alleati a Philip K. Dick e a Robert Sheckley, rendendo
avvincente e fantasmagorica la propria saggistica».
Insomma, una
vera e propria sintesi dei pensieri elaborati dagli intellettuali che si
sono interessati di critica sociale, comunicazione e linguaggio, e dagli
scrittori che hanno creato la cosiddetta fantascienza sociologica. Se ci
mettiamo vicino pure una storia avvincente, ricca di colpi di scena e
spunti di fantapolitica, che descrivono (con tanto di cronologia e carta
geografica in appendice) un mondo non poi tanto impossibile, oltre agli
ottimi contenuti, il risultato è effettivamente esaltante.
Lo stile è
crudo, come la trama. Di Iacovo potrebbe sembrare cinico, ma forse la
sua la visione della realtà, disillusa, è fin troppo «realistica».
Il suo pensiero
è chiaro: la è vita umana è una infinita tragedia dove non esistono
eroi né mai esisteranno.
E ci troviamo
davanti a una tragica mini saga familiare, narrata attraverso le vicende
dei Voland, una famiglia non proprio «normale», sullo sfondo dei Balcani
e di ciò che resta dell'Italia (dopo una sorta di Terza Guerra
Mondiale). La storia parte dal sanguinoso assedio di Sarajevo (realmente
avvenuto, durante la guerra, nel 1995), in cui i protagonisti si
ritrovano uniti in una drammatica resistenza armata contro i cecchini
nemici: negli ultimi proiettili che sparano, ci sono le ceneri del
capofamiglia, Victor, da poco deceduto. Dopo questo macabro prologo, i
destini di Annika e dei suoi figli Vlado, Maja e Tomislav si dividono,
per poi re-incrociarsi lungo lo svolgere degli eventi, nelle maniere più
strane e crudeli.
Strani scherzi
del destino? Nulla è per caso...
Seguendo le vite
dei protagonisti, inizia quindi un viaggio in quello che la nostra
società è e/o sta diventando, proiettandoci in ciò che forse già siamo,
ma che ancora non riusciamo a (o vogliamo) vedere nitidamente: rapporti
umani squallidi, distorti dall'interesse, dalla voglia di apparire e
dall'egoismo; il consumo diventato pienamente religione, con un'economia
capitalistica ormai
disinibita e totale, che non nasconde più la sua natura perversa e
distruttiva: centro della nuova Italia, è la città-ipermercato di Mall
Ville, la cui forma di governo è quella della repubblica parlamentare
commerciale, la religione professata dalla stragrande maggioranza degli
abitanti è, naturalmente, quella del Dio Denaro: i
quindicimila abitanti credono in una versione leggermente rivista della
storia della Creazione: Dio è la Marca Originale, e l'universo è un suo
prodotto, che quindi ha una sua data di scadenza, che starebbe per
arrivare, dato che il prodotto non è stato conservato in maniera
ottimale...
Per Di Iacovo,
finito il tempo delle grandi ideologie di riferimento, la gente sfoga il
proprio innato bisogno di credere in qualcosa, nei modi più sciocchi e
banali, addirittura adorando cellulari o slogan pubblicitari. Come
dargli torto?
Il Padre
Nostro cristiano dedicato a Dio, si trasforma in un'esaltazione
dell'invenzione più grande di tutti i tempi, che ha portato più di
qualsiasi altro oggetto l'amore nelle vita di tutti noi: il cellulare!
Padre nostro/che sei nell’etere/sia santificato il tuo
pin/venga la tua
ricarica/siano scaricate le tue suonerie/facci oggi il nostro squillo
quotidiano/ rimanda a noi i nostri
sms/come noi li rimandiamo ogni giorno a tutte le ore/e non ci
indurre in clonazione/ma liberaci dall’obbligo di spenderlo in
chiesa/Amen.
La televisione
diventa poi il nucleo centrale di questo sistema, con le scintillanti e
spettacolari luci di un sempre più perverso e manipolatore apparato dei
media e dell'informazione, capace di incantare le folle e «creare»
l'opinione pubblica.
Al centro di
Sushi Bar Sarajevo, c'è infatti il racconto dello svolgersi
dell'ultima puntata del
seguitissimo talk show televisivo, Salto nel torbido,
condotto dal crudele e potente Max Magenta. E seguire l'incedere della
diretta permette a Di Iacovo di scandagliare e fare luce sui meccanismi
dell'entertainment televisivo, i perversi strumenti che questo
mondo sperimenta per manipolare le coscienze di noi spettatori: a
partire dall'attrazione emotiva creata attraverso la proposizione
(continua) del particolare (sempre più) macabro e morboso, su cui i
media ci costruiscono il loro successo.
Storie
strappalacrime, vissuti spiattellati in diretta nazionale, gossip &
risse, l'obiettivo è sempre lo stesso, far arrotondare la bocca dei
telespettatori in un unico emozionato ooooh... così si costituisce un
vivido odio collettivo che sostituisce il verosimile al vero,
allontanando quest'ultimo dal triste reale presente di ognuno. Come
accade nell'attuale programmazione televisiva, colma di programmi creati
appositamente per sostituire la vita reale: sopperiscono alle carenze
emotive della banalità del quotidiano per evitare che al cittadino venga
in mente di movimentarsi la vita da solo con esiti imprevedibili.
