Recensioni
ALL'OMBRA DELLA «CASA DI SALOMONE»
L'influenza delle grandi fondazioni sulla scienza del xx secolo (parte II)
Ermenegildo Caccese
Il presente articolo continua, senza
esaurire, il percorso sul rapporto tra scienza e potere,
inaugurato con lo scorso numero della rivista e al quale per
completezza si rimanda.
3. Il doppio legame nell’età dello Stato
Nazionale
Dio ti benedica, figlio mio e Dio
benedica questa relazione che ho fatto.
Io ti do il permesso di renderla
pubblica per il bene di altre nazioni; ché noi
qui siamo nel grembo di Dio, terra
sconosciuta.
(F. Bacon.
Nuova Atlantide)
La scienza moderna ha la sua
origine nell’arco di tempo tra la fine del
xvi e l’inizio del
xvii secolo.
Ovviamente non tutte le teorie, le scoperte o le pratiche
sperimentali che formano l’ossatura del pensiero scientifico
moderno sono nate in questo periodo: bastino gli esempi del
modello eliocentrico di Niccolò Copernico (1473-1543) o
l’approccio di Andrea Vesalio (1514-1564) allo studio del corpo
umano. La nascita della scienza moderna è intesa dalla
maggioranza degli storici come una
rivoluzione, come il formarsi di uno specifico campo del sapere, che
estende quello tradizionale della
filosofia naturale. E
tuttavia, a fronte di questo ampliamento senza precedenti
storici, la rivoluzione
nella scienza è di problematica spiegazione, almeno finché
ci si limita alla storia delle idee e delle scoperte, o quella
delle realizzazioni tecniche. Se invece si tiene conto
anche dell’aspetto
politico, è facile trovare le condizioni che consentirono la
rivoluzione scientifica e la realizzazione della comunità
scientifica moderna. Queste vanno cercate nel processo di
consolidamento dello Stato Nazionale, e in particolare nel
riconoscimento della scienza da parte del Potere[1].
Secondo l’opinione degli
storici, la configurazione, diciamo,
secolare degli stati che formano l’Europa moderna si consolida tra
il 1450 e tutto il xvii
secolo. È però nel secolo
della genialità[2], il
xvii, che si deve
cercare la prima presa di coscienza, sul piano della teoria
politica, dello Stato Moderno. Si tratta dell’idea, declinata in
vari modi dai filosofi di questo periodo – tra cui Francis Bacon
– che lo Stato sia il solo veicolo del progresso umano. Che
questo sforzo di coscienza razionale sia o no la sovrastruttura
ideologica della politica di egemonia e delle conseguenti
necessità belliche del nuovo quadro europeo – innescate dalla
ricchezza sottratta al Nuovo Mondo – oppure dell’alleanza del
Potere del Sovrano con la classe emergente
mercantile-imprenditrice, resta un fatto che è in
questo periodo che lo
Stato trova il suo consolidamento e le sue elaborazioni
dottrinarie.
In questo lavoro chiamo
Età dello Stato Nazionale,
il periodo della storia europea che inizia con la formazione
dello Stato, a valle del Rinascimento, prosegue per tutto il
xviii secolo e
culmina in quello che E. Hobsbawm ha definito
il Secolo Lungo,
1789-1914[3]. In tutto
quest’arco di tempo gli stati dell’Europa occidentale formarono
una configurazione più o meno stabile e ciascuno di essi – o
almeno quelli che erano dotati dei mezzi per assurgere al ruolo
di grandi potenze[4] – perseguì
una propria politica di potenza o cercò il proprio ‘spazio’, in
modo indipendente dagli altri. Rispetto all’ordine europeo
emerso a metà del xvii
secolo, dopo il ridimensionamento del tentativo di egemonia da
parte degli Asburgo, una grande discontinuità fu provocata dalle
due rivoluzioni che aprirono il
Secolo Lungo: la rivoluzione politica e quella economica, ossia
Questa discontinuità
corrispondente al primo mutamento di forma del
Patron, determina
nella storia politica della scienza due ‘età’, diverse per
l’organizzazione della ricerca, la partizione disciplinare e le
istituzioni: l’età delle
Accademie (dal principio del ‘600 al 1789), e l’età della Scienza Nazionale
(dal 1789 al 1914).
