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02
Ottobre 2010

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Recensioni

SUSHI BAR SARAJEVO

Un romanzo di Giovanni Di Iacovo

Massimo Ammendola

 

Italia, anno 2025. Uno sguardo sul mondo che verrà. O che forse è già qui, un embrione, in veloce crescita. Si potrebbe pensare ad un'utopia negativa, alla 1984. Oppure ci troviamo quasi davanti ad una cronaca folle e lucida dell'oggi?

Mi sono imbattuto in questo romanzo, per caso, su internet (ma in effetti, nulla è per caso): scovai un commento stuzzicante di Valerio Evangelisti, scrittore italico: «Come se McLuhan e Marcuse si fossero alleati a Philip K. Dick e a Robert Sheckley, rendendo avvincente e fantasmagorica la propria saggistica».

Insomma, una vera e propria sintesi dei pensieri elaborati dagli intellettuali che si sono interessati di critica sociale, comunicazione e linguaggio, e dagli scrittori che hanno creato la cosiddetta fantascienza sociologica. Se ci mettiamo vicino pure una storia avvincente, ricca di colpi di scena e spunti di fantapolitica, che descrivono (con tanto di cronologia e carta geografica in appendice) un mondo non poi tanto impossibile, oltre agli ottimi contenuti, il risultato è effettivamente esaltante.

Lo stile è crudo, come la trama. Di Iacovo potrebbe sembrare cinico, ma forse la sua la visione della realtà, disillusa, è fin troppo «realistica».

Il suo pensiero è chiaro: la è vita umana è una infinita tragedia dove non esistono eroi né mai esisteranno.

E ci troviamo davanti a una tragica mini saga familiare, narrata attraverso le vicende dei Voland, una famiglia non proprio «normale», sullo sfondo dei Balcani e di ciò che resta dell'Italia (dopo una sorta di Terza Guerra Mondiale). La storia parte dal sanguinoso assedio di Sarajevo (realmente avvenuto, durante la guerra, nel 1995), in cui i protagonisti si ritrovano uniti in una drammatica resistenza armata contro i cecchini nemici: negli ultimi proiettili che sparano, ci sono le ceneri del capofamiglia, Victor, da poco deceduto. Dopo questo macabro prologo, i destini di Annika e dei suoi figli Vlado, Maja e Tomislav si dividono, per poi re-incrociarsi lungo lo svolgere degli eventi, nelle maniere più strane e crudeli.

Strani scherzi del destino? Nulla è per caso...

Seguendo le vite dei protagonisti, inizia quindi un viaggio in quello che la nostra società è e/o sta diventando, proiettandoci in ciò che forse già siamo, ma che ancora non riusciamo a (o vogliamo) vedere nitidamente: rapporti umani squallidi, distorti dall'interesse, dalla voglia di apparire e dall'egoismo; il consumo diventato pienamente religione, con un'economia capitalistica ormai  disinibita e totale, che non nasconde più la sua natura perversa e distruttiva: centro della nuova Italia, è la città-ipermercato di Mall Ville, la cui forma di governo è quella della repubblica parlamentare commerciale, la religione professata dalla stragrande maggioranza degli abitanti è, naturalmente, quella del Dio Denaro: i quindicimila abitanti credono in una versione leggermente rivista della storia della Creazione: Dio è la Marca Originale, e l'universo è un suo prodotto, che quindi ha una sua data di scadenza, che starebbe per arrivare, dato che il prodotto non è stato conservato in maniera ottimale...

Per Di Iacovo, finito il tempo delle grandi ideologie di riferimento, la gente sfoga il proprio innato bisogno di credere in qualcosa, nei modi più sciocchi e banali, addirittura adorando cellulari o slogan pubblicitari. Come dargli torto?

Il Padre Nostro cristiano dedicato a Dio, si trasforma in un'esaltazione dell'invenzione più grande di tutti i tempi, che ha portato più di qualsiasi altro oggetto l'amore nelle vita di tutti noi: il cellulare! Padre nostro/che sei nell’etere/sia santificato il tuo pin/venga la tua ricarica/siano scaricate le tue suonerie/facci oggi il nostro squillo quotidiano/ rimanda a noi i nostri sms/come noi li rimandiamo ogni giorno a tutte le ore/e non ci indurre in clonazione/ma liberaci dall’obbligo di spenderlo in chiesa/Amen.

La televisione diventa poi il nucleo centrale di questo sistema, con le scintillanti e spettacolari luci di un sempre più perverso e manipolatore apparato dei media e dell'informazione, capace di incantare le folle e «creare» l'opinione pubblica.

Al centro di Sushi Bar Sarajevo, c'è infatti il racconto dello svolgersi dell'ultima puntata del  seguitissimo talk show televisivo, Salto nel torbido, condotto dal crudele e potente Max Magenta. E seguire l'incedere della diretta permette a Di Iacovo di scandagliare e fare luce sui meccanismi dell'entertainment televisivo, i perversi strumenti che questo mondo sperimenta per manipolare le coscienze di noi spettatori: a partire dall'attrazione emotiva creata attraverso la proposizione (continua) del particolare (sempre più) macabro e morboso, su cui i media ci costruiscono il loro successo.

