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08
Ottobre 2012

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LA POLITICA NELL’EPOCA DEL TRAMONTO DEI PARTITI

Redazione

 

Fine della commedia

Nell’epoca della crisi perenne, il teatrino dei partiti sfiora sempre più il ridicolo. Sembra quasi che i protagonisti di questa continua pantomima stiano facendo tutto il possibile per aumentare la sfiducia e l’odio nei loro confronti, o meglio nei confronti della politica.

Le campagne elettorali iniziano subito dopo le elezioni, e continuano perennemente, offrendoci un quadro disarmante: la rappresentazione è quella di una realtà estranea, si è lontani dall’esperienza, i discorsi e le azioni sono slegati dai problemi reali. I partiti prima fungevano da struttura presente e radicata sui territori, in mezzo alle persone, comunicando con loro, sullo stesso piano. La rottura col passato è evidente, salta il rapporto politico tra le persone, manca la comunicazione e il confronto, diventiamo pedine, sentiamo che non possiamo incidere. Ormai il processo di sfaldamento dei partiti è irreversibile, anche se ciò che avverrà non sarà la loro morte, ma la fine della loro rappresentazione. Le stesse proposte di legge per bloccare i nuovi soggetti con sbarramenti al 5% o altri trucchi, segnala la resistenza del vecchio a mantenere il potere secondo il consueto schema. Il partito, anche se in crisi, resta un’istituzione fondamentale nella gestione del potere, ricalcando gli schemi della politica parlamentare (gerarchia, struttura, ecc.) che è poi lo schema di un intero modus vivendi.

La politica forse prima poteva fare qualcosa, oggi non ha più capacità d’azione: i partiti, che prima avevano in mano la gestione politica, non hanno più una loro funzione, e per questo stanno scomparendo, in un contesto nel quale, come sostiene Bauman: la politica è locale, mentre il potere è globale e tutto è liquido tranne le differenze sociali. La loro disgregazione viene da lontano, dalla distruzione dello stato-nazione che sta attuando dal secolo scorso l’Alta Finanza, come scriveva Karl Polanyi. Le grandi aziende transnazionali, insieme a banche e fondi d’investimento, hanno una tale concentrazione di potere economico, che di conseguenza genera un forte potere politico: considerata la posta in gioco, non stupisce che la politica sia schiava dell’economia. Un partito avrebbe dovuto avere un fine... Non il vile mantenimento di uno schiavistico status quo. Non ci auguriamo quindi che tornino alla ribalta: per cambiare il mondo già non erano adatti, essendo sostanzialmente organizzazioni riformiste. Ma è evidente che è necessario qualcos’altro.

Il modello spettacolare che sta oggi prevalendo è quello d’origine americana: alla base ci sono deideologizzazione e banalizzazione. La campagna elettorale Obama-Romney ne è l’esempio: basata su rabbia, sfottò, offese e accuse sui redditi, sulla vita privata, sugli errori del passato. E, a proposito di rappresentazione, è nata anche una app: si chiama Vote, in cui si può combattere i due candidati americani, con una spada alla Star Wars, un forchettone da barbecue, o meglio ancora a colpi di microfono... Lascia straniti il fatto che dall’app stessa ci si possa registrare per poi votare, veramente, alle elezioni, dato che in usa per votare tutti i cittadini con diciotto anni compiuti hanno diritto al voto, ma per esercitare tale diritto si iscrivano di loro sponte alle «liste elettoriali». Mentre, nel frattempo, le multinazionali hanno scelto Romney: è lui che ha raccolto più fondi e donazioni.