3.1. L’età delle Accademie
Fin dalle sue origini, a valle
del Rinascimento, la filosofia naturale manifestò la tendenza a
crescere in modo autonomo rispetto alle istituzioni culturali,
le università, e ai sistemi di pensiero consolidati dalla
tradizione medievale. La crescita si avvalse di nuovi strumenti
di osservazione e della diffusione di libri stampati, oltre che
di nuovi punti di vista filosofici. Va aggiunto che anche i
campi di indagine si ampliarono in modo che la partizione
disciplinare della tradizione medievale non poteva inquadrare,
né era in grado di riportare al denominatore filosofico comune
della Scolastica.
Un’altra importante
caratteristica della filosofia naturale post-rinascimentale fu
la tendenza alla formazione di circoli ed organizzazioni in cui,
con il sostegno dei mezzi di un mecenate, i filosofi potessero
svolgere le loro attività, e soprattutto confrontarsi in
discussioni periodiche. Con questa pratica venivano di fatto
aggirate l’università e l’influenza dell’autorità religiosa, e
si realizzava un canale di sostegno diretto ai nuovi modi di
pensare e indagare i fenomeni naturali. Questi gruppi, le
Accademie, sono più o
meno coevi all’opera di Bacon. Essi non furono tentativi di
realizzazione concreta dell’utopia di Bacon più di quanto
Nuova Atlantide non fosse la loro versione ideologica, tuttavia i
due piani, come vedremo, tendevano a convergere.
Vale la pena di ricordare gli
esempi principali[5]. L’Accademia
dei Lincei fu fondata a Roma nel 1603 da Federico Cesi di
Acquasparta (1585-1630), appartenente all’aristocrazia dello
Stato della Chiesa, ma non sopravvisse molto alla morte del suo
fondatore. Cessò infatti la sua attività nel 1651[6]. Nel 1657
Leopoldo de’ Medici, fratello dell’Arciduca Ferdinando II, fondò
a Firenze l’Accademia del
Cimento, la quale ebbe vita fino al 1667. È possibile che la
chiusura di questa accademia sia stata la condizione imposta dal
Papa per l’elezione di Leopoldo a Cardinale[7].
Dell’Accademia dei Lincei fu membro Galileo Galilei (1564-1642),
mentre dell’Accademia del Cimento fecero parte Vincenzo Viviani
(1622-1703) ed Evangelista Torricelli (1608-1647), allievi di
Galilei, e Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679).
L’Italia della prima metà del
xvii secolo era
ricca di potenzialità, tanto che le opere realizzate sia dai
singoli filosofi naturali, sia dalle accademie, influenzarono in
modo decisivo le comunità di filosofi degli altri paesi europei.
Tuttavia l’Italia era anche la sede della Chiesa della
Controriforma, e non esistevano, come nell’Europa del Nord,
autorità sufficientemente forti da perseguire politiche autonome
rispetto alla Chiesa.
A Roma S. Ignazio di Loyola,
fondatore dell’Ordine dei Gesuiti, aveva istituito il
Collegio Romano nel
1551, con un programma di insegnamento a tutto campo, che veniva
inteso come una particolare forma di missione. Nel 1584 il
Collegio divenne l’Università Gregoriana. I Gesuiti svolsero il ruolo di insegnanti e
conservatori del sapere, che si erano assegnati con il sostegno
del Papa, in tutta l’Europa della Controriforma ed anche nei
paesi con una forte comunità cattolica, come
L’esperienza delle accademie dei
Lincei e del Cimento offrono l’occasione di un confronto utile
alla tesi principale di questo lavoro. La prima non ricevette
mai il riconoscimento del Potere.
