Da L'Ippocrate, n. 2

ARTIFICIALE. L'intelligenza nova

Vincenzo Esposito 

Questo articolo cercherà di dare una definizione di intelligenza artificiale (Ia) in senso ampio, e nel corso dell’articolo si preciserà meglio la definizione e le implicazioni che ha per la nostra vita. L’idea dell’intelligenza artificiale è associata al superamento delle attuali capacità della mente umana, per cui una definizione generale può essere quella che indica un intelletto che superi di molto le prestazioni cognitive degli esseri umani, in tutti i domini in cui essi siano impegnati attualmente o possano impegnarsi in futuro. Quindi, inizialmente, il progetto di una intelligenza artificiale inizia con la progettazione di computer che siano in grado di imitare una intelligenza umana; poi prosegue verso lo sviluppo di macchine capaci di fare un salto di qualità ed erigersi come una intelligenza non semplicemente simile a quella umana, ma anzi superiore, capace di superare e sostituirsi a quella umana (si parla di esplosione di intelligenza artificiale). Ne derivano problemi relativi al controllo di queste strutture, fino a prefigurare il rischio realistico di un default per la nostra intelligenza e la nostra identità. Abbiamo quindi brevemente descritto il percorso sì entusiasmante, ma allo stesso tempo inquietante, che sta dietro il termine intelligenza artificiale. Cerchiamo adesso di indagarne la storia. Il percorso della Ia inizia con Alan Turing nel 1950: questo grande scienziato pensò di ideare un computer che invece di simulare una mente adulta simulasse quella di un bambino, a cui si fa apprendere le necessarie nozioni attraverso un appropriato corso di istruzione, per arrivare a fargli esprimere le capacità di un cervello adulto. In altri termini si tratterebbe di ricopiare l’evoluzione. Nessun computer può però realizzare questo obiettivo. Verificato ciò, si sono delineati negli anni due orientamenti:

A - emulazione del cervello (neuromorfico)

B - imitazione del cervello (sintetico)

I due approcci si possono definire neuromorfico e sintetico, e certamente prevarrà, dato che di fatto è già operativo, un approccio ibrido. L’idea di Turing di creare un programma per l’apprendimento si può applicare sia agli approcci neuromorfici che sintetici. Nella macchina di Turing (o approccio neuromorfico), l’architettura della rete neurale è fissa e tende a crescere accumulando contenuti per apprendimento. Questi sistemi di studio sono i due estremi della ricerca in questo campo, la cui differenza è data dall’introduzione di un cosiddetto seme di intelligenza artificiale, che caratterizza l’approccio di imitazione del cervello (o approccio sintetico), la cui architettura è caratterizzata da una partenza per tentativi ed errori, per poi passare autonomamente ad un automiglioramento ricorsivo. Ovviamente la seconda procedura, quella sintetica, ha insita in sé la possibilità di “un’esplosione di intelligenza artificiale”, che in pratica ha caratteri alieni ed ha obiettivi diversi da quelli umani. Dagli anni ’50 ad oggi si sono sviluppate diverse vie per arrivare alla intelligenza artificiale:

1. Intelligenza artificiale: si intende nella sostanza la linea indicata da Alan Turing, costruire computer che imitino la mente di un bambino e che noi proviamo a far evolvere fino al livello delle prestazioni di una mente adulta. Come l’evoluzione ha prodotto la mente umana, così l’ingegneria umana sarà in grado di fare altrettanto. È solo una questione di tempo, si tratta di eguagliare l’evoluzione. Facendo girare algoritmi genetici su computer sufficientemente veloci, potremmo ottenere risultati paragonabili a quelli dell’evoluzione biologica. La domanda che ci si pone è la seguente: è proprio vero che disponiamo di una capacità di calcolo sufficiente a copiare i processi evolutivi che hanno prodotto la mente umana? La risposta è che le risorse computazionali sono notevolmente al di fuori della nostra portata.