Scenario non molto diverso quello francese, dopo la recente campagna elettorale Hollande-Sarkozy: da sottolineare, in Francia, l’uso continuo dei sondaggi, anche in diretta televisiva, durante il confronto, come un tele-voto: il sondaggio che autoverifica se stesso, la manipolazione all’ennesima potenza. Ma è ormai chiaro che Internet svolgerà un ruolo fondamentale nel dirigere le scelte della gente, manipolandole, aggiungendosi ai media tradizionali, già nelle mani dei grandi poteri di manipolazione. Ed infatti l’utilizzo dei nuovi media e di internet è esploso definitivamente, come mai prima d’ora, proprio durante la campagna francese: il responso della rete sull’efficacia dei candidati si evince immediatamente da quanti iscritti e quanti commenti e “mi piace” ci sono stati sulle loro pagine Facebook, o su quanti tweet (oltre 500.000) sono stati registrati su Twitter durante il confronto. Secondo i media, la lotta tra i due praticamente si è basata sullo scontro tra due stili, quello calmo e compassato di Hollande, contro quello nervoso e aggressivo di Sarkozy, che pare abbia stancato i francesi. E i problemi veri? I programmi? Fin troppo simili. È ormai evidente che per arrivare a quel livello di potere devi appoggiare ed esser appoggiato da poteri economici e massonici. Devi fare da maggiordomo. E se non servi più, o se inizi a fare errori ancor prima della fine del tuo tempo, come il nostro Berlusconi, vieni distrutto e sostituito. Come già successo ad Andreotti, Craxi: il potere attribuisce momentaneamente un ruolo importante; esaurita la funzione, senza spiegazioni, vieni messo da parte. Il ruolo di Berlusconi era quello di ridicolizzare la politica, distruggendone la credibilità, ed è stato perfetto. Ora servono i professori della finta etica e credibilità per tamponare l’emergenza della crisi economica. E l’Italia diventa un esperimento pilota, col governo Monti, dove per la prima volta la politica partitica viene chiaramente e visibilmente esautorata e sostituita dai poteri forti.

E dopo l’arrivo dei saggi tecnocrati, cosa accade quindi nella politica italiana? La campagna elettorale è già iniziata, e anche da noi è colma di veleno. Si rincorrono le pulsioni della società, si cavalcano paure, sogni e bisogni, aldilà della frontiera dell’ideologia classica, esattamente come indicava Simone Weil nel suo Manifesto per la soppressione dei partiti politici[1], scritto nel lontano 1940, eppure ancora così attuale nella sua descrizione della politica ufficiale come semplice governo delle passioni, ruolo ormai egemonizzato dai mass media generalisti. Si offrono puntualmente nuove illusioni di cambiamento, offrendo a tutti costi la novità, le facce pulite: ne sono esempio il MoVimento 5 Stelle, il movimento arancione dei Sindaci capitanato dalla star Luigi De Magistris, e il movimento Alba (Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente, per un nuovo soggetto politico), quasi una riproposizione della Lista civica nazionale, interessante movimento proposto da Elio Veltri nel 2007, e poi scippato e strumentalizzato da idv e dall’attuale senatore Franco Barbato, che una volta eletto si dimenticò di Veltri e della lista: un contenitore pieno di belle parole, che servì da accalappia-voti per idv (che anche oggi, con sel, sorride ad Alba). Ma non abbiamo memoria della Lista civica nazionale, quindi anche Alba ci sembra una bella novità...

Insomma, lo scenario che la politica italiana oggi ci sta offrendo, è quello del crollo dei partiti tradizionali. O meglio dei partiti della seconda repubblica, che hanno perso forza in modo evidente ed ora non possono fare a meno di continuare a sostenere il governo Monti, che è direttamente nelle mani dei grandi poteri di controllo. Ma se la situazione è questa non si può pensare che i partiti novecenteschi non abbiano avuto un ruolo privilegiato nel preparare il proprio crollo attuale, che tuttavia è crollo di partecipazione sociale, ma non di gestione, sempre più autoreferenziale, della distribuzione di risorse e delle posizioni di privilegio. A ciò che resta dei partiti (di massa) che furono, la situazione attuale fa comodo nella misura in cui li svincola dalla resa dei conti con il proprio elettorato, proiettandoli in uno stato di aristocratica attesa, in cui la responsabilità della loro passività è ascrivibile alla sfavorevole congiuntura economica o a qualcun altro (i c.d. tecnici), e dal quale possono finalmente permettersi il lusso, tutto intellettuale, di criticare le azioni altrui come se stessero tutti all’opposizione. La situazione è tale da suscitare la domanda se ai partiti politici attuali convenga davvero vincere una qualche elezione nazionale per governare, visto che si può vivere benissimo altrimenti, gestendo il potere locale dal livello regionale in giù.