L’atteggiamento di Cesi e degli
altri Lincei era per scelta
libero da ogni vincolo
di sottomissione nei confronti dell’autorità dei
classici,
principalmente Aristotele, sebbene rispettoso della religione e
dell’autorità del Papa. Questo fece sì che le attività
dell’Accademia venissero scoraggiate, se non ostacolate, perfino
dai familiari del principe Cesi.
L’Accademia del Cimento, nacque
invece per volontà politica e per la passione per le scienze di
Leopoldo de’ Medici. Anch’essa però non visse a lungo come le
altre grandi accademie europee che sarebbero nate di lì a poco,
direttamente influenzate dall’esperienza italiana. La causa sta
in quella che con termine contemporaneo si chiama
sovranità limitata: il
Granducato di Toscana e tutte le altre realtà politiche italiane
erano troppo vincolate al Potere del Papa, come dimostra la
vicenda del processo a Giordano Bruno in relazione alla
Repubblica di Venezia. Ogni attività esposta al rischio di
divenire un pericolo per questo vincolo non poteva essere
tollerata. Ciò valeva in particolare per l’attività di
un’accademia di filosofi naturali che volesse interrogare la
natura con esperimenti e osservazioni dirette, mettendo così a
rischio l’autorità dottrinaria della Chiesa. E comunque, a parte
l’aspetto di difesa dottrinaria, la sovranità limitata si
esercitava anche attraverso le stesse strutture della Chiesa,
che avevano un carattere sovranazionale ereditato dalla
tradizione medievale. Le carriere ecclesiastiche, per esempio,
non erano regolate dal Principe ma dipendevano dal Papa. Che la
nomina a cardinale di Leopoldo de’ Medici sia stata condizionata
alla chiusura dell’Accademia, o che ne sia stata la causa, resta
comunque il fatto che la fine di un’istituzione di enorme
potenziale scientifico fu conseguenza del vincolo di fedeltà
alla Controriforma cui aderivano tutte le realtà politiche
italiane.
Durante lo stesso periodo, la
situazione nell’Europa settentrionale era molto diversa da
quella italiana. Di fronte al medesimo fenomeno della formazione
spontanea di accademie e società dedicate all’indagine sui
fenomeni naturali, l’atteggiamento del Potere fu diverso. Nel
corso del xvii secolo furono fondate
Più in generale, in tutti gli
stati europei, indipendentemente dalla forma del governo,
assolutistica o parlamentare, nel corso del
xvii secolo il Potere prestò sempre maggiore attenzione allo
sviluppo tecnico e alla formazione di competenze specifiche nei
settori in cui queste erano necessarie, come la navigazione, le
discipline militari, e tutti gli altri in cui le nuove
conoscenze scientifiche erano decisive. L’atmosfera era dunque
favorevole alla filosofia naturale.
Il gruppo che formò
Vi erano delle differenze nella
struttura delle due accademie, la più importante delle quali non
concerneva le regole di funzionamento ma la modalità del
sostegno finanziario e materiale. Questa differenza derivava
dalle differenti condizioni politiche della Francia e
dell’Inghilterra nel xvii
secolo.
In Inghilterra, ancor prima
della rivoluzione industriale era venuto a determinarsi un patto
tra il Sovrano e la classe mercantile-imprenditrice. Il Re non
solo tollera, ma incoraggia e regola le iniziative economiche,
indipendentemente dal censo dei loro promotori. In questo modo
viene favorita l’accumulazione di grandi ricchezze per
l’iniziativa di sudditi dotati di mezzi e capacità
imprenditoriali. Queste ricchezze sostengono e arricchiscono a
loro volta il Re e la nazione (quei gruppi sociali che nella
nazione erano in grado di usufruirne), attraverso il fisco ma
anche con la realizzazione di infrastrutture private. Va
aggiunto che a partire dalla seconda metà del
xvii secolo, anche
il ricorso al debito
della Corona, regolato dall’emissione di titoli, si rivelò un
motore sia per la potenza dello stato sia per la prosperità
delle attività economiche[10].