2. Emulazione globale: significa essenzialmente usare il cervello umano come modello per una intelligenza digitale. Ovviamente bisogna conoscere i meccanismi fondamentali di funzionamento del cervello, e se oggi il loro numero è limitato, lo sviluppo delle neuroscienze li scoprirà tutti prima o poi, perché lo sviluppo di questa scienza è di tipo incrementale. Comunque, scendendo più nel dettaglio, per realizzare l’emulazione globale del cervello bisogna compiere i seguenti passi:

A) Scansione dettagliata di un cervello umano attraverso un procedimento di vetrificazione e successivo taglio in fette sottili da colorare opportunamente per evidenziare proprietà strutturali e chimiche.

B) Inserire i dati grezzi in un computer per l’elaborazione automatica delle immagini puntando a costruire la rete tridimensionale che implementava la cognizione nel cervello originario.

C) Simulazione di funzionamento: si può concludere che la procedura dell’emulazione si basa in misura minore sull’intuizione teorica e in misura maggiore sulla capacità tecnologica o livello di astrazione a cui si emula il cervello. Si può ottenere molto, anche con conoscenze biologiche non esaustive, basandosi più sulla fisica che sulla biologia (vedi equazione quantistica di Schrodinger).

3. Cognizione biologica: consiste nel potenziamento del funzionamento di cervelli biologici realizzabile attraverso la riproduzione selettiva, che significa mettere in atto un programma eugenetico su vasta scala. Questo metodo incontrerebbe però ostacoli politici e morali e sarebbero necessarie molte generazioni per produrre risultati sostanziali. Non dimentichiamo inoltre che le nostre capacità cognitive possono essere rafforzate sia attraverso l’istruzione e sia attraverso la formazione con basso contenuto tecnologico. Sia i primi metodi indicati, quali quelli affidati alla riproduzione umana selettiva, sia quelli tradizionali, potrebbero offrire un aiuto marginale, ma nessuno ci farà raggiungere la super-intelligenza. Stessa valutazione per lo sviluppo di farmaci nootropi, ovvero le cosiddette “smart drugs” o farmaci intelligenti, sostanze che aumentano le capacità cognitive dell’essere umano, quali abilità e funzionalità del cervello, tutto questo settore della psicofarmacologia non potrà farci superare certi limiti. Anche la selezione genetica realizzata mediante la diagnosi genetica preimpianto, effettuato su cellule germinali, ovvero ovociti e/o spermatozoi, potrebbe generare individui con un livello medio di intelligenza molto alto fino ad arrivare ad una super-intelligenza collettiva, ma questo, a parte le difficoltà ed i tempi lunghi, non è proprio quello che si intende per intelligenza artificiale. In altri termini, confrontando il potenziale di partenza con quello che si potrebbe ottenere con le varie tecniche dell’intelligenza organica, il risultato comunque pare essere molto inferiore a quello dell’intelligenza digitale.

4. Interazione cervello-computer: le interfacce cervello-computer sono un sistema ibrido, la possibilità è stata dimostrata, ma un suo uso diffuso appare attualmente improbabile. Tecnicamente le interfacce costituiscono la cyborgazione. È stata realizzata in medicina con l’applicazione di elettrodi nel cervello fino a pensare all’impianto di elettrodi nell’area di Broca, coinvolta nella produzione del linguaggio e quindi rende possibile la captazione a larga banda tra computer e cervello umano. A critica di questa impostazione va detto che c’è una visione sbagliata su come sono memorizzate e rappresentate le informazioni nel cervello. Ciò che limita il cervello umano non è la velocità a cui si possono inserire dati grezzi nel cervello, ma la velocità a cui il cervello può estrarre il significato ed interpretare i dati. Inoltre il cervello non usa formati standard di memorizzazione e rappresentazione dei dati, ciascun cervello sviluppa le proprie rappresentazioni del contenuto di livello superiore, ed i raggruppamenti neuronali variano per la rappresentazione di un dato concetto ad un altro. Nelle reti neurali biologiche il significato è rappresentato in modo olistico nella struttura e negli schemi di attività di regioni che presentano grandi sovrapposizioni non in celle disposte in maniera ordinata. Nella realtà biologica, non a caso, abbiamo il linguaggio, il cui compito è decomporre e confezionare in simboli, risultato di una convenzione comune che ne permette l’interpretazione dei pensieri di un cervello perché siano interpretati in modo corretto dal cervello ricevente. Stando così le cose, la creazione di un’interfaccia dovrebbe comprendere un componente capace di mettere in corrispondenza in tempo reale le con-figurazioni di scarica di un cervello con quelle di scarica, semanticamente equivalenti, dell’altro cervello. È la via per realizzare un’interfaccia neuromorfica. In particolare si potrebbe focalizzare la costruzione di queste interfacce fra computer e occhio od orecchio.