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Ri-nascita della tragedia?

Si va verso le elezioni del 2013: alla ribalta il m5s, mentre pd e pdl, partiti copia uno dell’altro, perdono voti. Il centro e la destra affondano. Berlusconi continua ad annunciare un “nuovo” partito guidato da lui, anche se è evidente che chi è sopra di lui ha già deciso che è finito. E sono continuati e continueranno gli stravolgimenti e i continui e non casuali scandali, frutto del malaffare che in questi anni prima è stato favorito, e poi ultimamente portato alla luce, non casualmente. Così si allarga l’enorme vuoto creatosi nel rapporto tra opinione pubblica e politica, che ha fatto lievitare l’astensionismo, così come il successo dei grillini. La gente non ne può più dei partiti e della politica. La percezione, costruita ad arte, è evidente: partiti ladri ed inefficienti, connotati da mancanza di etica e incapacità di amministrare. E poi perfettamente congeniale è stata la crisi economica che ha permesso di imporre il commissariamento della politica con i tecnici di Monti, condannando il sistema partitico come incapace di gestire la situazione. Come afferma il politologo Fausto Carotenuto: «I poteri di manipolazione che hanno creato questo vuoto politico e lo stanno coltivando, cercheranno di riempirlo con qualcosa di più adatto a nuove manipolazioni delle coscienze. Aspettiamoci ulteriori stravolgimenti e la forte discesa in campo di qualche “messia” al momento giusto. A raccogliere gli sbandati. Certo non lasceranno il governo centrale ai grillini... Che sono considerati ottimi come opposizione che decostruisce, per il momento. Non ci facciamo distrarre: noi continuiamo a costruire nella società, orizzontalmente e localmente, e a sostenere solamente chi conosciamo bene per integrità ed etica, e non per come viene presentato dai media...»[2].