Quello di Thomas Gresham è solo
un esempio particolarmente eloquente del patto tra Sovrano e
classe imprenditrice, realizzato in Inghilterra e destinato ad
essere il motore di tutta l’età successiva della storia europea.
Un esempio che coinvolge anche la scienza: il Gresham College
infatti non aveva bisogno del sostegno del Sovrano. Per pagare i
costi della struttura e delle cattedre erano più che sufficienti
le risorse finanziarie del lascito del fondatore. Ciò che ancora
mancava, al Gresham come ad altre iniziative scientifiche
sostenute da capitali privati, era il riconoscimento del
Sovrano.
Arriviamo così a individuare il
nucleo del modo di sostegno ufficiale alla scienza realizzato in
Inghilterra, che possiamo chiamare
modello liberale, prendendo a prestito il termine dall’economia
politica. Il riconoscimento della scienza, o meglio,
dell’organizzazione dell’attività scientifica, percorre la
strada che era stata aperta dal patto tra il Sovrano e la classe
mercantile-imprenditrice. L’atto di fondazione della
Casa di Salomone si
serve cioè di un patto analogo a quello che ha fatto dello Stato
moderno l’incubatore del capitalismo. Riconoscimento e
regolazione delle attività economiche, che portarono alla
ricchezza delle nazioni,
vengono estesi anche all’attività scientifica. Questa viene
riconosciuta e regolata ma non sostenuta finanziariamente, o per
lo meno non in modo completo e
diretto, ma
appoggiandola ampiamente alla ricchezza prodotta dalle attività
dei privati.
Per l’Académie
des Sciences il sostegno
da parte del Sovrano venne a determinarsi in modo diverso, a
causa delle diverse condizioni politiche della Francia. In un
regime ancora assolutista, sebbene attraversato da enormi
contraddizioni e gravi problemi finanziari, le politiche
perseguite dal Sovrano erano caratterizzate dall’accentramento e
dal controllo. Fu dunque del tutto naturale che alla richiesta
del riconoscimento da parte dei futuri accademici, Colbert
rispondesse ideando una struttura controllata dal Potere non
solo attraverso lo statuto – il quale stabiliva anche
le discipline rappresentate nell’Académie – ma provvedendo anche a
una pensione reale per
gli accademici, e stabilendo che questi usufruissero di
strutture e attrezzature di proprietà della Corona. Il Re di
Francia e il suo Ministro, con le loro politiche centraliste,
sembrano dunque più vicini all’utopia di Bacon che non Carlo II
d’Inghilterra.
Adoperando ancora
l’anacronistica analogia con l’economia politica attuale,
possiamo chiamare modello
renano, quello realizzato in Francia. La ragione del termine
renano è nel fatto che le altre accademie dell’Europa continentale
(segnata dal corso del
reno), per prima l’Accademia Prussiana, seguirono il modello
francese piuttosto che quello inglese. Nel
xvii e nel
xviii secolo,
escluse Inghilterra e Paesi Bassi, la forma di governo comune in
Europa era infatti l’assolutismo,
fu dunque naturale che in tali realtà politiche, ogni
infrastruttura venisse diretta dal centro del Potere.
In questa prima stipulazione del
patto con la scienza, concretizzato negli statuti della Royal
Society e dell’Académie des Sciences, è già riconoscibile il doppio legame, il quale funziona da condizione
per l’esistenza ‘ufficiale’ della scienza. Vi è però un
potenziale ‘disequilibrio’ tra i due modelli, quello liberale e
quello renano, in relazione al Potere. Questo, nei regimi
assolutisti, si identifica nel Sovrano, ma in Inghilterra vi è
ambiguità nell’identificazione, perché il Sovrano è un
Patron più nella forma
che nella sostanza. Il sostegno materiale proviene infatti da
altri soggetti, destinati a divenire il nuovo
Patron. Ciò avverrà
tuttavia non prima che lo Stato Nazionale, prodotto dalla
Rivoluzione Francese, sia entrato in crisi, al principio del
xx secolo.
