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02
Ottobre 2010

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Sessualità e famiglia oggi

RUBRICA «SESSUALITÀ E FAMIGLIA OGGI»

Evocazioni ed alcune ragioni preliminari

Paolo Fazzari

 

In questo secondo numero di Città Future abbiamo deciso di ritagliare uno spazio specifico, che prende forma e denominazione di «rubrica», dedicato al tema «sessualità e famiglia oggi».

Sebbene chiedendoci quanto prematuro potesse essere il dedicarsi a questo argomento, abbiamo   contestualmente sentito si trattasse del momento giusto. È da qualche tempo, infatti, che alcuni di noi condividendo interessi, domande e questioni su temi disparati di società e politica, hanno provato a interrogare la costellazione famiglia e sessualità oggi, appunto. Una curiosità, una possibile ipotesi di ricerca. Certamente un’azione audace al pari, metaforicamente parlando, del tentare di prendere un toro per le corna, tale grande è la sensazione di forza e attenzione, quasi sovrumana, da dover impiegare per muoversi su tale argomento.

Tale interesse, campo di studi per meglio dire, è stato sicuramente ingolosito e stuzzicato, dalle numerose discussioni di ormai un po’ di tempo fa, dal momento cioè, in cui, in tale riflessione sono iniziati a comparire una serie copiosa di scandali e «malignità». Durante un certo tipo di manifestazioni mediatiche è stato, infatti, difficile, se non impossibile, iniziare a osservare e commentare quell’ampia rassegna di avvenimenti così indicibilmente sovrapposta alle più recenti vicende politiche e sociali. Talvolta, sottolineiamolo, sovrapposte al punto da risultare indefinibile lo scarto tra l’evento politico e lo scandalo mediatico. Tutta una serie di avvenimenti specifici ci hanno così, insieme e per conseguenza, offerto lo spunto per misurare il polso della situazione, politica e sociale; proviamo a fare mente locale (ma non troppa), a questi eventi: allora; pensiamo ai casi Marrazzo-trans, le giovani e gli ammalianti incontri di Villa Certosa, le estorsioni di denaro di “Vallettopoli” per occultare l’esistenza di immagini scandalose (etc., e sia ben chiaro giusto per citarne alcuni). Tali notizie ci hanno in fondo scossi e al contempo offertoci un quadro chiaro di questi nostri tempi; a nostro avviso è quasi come se essi ci avessero offerto un grimaldello per entrare e guardare all’attuale (e sempiterna) situazione e questione sociale. Cosa ne abbiamo scorto, dando per scontato che ci sia poi in fondo qualcosa da scorgere? Proviamo a dirla così: siamo stati incuriositi dagli scandali e dallo scandalo che tali eventi hanno suscitato, operazione forse banale, ma poi, meno banalmente, appunto, abbiamo cercato, e crediamo, di aver provato a portare alla luce il nodo tenente insieme quei tanti piccoli frammenti discorsivi e scandalosi, da iniziare ad ipotizzare che vi fosse un orizzonte ben più vasto al di là del – banalissimo e superficiale – filone dello scandalo stesso.  

Abbiamo iniziato pressappoco a notare questo, infatti: un fantastico (è il caso di dirlo) e fantasioso (ma non così eccessivamente) modo di risolvere numerose, e quotidianissime, faccende umane. Il risultato? spesso lo stesso: un inusitato riversamento nel «sessuale» della questione politica e sociale. Dalla politica, in particolare, ci sono pervenuti i primi inequivocabili segni di questi tempi, ma, sottolineiamo, la società tutta ha mostrato spesso, e molto volentieri, i segni di una certa precisabile (sarà la nostra tesi) costellazione di cultura e contro-cultura. Basti forse, e su tutte, provare a giudicare il modo in cui la stessa notizia è stata proposta, frammenti discorsivi re-distribuiti in guisa di sexy telenovela; e non esitiamo a sostenere, da risultare molto più, e francamente, succulenti di Beautiful.

L’apparentissima banalità di partenza delle questioni sulle quali ci siamo intesi, non ci ha dunque, e tuttavia, demoralizzato dal tentare di guardare oltre, cercare un significato in più, e tentare poi di ribaltare il tutto ponendola quale motore per lanciare e ri-lanciare una rilettura delle categorie e rappresentazioni di famiglia e sessualità.