Non è quindi casuale la vittoria grillina: vincono i “tribuni sfascia-tutto ed arrufapopolo”, che più o meno inconsapevolmente partecipano alla demolizione controllata del sistema, aizzando un odio antipolitico e distruttivo, continuando quindi con successo la strategia antipolitica dei poteri di controllo, ovvero la distruzione programmata della fiducia nella politica. Buttare la malapolitica, ma anche la politica. Regna il caos, non a caso, in un sistema che va in effetti demolito, ma non per costruire un nuovo totalitarismo, come invece vogliono le lobbies oscure legate ai poteri centralizzanti e globalizzanti, per impedire che le masse si risveglino, si organizzino e si impossessino della politica: questo è l’obiettivo del «nuovo “governativo” affidato soprattutto a figure “tecniche” direttamente legate ai grandi poteri che vogliono una rapida centralizzazione europea, la perdita di sovranità ed una riduzione della politica nazionale a strumento dei poteri centrali, invece che a espressione del tessuto orizzontale locale». Accentramento del potere in un superstato europeo, attraverso il controllo dei parlamenti con un finto bipartitismo stile gb-usa e un forte impoverimento economico del tessuto sociale, per aumentare la paura che ci blocca, e per togliere risorse per le attività che favoriscono la crescita e la libertà di coscienza. Di conseguenza, gli scenari delle prossime elezioni potrebbero favorire questi piani: i grillini potrebbero avere un bel successo, con un discreto numero di eletti in Parlamento, che però non conterebbero nulla. «Vendola e Di Pietro possono essere adoperati in modo funzionale comunque, a seconda che li si voglia tenere a sostegno del governo o fargli fare opposizione. Da loro nessun problema. Si adattano a qualsiasi ruolo, pur di restare a galla. Il pd è uno strano animale transgenico che ambienti gesuito-massonici hanno perfettamente conformato negli anni mettendo insieme la vecchia sinistra dc e il vecchio pci. Solo che il vecchio pci fu del tutto depotenziato nei giorni di tangentopoli e ridotto ad un gruppo di tremebondi circoli di obbedienza alle supermassonerie, e i vecchi dc hanno assunto il comando vero e proprio, approfittando anche dell’opera di sostegno degli “strani” veltroniani. Il pd come è ora [e a maggior ragione con Renzi (dio ce ne scampi)] è perfettamente funzionale ai disegni dei gruppi di manipolazione. Ma lo era già abbondantemente ai tempi dell’Ulivo… di Prodi, di Ciampi, di D’Alema e di Veltroni... L’udc è perfettamente in sintonia con il disegno di Eurolandia. No problem. I finiani anche, e poi al momento non contano nulla. La Lega è stata messa all’angolo con uno scandalo modello blitzkrieg… in pochi giorni. E consegnata all’ala maroniana, funzionale ai disegni eurocentrici e perfettamente allineata ai poteri che contano ora. In effetti il problema vero per i poteri che stanno conducendo la danza verso Eurolandia è il coacervo di interessi che fa capo al pdl berlusconiano. Quelli in Parlamento non li vogliono più. Quello che Berlusconi ha tenuto insieme fino ad ora con soldi e televisioni, è un complesso di vecchi poteri sparsi, dipendenti da massonerie e da ordini religiosi ora perdenti. Insieme ad una pletora di potentucci locali legati a vicende cittadine e regionali di potere economico, finanziario locale, in tanti casi anche malavitoso. Questo tessuto orizzontale – ancora forte a livello locale – è proprio quello che disturba i centralizzatori, perché, essendo legato ai territori di provenienza, si oppone naturalmente al superstato. Ecco chi sarà probabilmente l’oggetto delle attenzioni dei poteri forti: la destra. Questa stanno trasformando e trasformeranno in qualcosa di più malleabile sradicandola dai territori il più possibile»[3]. E in effetti, gli stessi provvedimenti presi dal governo Monti per salvare il paese dal tracollo economico sono quantomeno strani, basandosi soprattutto sull’aumento delle tasse, per risanare i bilanci. O almeno così ci dicono. E i tagli sulle grandi spese, specie quelle inutili? Si va a distruggere tutto ciò che restava dello stato sociale, dei servizi pubblici. Mentre restano grandi e inutili opere come la tav, o scandalose spese militari e per le operazioni all’estero. Altra stortura è che tutto viene fatto per favorire il sistema bancario, nonostante le gravissime responsabilità nella crisi finanziaria: enormi quantità di denaro sono state stampate dalla (privata) Banca Centrale Europea e dati alle banche, soldi prodotti dal nulla e non corrispondenti a nuovi beni e servizi. I cittadini pagano per salvare i bilanci e perdere i servizi, le banche invece ricevono enormi quantità di denaro per poter ancora speculare e lucrare. Perché continuare a spremere le masse? «Tutti un po’ più poveri, un po’ meno liberi, e meglio inquadrati in una struttura supernazionale estremamente sfuggente ai sistemi di controllo democratico, e facile preda delle grandi lobbies multinazionali, delle massonerie, di certi strani poteri religiosi». Indicativa la sicurezza con cui parla chi ha le spalle ben coperte da poteri forti, da cui è stato messo al comando; analizziamo una frase interessante che è scappata a Monti: «Se i governi si facessero vincolare del tutto dalle decisioni dei loro parlamenti, senza mantenere un proprio spazio di manovra, allora una disintegrazione dell’Europa sarebbe più probabile di un’integrazione». Che è come dire: non rompete ai governi imposti, non siamo espressione dei Parlamenti, ma di ben altro. E quindi non siamo “vincolati” né ai parlamenti né alla gente. Lo stesso Napolitano, attaccato e difeso come un santo superpartes, ha assunto un ruolo non più di garante, ma di vera e propria guida politica, dopo aver cavalcato la paura e la crisi economica e politica: è stato lui a nominare Monti. Anni di voluta malapolitica hanno portato a ciò. Ci stanno abituando alla presenza di “saggi” potenti e non votati da noi, che non sono frutto di elaborazione politica di un paese, ma di nomine dall’alto, come già accade negli Stati Uniti e in Inghilterra. In questo momento i media tradizionali sono il principale elemento di sostegno della maggioranza che appoggia Monti, e il web il principale elemento di sostegno e manipolazione della nascente opposizione.