Modello liberale e modello
renano si manterranno in equilibrio, come modi di sostegno alla
scienza, per tutta l’età
delle Accademie, e per tutta la successiva
età della
Scienza Nazionale. A
fronte di questa differenza, ciò che accomuna le due esperienze
è la creazione di un’infrastruttura politica
ufficialmente riconosciuta
finalizzata all’indagine dei fenomeni naturali. Una
infrastruttura indipendente dalle università, nelle quali
dominava ancora il clero, e formalmente al servizio del Sovrano.
È su questa infrastruttura che si è sviluppata la scienza che
conosciamo oggi, soprattutto dall’età post-rivoluzionaria.
In tutta l’età
delle Accademie furono realizzati progressi importanti nei
vari campi di indagine, ma non vi fu una partizione disciplinare
netta, e per di più a quelle tradizionali vennero ad aggiungersi
varie altre discipline. È inoltre interessante seguire la
dinamica dei programmi di ricerca che caratterizza questo
periodo. La scienza ha un
Patron, il Sovrano, al quale è vincolata da un doppio legame
che è la prima realizzazione concreta del progetto di Bacon, ma
il vincolo non è così rigido come diverrà nel periodo successivo
alla Rivoluzione, quando lo sviluppo dello Stato Nazionale
comporterà richieste molto più ampie e pressanti, e i ‘filosofi
naturali’ diverranno
scienziati di professione. È dunque prevalentemente
l’accademia a determinare i programmi di ricerca.
L’età
delle Accademie
raggiunse il suo culmine tra la fine del
xvii e i primi quarant’anni del
xviii secolo, nel periodo in cui la comunità internazionale
dei filosofi naturali fu attraversata dalla disputa sui
fondamenti della scienza (oggi diremmo della
fisica) tra il punto
di vista di Isaac Newton (1642-1727) e quello che era stato
inaugurato da René Descartes (1596-1650) e ripreso da Gottfried
Wilhelm Leibniz (1646-1715) e Christiaan Huygens (1629-1695).
Quella sul sistema di Newton non fu l’unica disputa del periodo
iniziale della scienza moderna (basta ricordare quella, di poco
più antica, sulla circolazione del sangue), essa ha però
importanza anche sul piano politico.
Sul piano strettamente
scientifico la disputa si concluse con l’affermazione del punto
di vista newtoniano in tutta la comunità dei filosofi naturali.
Il ‘sistema’ newtoniano rimase dominante fino ai primi del
xx secolo, con
qualche eccezione ottocentesca. Tra i programmi di ricerca
determinati dai sostenitori del sistema newtoniano vale la pena
di ricordare quello della misura del meridiano terrestre. Per
ottenere questo importante dato l’Académie
des Sciences organizzò
due spedizioni, una in Lapponia, l’altra in Perù, con il compito
di misurare la distanza sottesa, sulla superficie terrestre, da
un angolo di un grado di latitudine. Da queste misure sarebbe
stato possibile ricavare la lunghezza del meridiano e decidere
se la misura fosse conforme alla predizione newtoniana o a
quella di Descartes[11]. La
spedizione in Lapponia, del 1736, fu guidata da Pierre-Louis
Moreau de Maupertuis (1698-1759) e confermò la teoria della
gravitazione di Newton[12].