Storie strappalacrime, vissuti spiattellati in diretta nazionale, gossip & risse, l'obiettivo è sempre lo stesso, far arrotondare la bocca dei telespettatori in un unico emozionato ooooh... così si costituisce un vivido odio collettivo che sostituisce il verosimile al vero, allontanando quest'ultimo dal triste reale presente di ognuno. Come accade nell'attuale programmazione televisiva, colma di programmi creati appositamente per sostituire la vita reale: sopperiscono alle carenze emotive della banalità del quotidiano per evitare che al cittadino venga in mente di movimentarsi la vita da solo con esiti imprevedibili.

Anche la sfera prettamente politica viene bersagliata dall'autore: una delle citazioni che il romanzo contiene a inizio capitolo, è presa dalle Storie di Polibio, in cui lo storico illustra le fasi che attraverso le forme di governo. Dalla monarchia si passa alla tirannide, poi all'aristocrazia, che diventa oligarchia, al cui posto sorge poi la democrazia. Il passaggio successivo, è quello più interessante ed attuale: Quando questa [la democrazia], a sua volta, si macchia di illegalità, corruzione e violenze, col passare del tempo si costituisce l'oclocrazia. Ed oclocratico è ciò che resta dello Stato italiano, unitosi ai Balcani e divenuto infatti Federazione Oclocratica dell'Adriatico, in seguito ad un progetto di legge che ha prosciugato l'Adriatico...

Stimolanti e divertenti anche le mutazioni della vita quotidiana dovute al miglioramento di una tecnologia che purtroppo non mira a liberare l'essere umano, ma a controllarlo, distruggerlo, e renderlo ancora più schiavo: il microclima artificiale, prodotto dalla Microsoft, che proietta in un cielo altrimenti vuoto e apocalittico, le albe e i tramonti (ormai privatizzati); i software neurali che devi installarti (alla Matrix) per poterti diplomare, per comportarti meglio con i tuoi superiori, per migliorare l'efficienza... Le stesse droghe sono diventate normale oggetto di consumo (e quindi guadagno) tanto da far parte della dotazione di base dei soldati: diverse sacche di sostanze stupefacenti liquide sono contenute nelle loro tute, iniettabili con un semplice movimento del polso, per aumentare prestazioni fisiche, diminuire il dolore o la paura di uccidere o torturare, dalle anfetamine al sodio penthotal.

Ogni tanto, le realtà virtuali e le novità tecnologiche dell'epoca in cui è ambientato il romanzo, spuntano addirittura all'interno del romanzo stesso: a spezzare il racconto, ad esempio, ci pensa il Brainvision Flash pop-up, una specie di finestra pop-up, pubblicità/notiziario che spunta direttamente all'interno del cervello (di coloro che vivono nel romanzo e di conseguenza dei lettori), le ultime notizie direttamente nelle vostre sinapsi. Come è avvenuto un cambiamento così profondo, come si è riusciti a inserire una specie di micro-computer all'interno degli esseri umani? Ce lo spiega il primo dei vari notiziari che andranno in onda lungo la storia: ogni cittadino ha subìto l'impiantamento, sottopelle, di una tessera credito-vita, che permette, nel vero senso della parola, di vivere. Ogni tessera credito-vita è attiva solo se possiedi denaro, il bios, unica moneta corrente.

Un bios permette un giorno di vita! Questa la soluzione ultima del sistema capitalistico oclocratico: disoccupazione allo 0%, niente repressioni su mendicanti, perdigiorno e feccia varia. O lavori o muori. Perché all'esaurimento del bios, l'impianto sottocutaneo inietterà nel cervelletto una democratica dose di clostridio che ne spegnerà definitivamente le funzioni.

Sullo sfondo del romanzo sopravvive un'umanità immatura, crudele, in un mondo sempre più brutto e triste, da cui si cerca disperatamente la fuga. A cui sono stati tolti pure i piaceri della tavola, ridotti a pillole monodose, «al sapore di», data l'ormai raggiunta sterilità della Terra.

Ma come sempre accade nella storia dell'umanità, ci sono sacche (stravaganti!) di resistenza, frange di ribelli, che a modo loro, tentano di costruire un mondo diverso, non disposte a piegarsi al Sistema.

Questi gli ingredienti di un romanzo stimolante come pochi, nel triste palcoscenico della letteratura italiana contemporanea.

E mi sembra giusto chiudere questa recensione con uno degli artifici letterari/tecnologici che usa Di Iacovo, il Brainvision Flash pop-up, la «pubblicità cerebrale», che lo stesso autore ha creato per promuovere il romanzo in un'intervista online:

Hai paura che arrivi il Natale perché porterà con se l’ennesimo film idiota di Vanzina?

Sei tormentato la notte da sogni in cui insegui Maria De Filippi con una motosega accesa?

Vorresti gettare la TV di sotto ma abiti in un misero piano rialzato e a malapena si ammaccherebbe?

Prova Sushi Bar Sarajevo.

Tre pillole di Sushi Bar Sarajevo al giorno, tutte prima di coricarsi.

Attenzione: può avere effetti collaterali su chi ha recentemente partecipato al Family Day.

 

OTTOBRE 2010

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