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Democratismo o democrazia

Ma presto anche la maggioranza abuserà del web, data la centralità di internet e della viralità, come ha compreso Grillo. O meglio, la società di marketing che muove le fila del comico, la Casaleggio e Associati, una sorta di Publitalia del web. Oltre al fatto che Grillo avoca a sé alcune decisioni importanti di carattere generale-nazionale, l’ambiguità dello spin doctor Gian Roberto Casaleggio si evince da alcuni dei suoi scritti e video[4]. In particolare consigliamo la visione di tre video: uno, che ha presenta la visione futurista dei media e della società capitalista secondo Casaleggio, un futuro illuminato, dove la vita diventa tutta virtuale, e si commercializzano esperienze e sensazioni, con tanto di simboli massonici buttati nel mezzo[5]; un altro in cui descrive ancora il futuro del pianeta, unito sotto un nuovo ordine mondiale che unifica tutto e tutti, e che mette tutti online, dopo una catastrofica terza guerra mondiale[6]; e un altro ancora che ha come argomento gli “influencer[7]: online, il 90% dei contenuti è creato dal 10% degli utenti web, degli influenzatori, giovani stipendiati per creare opinione, scrivendo articoli, commenti, creando video, riempendo di “Mi piace” o “Non mi piace” i social network, i forum, i blog, con il preciso obiettivo di creare o influenzare l’opinione degli altri utenti, spacciandosi per utenti casuali. Ciò che da molto prima hanno fatto i personaggi famosi, i giornalisti, i politici e gli accademici, creare opinione, attraverso la parola, le proprie posizioni di potere e/o i media tradizionali. Si è inaugurata quindi una nuova era della comunicazione, dove ognuno è coinvolto come parte attiva nel processo di manipolazione del prossimo, e siamo tutti attori e fruitori delle più disparate campagne di persuasione, utilizzando i nostri bei giocattoli elettronici che tanto ci deliziano. E il movimento di Grillo pare costruito proprio sul target dello scontento e dell’anti-partitocrazia, sembra un partito a conduzione aziendale, finanziato dagli introiti dell’industria dello spettacolo, in cui c’è controllo dei contenuti e perfino del dissenso: per farne un esempio, sul blog del comico, il 2 agosto scorso, dopo un articolo sulla morte violenta in Africa del giudice Barillaro, è comparsa la seguente nota: «P.S. Agostino Formichella, Maurizio Penna, Raffaella Fanelli di Torino sono diffidati dall’uso del nome, del logo e dell’immagine del MoVimento 5 Stelle». Senza spiegazioni, senza un collegamento con l’articolo, la cosa lascia alquanto perplessi. Ed inoltre, uno degli soci della Casaleggio, Enrico Sassoon, è in effetti Board Member di Aspen Institute Italia, creatura del silenzioso ma onnipresente Gianni Letta, di cui fanno parte tanti ministri del governo Monti.

Cosa ci resta? Cosa resta quindi, della politica?