Dal punto di vista politico
l’importanza della disputa, e la conseguente diffusione del
paradigma newtoniano, è duplice. Nella comunità dei filosofi
naturali determinò la stabilizzazione di un sistema di pensiero
i cui fondamenti non furono rimessi in discussione per più di un
secolo e mezzo, essa determinò anche il successo di un nuovo
gruppo di influenza il quale, soprattutto in Francia, sostituì
quello legato alle teorie di Descartes. Ma il contenuto politico
più profondo della disputa sul
newtonianesimo non si
esaurisce nello sforzo di diffusione di un sistema di pensiero
scientifico di grande efficacia – indispensabile e ricco di
potenzialità ancora oggi – né nelle ambizioni di un gruppo di
filosofi geniali e innovatori, e nemmeno nelle relazioni degli
elementi di questo gruppo con associazioni segrete come
Durante l’età
delle Accademie furono sviluppati anche altri programmi di
ricerca, stabiliti dagli accademici o direttamente dal Sovrano.
Questi venivano proposti mediante
premi banditi dalle
accademie, ed alcuni di essi sono rimasti famosi perché
condussero ad importanti risultati. Molti programmi riguardavano
lo sviluppo del sistema newtoniano in relazione a problemi di
meccanica, ma altri erano legati a problemi strettamente tecnici[13].
Va aggiunto che, prima della
Rivoluzione Francese, l’azione combinata delle esigenze poste
dalla rivoluzione industriale – negli ultimi quarant’anni del
xviii secolo – e
dalle politiche di potenza degli stati dell’Europa
settentrionale, fu il motore di uno sviluppo generale della
società. Si rendevano infatti necessarie conoscenze di base e
tecnici per lo sfruttamento delle risorse minerarie, per il
potenziamento della produzione industriale, per la navigazione,
per le tecniche militari ecc. Vi fu, in conseguenza di questa
spinta, un grande sviluppo di altre scienze, oltre quelle più
tradizionali, i cui principi vennero inquadrati nel sistema
newtoniano. Questo sviluppo fu solo in parte guidato dalla
comunità dei filosofi naturali. A parte la medicina, ancora
influenzata dalla sua tradizione millenaria, si affermarono
l’ingegneria, la chimica, la geologia, la geografia,
l’etnologia, la biologia ed altre scienze, ma non vi è
sistematicità in questi sviluppi, nell’età
delle Accademie. La sistematicità, o meglio l’inquadramento
in una vera partizione del sapere, fu progettato dagli
illuministi e codificato nell’Encyclopédie.
La realizzazione avverrà solo nel contesto dello Stato Nazionale
post-rivoluzionario, non solo in Francia, ma sarà una
realizzazione solo parzialmente conforme al progetto
illuminista.
Nell’età
delle Accademie la comunità dei filosofi fu internazionale,
come lo era stata la comunità ecclesiastica medievale, ma le
gerarchie e la divisione del lavoro al suo interno non
eguagliarono neanche lontanamente quelle che erano state
caratteristiche dell’organizzazione dei chierici, non esistendo
un centro politico di riferimento paragonabile all’autorità del
Papa. Il sistema delle accademie si diffuse tuttavia in tutti
gli stati d’Europa, e formò una infrastruttura in cui i filosofi
naturali si muovevano liberamente, trovandovi la propria
collocazione e lo spazio per la propria carriera
indipendentemente dalla nazionalità di provenienza. Dobbiamo a
questo carattere sovranazionale della comunità dei filosofi, la
facilità con cui il sistema newtoniano si diffuse al di fuori
dell’Inghilterra assieme ai principi liberali che formarono il
programma degli illuministi francesi.
Per completare il quadro delle
principali accademie europee vale la pena di segnalare le
vicende della fondazione della
Preußische Akademie der Wissenschaften, l’Accademia
Prussiana delle Scienze, e dell’Accademia Russa delle Scienze. È
da notare che fu il carattere sovranazionale della comunità dei
filosofi a favorire la nascita di queste due istituzioni.