Anche la sfera
prettamente politica viene bersagliata dall'autore: una delle citazioni
che il romanzo contiene a inizio capitolo, è presa dalle Storie
di Polibio, in cui lo storico illustra le fasi che attraverso le forme
di governo. Dalla monarchia si passa alla tirannide, poi
all'aristocrazia, che diventa oligarchia, al cui posto sorge poi la
democrazia. Il passaggio successivo, è quello più interessante ed
attuale: Quando questa [la democrazia], a sua volta, si
macchia di illegalità, corruzione e violenze, col passare del tempo si
costituisce l'oclocrazia. Ed oclocratico è ciò che resta dello Stato
italiano, unitosi ai Balcani e divenuto infatti Federazione Oclocratica
dell'Adriatico, in seguito ad un progetto di legge che ha prosciugato
l'Adriatico...
Stimolanti e
divertenti anche le mutazioni della vita quotidiana dovute al
miglioramento di una tecnologia che purtroppo non mira a liberare
l'essere umano, ma a controllarlo, distruggerlo, e renderlo ancora più
schiavo: il microclima artificiale, prodotto dalla Microsoft, che
proietta in un cielo altrimenti vuoto e apocalittico, le albe e i
tramonti (ormai privatizzati); i software neurali che devi installarti
(alla Matrix) per poterti diplomare, per comportarti meglio con i tuoi
superiori, per migliorare l'efficienza... Le stesse droghe sono
diventate normale oggetto di consumo (e quindi guadagno) tanto da far
parte della dotazione di base dei soldati: diverse sacche di sostanze
stupefacenti liquide sono contenute nelle loro tute, iniettabili con un
semplice movimento del polso, per aumentare prestazioni fisiche,
diminuire il dolore o la paura di uccidere o torturare, dalle anfetamine
al sodio penthotal.
Ogni tanto, le
realtà virtuali e le novità tecnologiche dell'epoca in cui è ambientato
il romanzo, spuntano addirittura all'interno del romanzo stesso: a
spezzare il racconto, ad esempio, ci pensa il Brainvision Flash
pop-up, una specie di finestra pop-up, pubblicità/notiziario che
spunta direttamente all'interno del cervello (di coloro che vivono nel
romanzo e di conseguenza dei lettori), le ultime notizie direttamente
nelle vostre sinapsi. Come è avvenuto un cambiamento così profondo,
come si è riusciti a inserire una specie di micro-computer all'interno
degli esseri umani? Ce lo spiega il primo dei vari notiziari che
andranno in onda lungo la storia: ogni cittadino ha subìto
l'impiantamento, sottopelle, di una tessera credito-vita, che permette,
nel vero senso della parola, di vivere. Ogni tessera credito-vita è
attiva solo se possiedi denaro, il bios, unica moneta corrente.
Un bios
permette un giorno di vita! Questa la soluzione ultima del sistema
capitalistico oclocratico: disoccupazione allo 0%, niente repressioni su
mendicanti, perdigiorno e feccia varia. O lavori o muori. Perché
all'esaurimento del bios, l'impianto sottocutaneo inietterà nel
cervelletto una democratica dose di clostridio che ne spegnerà
definitivamente le funzioni.
Sullo sfondo del
romanzo sopravvive un'umanità immatura, crudele, in un mondo sempre più
brutto e triste, da cui si cerca disperatamente la fuga. A cui sono
stati tolti pure i piaceri della tavola, ridotti a pillole monodose, «al
sapore di», data l'ormai raggiunta sterilità della Terra.
Ma come sempre
accade nella storia dell'umanità, ci sono sacche (stravaganti!) di
resistenza, frange di ribelli, che a modo loro, tentano di costruire un
mondo diverso, non disposte a piegarsi al Sistema.
Questi gli
ingredienti di un romanzo stimolante come pochi, nel triste palcoscenico
della letteratura italiana contemporanea.
E mi sembra
giusto chiudere questa recensione con uno degli artifici
letterari/tecnologici che usa Di Iacovo, il Brainvision Flash pop-up,
la «pubblicità cerebrale», che lo stesso autore ha creato per promuovere
il romanzo in un'intervista online:
Hai paura che
arrivi il Natale perché porterà con se l’ennesimo film idiota di
Vanzina?
Sei tormentato
la notte da sogni in cui insegui Maria De Filippi con una motosega
accesa?
Vorresti gettare
la TV di sotto ma abiti in un misero piano rialzato e a malapena si
ammaccherebbe?
Prova Sushi Bar
Sarajevo.
Tre pillole di
Sushi Bar Sarajevo al giorno, tutte prima di coricarsi.
Attenzione: può
avere effetti collaterali su chi ha recentemente partecipato al Family
Day.
OTTOBRE 2010