5. Reti ed organizzazioni: questo modo di tendere alla realizzazione di un’intelligenza artificiale sarebbe più corretto che fosse chiamata “costruzione di una super-intelligenza collettiva”. In effetti consisterebbe nel migliorare le reti e le organizzioni che collegano le singole menti umane tra loro e con vari software. A questo punto della nostra esposizione possiamo fissare un punto importante: le macchine sono un substrato con un potenziale per l’intelligenza molto maggiore rispetto ad un substrato biologico e questo lo si osserva per molti domini cognitivi. Posto ciò, anche se oggi la cognizione delle macchine è più limitata della cognizione umana, la differenza sostanziale di base (anche e soprattutto in termini di organizzazione del substrato) è che ad un certo punto ci sarà un’usurpazione della macchina, cioè dell’intelligenza artificiale, rispetto a quella biologica-umana. Si ritiene, stando agli studi più recenti, che la transizione, che sfocerà nell’usurpazione, non sarà lenta, graduale, prolungata nel tempo, ma sarà repentina ed esplosiva. Considerando la somiglianza con l’umano, da un livello di base comune ci sarà, o già c’è stato, un tempo di preparazione al decollo, poi un decollo con un salto ad una super-intelligenza forte. La differenza fra il substrato biologico e quello digitale la fa un seme di intelligenza specifica dell’intelligenza artificiale o delle macchine. Esso viene definito da due proprietà: è facile da migliorare, in secondo luogo impiega bene il proprio potere di ottimizzazione per accrescere dall’interno il potere di ottimizzazione della intelligenza del sistema in cui è stato inserito. Il concetto di seme di intelligenza artificiale, in altri termini, è la capacità di accrescere da sé la propria intelligenza (automiglioramento ricorsivo). Questo dato permette di avanzare l’ipotesi che il mondo possa essere trasformato radicalmente e l’uomo deposto dalla posizione di sommo pensatore. Si arriva in questo modo al concetto di Singleton: l’arrivare ad un software con un potere di creazione capace di prendere il controllo del mondo. Qui sta la premessa per l’acquisizione, da parte della Ia, di superpoteri:

1. Elaborazione di strategie.

2. Manipolazione sociale.

3. Hackeraggio.

4. Capacità di ricerca tecnologica intesa come capacità di progettazione e modellizzazione di tecnologie avanzate.

5. Produttività economica che significa capacità di svolgere lavoro intellettuale economicamente produttivo. Insomma l’aspetto affascinate ed insieme terrificante dell’intelligenza artificiale è che il seme di Ia, ovvero la capacità di auto-perfezionamento, ad un certo punto diventa più abile dei programmatori umani nella progettazione stessa. Il risultato è un’esplosione di intelligenza artificiale, che consiste in una rapida cascata di cicli di automiglioramento ricorsivo che fanno crescere rapidamente la capacità della Ia, ed essa sviluppa il superpotere di accrescimento dell’intelligenza. Una super-intelligenza potrebbe così avere una grande abilità nel plasmare il futuro in base ai suoi obiettivi: questa è una prospettiva realistica stando allo stato attuale dello sviluppo della Ia. Essa è una grave minaccia per l’umanità perché porterebbe alla catastrofe esistenziale che vuol dire minaccia di provocare l’estinzione delle forme di vita intelligenti che hanno avuto origine sulla terra, o altrimenti distruggere in modo permanente e drastico il suo potenziale di sviluppo desiderabile.  

MARZO 2020