L’Accademia Prussiana fu fondata da Federico Guglielmo I, Re di
Prussia, nel 1700. Il progetto di un’accademia tedesca era stato
elaborato a lungo da Leibniz, e fu questi a sottoporre a
Federico Guglielmo la richiesta, cogliendo l’occasione
dell’adozione del calendario cattolico, decisa dalle comunità
riformate della Germania nel 1699. L’Accademia Prussiana ebbe
sede a Berlino, e nello statuto vennero stabilite le discipline
che dovevano essere rappresentate. Per volontà di Federico
Guglielmo si decise di rappresentare anche la lingua tedesca.
Nel corso del xviii secolo, durante il regno del successore di Federico
Guglielmo, Federico II, l’Accademia accolse lo svizzero Leonhard
Euler (1707-1783), e il Re invitò molti filosofi francesi, tra
cui Maupertuis, e fu in corrispondenza diretta con altri, come
Jean le Rond d’Alembert (1717-1783)[14].
L’Accademia Russa delle Scienze
fu fondata dallo Zar Pietro il Grande nel 1725, lo stesso anno
della sua morte. Nei progetti dello Zar, l’Accademia doveva non
solo condurre ricerche, ma provvedere anche all’insegnamento.
Ebbe la sua sede a S. Pietroburgo, e comprendeva anche
l’università. La struttura fu sostenuta e rafforzata durante il
regno della Zarina Caterina
ii. Ancora il carattere sovranazionale dell’età
delle Accademie facilitò la realizzazione della struttura:
lo Zar fu in corrispondenza con Leibniz, che negli ultimi anni
della sua vita fu un
progettista di Accademie (progettò, oltre a quella di
Prussia, anche quella della Sassonia e quella d’Austria).
Inoltre furono membri dell’Accademia Russa Daniel Bernoulli
(1700-1782), di origine svizzera, ed Euler, anch’esso svizzero.
Per
riassumere questo breve percorso ricordiamo che l’età
delle Accademie, considerata nel complesso, è il periodo di
formazione della scienza moderna
in quanto infrastruttura
del Potere. Al principio del
xvii secolo vi sono
in Europa tre gruppi che svolgono un ruolo importante in quella
che è ancora la filosofia
naturale, e dalla cui azione avrà origine questa
infrastruttura.
Il primo gruppo è quello dei
filosofi che, radunati in circoli più o meno ristretti, cercano
un Patron che ne
sostenga l’attività, senza dover seguire la via tradizionale
delle università, od appoggiandosi solo parzialmente a questa
infrastruttura medievale condizionata dal Potere della Chiesa.
Il secondo gruppo è quello che
anima questa infrastruttura, guidato dalla Chiesa di Roma.
Questo gruppo ha subito le conseguenze della Riforma e delle
guerre di religione. In esso i Gesuiti svolgono un ruolo
fondamentale di sostegno alla Controriforma, attraverso un
sistema di collegi distribuiti in tutta l’Europa cattolica[15].
Il terzo gruppo è formato dai
mecenati. Sono
elementi della nobiltà feudale o della borghesia mercantile,
interessati alle indagini sui fenomeni naturali e disposti a
sostenerle con le proprie risorse, in modo diretto. Questo
gruppo è l’interlocutore laico dei filosofi del primo gruppo. Anche il Sovrano può essere
considerato un mecenate,
ma il suo ‘status’ è diverso: in quanto detentore e
rappresentante del Potere, solo questo
mecenate – a parte
Questa istituzione fu
effettivamente creata, durante l’età delle Accademie, e selezionò un gruppo di filosofi e un corpo di
conoscenze nuove intorno alle teorie newtoniane. Essa tuttavia
non venne impegnata nell’istruzione, e nemmeno la ricerca fu
inquadrata in strutture istituzionali. Questo ulteriore impegno
si avrà solo con il nuovo tipo di Stato Nazionale, conseguenza
della Rivoluzione Francese e del periodo napoleonico.