Nel quadro descritto, dove in un’apparente opposizione fra la politica tradizionale fatta di vecchi partiti ormai vuoti di senso come di persone comuni e “nuova” politica di movimento in rete fatta sostanzialmente da “militanti”, che però conducono le loro battaglie affidandosi alla guida politica da parte di simboli mediatici (Grillo è un uomo di spettacolo) i quali agiscono, a loro volta, in base a strategie di marketing virale, ciò che resta evidentemente dominante è la medesima matrice di stampo spettacolare, che sta semplicemente adattandosi ai nuovi tempi e mezzi di comunicazione. In una politica a matrice spettacolare la stessa richiesta di una democrazia reale rischia di ridursi a feticcio se continua ad essere predicata senza però trovare una propria forma definita per essere praticata. È il paradosso irrisolto del MoVimento 5 Stelle[8], in cui la presenza ingombrante di un grosso trascinatore è terribilmente in contraddizione con le aspirazioni politiche dichiarate del movimento stesso[9] e, allo stesso tempo, la prova palese che una politica “radicale”, non ha ancora trovato la forza di emanciparsi dal concetto di “guida spirituale” (e ai corollari politici di autoritarismo e potere interno dello Staff, il nuovo politburo?), allo stesso modo in cui, l’opinione che si forma in rete, resta troppo dipendente da influenze facilmente centralizzabili. C’è però da dire che Grillo è l’uomo perfetto per una rete egemonizzata da format come facebook.

La domanda in tutto questo è se una politica radicale possa davvero concepirsi in un’epoca in cui ancora la gran parte della gente attende di essere guidata o influenzata in qualche modo, determinando anche un successo di quegli strumenti informatici pensati per orientare le opinioni piuttosto che per attivare la partecipazione.

Allora per immaginare un’evoluzione possibile della “forma partito” in quest’epoca, che sia anche il superamento di ciò che si intende per “partito”, bisogna cercare di ibridare i due termini dell’op-posizione attuale fra partiti tradizionali da un lato e movimenti di rete dall’altro. Per avere un quadro possibile di come possa concepirsi una piattaforma informatica costruita per essere un partito basta osservare il modo in cui il piratenpartei (partito dei pirati)[10] sta operando in Germania. La componente virtuosa del piratenpartei è meno la sua rigida strutturazione interna da partito socialdemocratico tedesco (e come poteva essere altrimenti) che la sua strutturazione organizzativa. È infatti quest’ultima che ci interessa. Il sito del piratenpartei è il partito. Tuttavia il piratenpartei non è un partito on-line, altrimenti sarebbe una semplice copia di facebook. L’iscrizione al sito, quindi la creazione di un proprio “profilo” (quasi corrispondente ad un tesseramento), non serve tanto a dire “mi piace” o “non mi piace” questo o quell’altro, ma a partecipare di persona agli incontri politici che si tengono costantemente. L’iscrizione alla piattaforma serve a “territorializzare” il proprio profilo al fine di creare relazioni fra “pirati” della stessa zona. Appena creato il proprio profilo, la piattaforma, in base alla città immessa, cerca altri pirati che sono già in contatto tra loro e mostra i luoghi, gli orari e temi di discussione, le iniziative politiche e qualsiasi altra forma di evento live al quale partecipare. La piattaforma serve cioè a far incontrare le persone con un obiettivo di partecipazione politica ai problemi della propria città e del proprio territorio e non a scambiarsi opinioni gratuite. In questo l’esempio dei pirati è potentemente innovativo, mostrando come lo “strumento rete” possa essere concepito non per esaurirsi in se stesso, ma per funzionalizzarsi ad un’azione comune. La piattaforma informatica è in sostanza una “piazza virtuale” con la semplice funzione di stimolare, attraverso ogni mezzo possibile, un’azione reale in uno spazio reale fatto di corpi e non quella di sostituirsi alle “piazze materiali”. Al di là dei difetti che sicuramente è possibile rintracciare in una piattaforma informatica che ha l’ambizione di essere un partito nazionale (ed internazionale), ancora magari troppo informata all’idea della “votazione”, il più grande passo verso una politica nuova, quello di far incontrare le persone con un fine politico, è stato probabilmente già centrato. E per questo il partito dei pirati, fondato nel 2006, ottiene in Germania risultati elettorali crescenti prossimi alle due cifre con un numero di tesserati (30.000) ancora relativamente basso. Per una volta dalla Germania arriva qualcosa di veramente interessante (come fu anche ai tempi delle organizzazioni operaie ispirate al grande modello della socialdemocrazia tedesca di un secolo fa), anche se resta da capire se in effetti una politica nuova debba porsi o meno “ancora” l’obiettivo di giungere in parlamento e come il necessario localismo partecipativo saprà darsi una politica sovra-locale coerente. In ogni caso siamo solo all’inizio di questa nuova era politico-informatica, in cui il compito organizzativo principale è probabilmente quello di individuare il più appropriato “algoritmo democratico” ai tempi elettronici che viviamo. La speranza, per ora, è che anche i movimenti italiani, e magari le strutture sindacali come la Fiom, sappiano organizzarsi efficacemente come i tedeschi, il cui storico pragmatismo può essere un buon riferimento.