Da siffatto panorama sono scaturite, infatti, numerose e sempiterne domande come: il cosa pensare, ad esempio, di questa sessualità così apparentemente e prepotentemente al centro, oggi? Cosa dire e come esprimersi in riferimento ad una sessualità così ciecamente avviluppata in ogni piega e risvolto di discorso «pubblico»?

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Per dovere di cronaca segnaliamo questo: ci siamo resi conto ben presto che, a tale banchetto, imbastito per noi dai numerosi sexy-gate e porno-gate, dovesse essere invitato e partecipare anche   l’«altro» importante termine che silenziosamente, ma acutamente, si intreccia sostiene e contiene tali vicende stesse: la famiglia, oggi.

Perché, qui è un passaggio cruciale, poiché è probabilmente anche tramite la famiglia, la sua rappresentazione, i suoi rapporti con la sessualità stessa, che diviene possibile rintracciare gli strumenti per esplorare la mentalità di questa società, per provare a scovarne, forse, gli ancora attualissimi vizi e virtù, i modi di intendere l’affettività, le sue strutture e magari la sua ideologia (se ce ne sia ancora la possibilità di nominarla).

 

Spostiamoci per un attimo, passando all’altro termine della discussione di cui su detto: la «famiglia». Essa è indubbiamente un «discorso» complessissimo, non c’è che dire. Proviamola a definire così, preliminarmente:  istituzione umana percorsa da elementi giuridici, attraversata da discorsi morali e di costume, determinata da modi di intendere i legami, saldata sulla base di aspetti economici e politici, e «oggetto» se la si riconosce quale osservata speciale della lente psicologica, sociologica, teologica e morale. Fulcro per azione politica e di politiche, topos di costante attenzione poiché luogo materiale ove  cullare il futuro cittadino. La famiglia è definita dall’articolo 29 della costituzione come un ente di diritto, primo e fondamentale elemento sociale: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.

E se oggi la famiglia è al centro di nuove questioni: matrimoni gay, adozioni omparentali, diverse rappresentanze di identità di genere, ce ne sono anche tantissime di più antica data, ormai storicamente cristallizzate: castità, verginità prematrimoniale, contraccezione, aborto. Insomma la famiglia è il luogo ove la sessualità ha storicamente trovato il suo punto di ingrigliamento, il luogo ove la sessualità è riuscita, più o meno percettibilmente e sensibilmente, a rifluirvi per tanto tempo.

Indubbiamente il familiare è luogo, come dice Foucault, nel quale storicamente la sessualità è stata creata e tenuta insieme.

 

Probabilmente, a voler davvero seguire l’insegnamento di M. Foucault, tale proposta di lavoro equivale pressappoco a gettarsi la zappa sui piedi.

Ci troviamo, infatti, a rigore, in un impasse. Parlare di ciò di cui si farebbe meglio a tacere se non a patto di rivitalizzare strategie, forse inconsce, dettate dalla matrice di produzione di ulteriori inevitabili e consustanziali tecnologie del sé (cfr tecnologie del sé). Come esprimersi in tal senso, sul tema della sessualità, ed oltremodo su quello della famiglia, se con tale atto non significasse divenire produttori di un discorso che per sua definizione stessa si avvicina in modo così fatale ad un  «discorso di potere»?

Forse si potrà bollare tutto ciò come retorico. Tuttavia forse risulta essere una premessa necessaria. Desideriamo darci credito e provare a tuffarci maggiormente nella questione teoretica, che potrebbe aiutarci nel fare qualche passo nella messa a fuoco del tema. Poiché, in fondo, ci aspettiamo che il punto possa essere proprio questo: mettere a fuoco.

E per fare questo partiamo da una lucida affermazione di Foucault: «Mi sono soltanto chiesto se, per decifrare i rapporti tra potere, sapere e sesso, si dovesse davvero centrare tutta l’analisi sulla nozione di repressione; e se non si rendesse meglio conto delle cose iscrivendo i divieti, le proibizioni, i rifiuti, le occultazioni in una strategia più complessa, più globale, non orientata verso la rimozione come obiettivo maggiore e principale». Espressione capitale, e non solo poiché posta all’inizio di un lunghissimo itinerario, quello della «Storia della sessualità».

È con tali indicazioni che ci aggiungiamo ad iniziare.

 

SETTEMBRE 2010

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