SETTEMBRE 2013
[1]
Per ciò che concerne l’origine della scienza moderna
faccio riferimento principalmente al testo di A. Rupert
Hall, La
rivoluzione nella Scienza, 1500-1750, Feltrinelli,
Milano 1986. L’Autore elenca una serie di
cause della rivoluzione, e approda alla conclusione che vi è una
molteplicità di cause. Egli tuttavia non pone alcun
particolare accento al riconoscimento ufficiale della
scienza da parte dei vari sovrani, avvenuto
complessivamente nella seconda metà del
xvii
secolo.
[2]
L’espressione si trova in Alexandre Koyré,
Studi newtoniani,
Einaudi, Torino 1972.
[3]
Crf. nota 2 dell’introduzione nella parte I, sul
precedente numero della rivista.
[4]
L’espressione è dedotta dal testo di Paul Kennedy,
Ascesa e declino
delle grandi potenze, Garzanti, Milano 2001.
[5]
Per le informazioni sulle vicende storiche delle
accademie europee faccio riferimento a Rupert Hall,
cit., e M. Ornstein, The rôle of scientific societies in the
seventeenth century,
The University of Chicago Press, Chicago 1928.
[6]
Nel 1847 venne fondata
[7]
Ornstein, cit.
[8]
Il riconoscimento che tra la ricostruzione razionale dei
fenomeni naturali e l’interpretazione che di questi dava
[9]
È interessante notare che era il Gresham College ad aver
stabilito quali fossero le discipline da insegnare
(originariamente Teologia, Musica, Astronomia,
Geometria). Vediamo dunque, in questo esempio concreto,
che l’abbozzo di partizione disciplinare contenuto nella
lista delle cattedre è determinato dal
Patron, ed è
una delle
condizioni per l’esistenza stessa della struttura.
Oggi, a distanza di più di quattrocento anni, le lezioni
del Gresham sono conferenze divulgative centrate sugli
argomenti più di moda. Per farsene un’idea è sufficiente
visitare il sito ufficiale del College.
[10]
P. Kennedy, cit.
[11]
La cosmologia di Descartes ipotizzava che ogni corpo
celeste fosse il centro di un
vortice
formato dalla materia ‘sottile’ che riempie interamente
il cosmo. Il moto di questi vortici spiegava tra l’altro
la gravità e il principio di relatività che Galilei
aveva formulato nel
Dialogo sopra i
due massimi sistemi del Mondo per risolvere il
problema del moto della Terra. Se
[12]
Anche i risultati della spedizione peruviana, e quelli
di ulteriori misurazioni effettuate a Parigi, andarono
nella stessa direzione, cosicché nei primi anni ’40 del
xviii
secolo i filosofi ebbero a disposizione una prova molto
forte a favore del sistema newtoniano. Vale la pena di
notare che, nel suo carattere spettacolare, e nella fama
che diede al suo ideatore e protagonista, Maupertuis, la
spedizione per la misura del meridiano terrestre sembra
anticipare gli effetti mediatici prodotti dalla
spedizione organizzata dalla Royal Society e guidata da
Eddington nel 1919, per la verifica della deflessione
dei raggi di luce solare da parte del campo
gravitazionale del Sole, che contribuì a sostituire la
teoria di Newton con quella di Albert Einstein.
[13]
Per esempio, Euler vinse il secondo posto in un concorso
bandito dall’Académie des Sciences nel 1727 sul
problema della migliore disposizione degli alberi su una
nave.
[14]
Jean Le Rond d’Alembert (1717-1783) fu matematico e
filosofo illuminista. Fece parte del gruppo dei
recensori dell’Encyclopédie
assieme a Diderot e al Barone d’Holbach. Oltre ad essere
corrispondente di Federico ii, ricevette l’invito a far
parte dell’Accademia Russa dalla Zarina Caterina
ii.
[15]
Per citare un esempio diverso dal
Collegio Romano
basta ricordare che René Descartes si era formato al
collegio dei Gesuiti di