Questa crisi offre, dunque, di certo grandi spazi di partecipazione, di iniziativa. Ci permette di riflettere sulle nostre vite, e di rivoluzionarle, di reinventarle. E, come suggerisce Carotenuto, «grandi forze lavorano per la crescita delle coscienze umane, e nella nostra epoca con grande successo, anche in Italia. Il movimento del risveglio di coscienza, il tessuto delle associazioni per i beni comuni, per l’ambiente, per i diritti civili, per la solidarietà, per la crescita spirituale, per le pratiche olistiche, per la libertà della coscienze... è in grandissima crescita da alcuni anni. Ormai da anni l’unica, vera, grande novità. È un fenomeno internazionale»[11].

E in effetti la strada non è già segnata: in un periodo di crisi globale, abbiamo l’opportunità del mutamento, di riprenderci la vita nelle nostre mani, valutando tutte le possibili alternative, stimandone le conseguenze, risvegliando la nostra coscienza, e quindi planetaria. Dobbiamo riuscire a guardare oltre il racconto ufficiale, a svelare ciò che sta accadendo. Nella lingua cinese, l’ideogramma «crisi», Wei Ci, significa «attenzione, pericolo», ma anche «opportunità di cambiamento». Prendere coscienza di noi stessi, per prendere coscienza di tutto ciò che ci circonda.

Potremmo essere all’inizio di un nuovo periodo di consapevolezza ed evoluzione sociale, spirituale e culturale, così da uscire da questa preistoria umana, per entrare nella storia. La sfida è questa: uscire dai vecchi schemi, dalla paura, e scegliere il nostro futuro, decidere il destino della vita su questo pianeta.

 

SETTEMBRE 2012

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[2] Note flash di oggi: crollo dei Partiti; “boom” della Borsa, decreti e vampiri; un po’ di respiro, Fausto Carotenuto, 23 m 2012, www.coscienzeinrete.net/politica/item/363-note-flash-di-oggi-crollo-dei-partiti-boom-della-borsa-decreti-e-vampiri-un-po-di-respiro.

[3] Elezioni anticipate? Cosa bolle in pentola..., Fausto Carotenuto, 23 l 2012, www.coscienzeinrete.net/politica/item/738-elezioni-anticipate-cosa-bolle-in-pentola.

[4] Questa parte dell’editoriale è stata scritta prima dell’esplosione del caso Favia, da quando è diventata di dominio pubblico la querelle Casaleggio/influencer.

[8] Ma già dei partiti comunisti, che sono riusciti per decenni a parlare di “comunismo” evitando di frequentare il concetto di “democrazia”.

[9] Si veda a tal proposito la querelle interna al MoVimento 5 Stelle esplosa con il caso Favia.

[11] Cosa sta succedendo in Italia, e perché. Pessima la crisi, ottime le prospettive..., Fausto Carotenuto, 19 a 2012, www://coscienzeinrete.net/politica/item/164-cosa-sta-succedendo-in-italia