LA POLITICA NELL’EPOCA DEL TRAMONTO DEI PARTITI
Redazione
Fine della commedia
Nell’epoca della crisi perenne, il
teatrino dei partiti sfiora sempre più il ridicolo. Sembra quasi che i
protagonisti di questa continua pantomima stiano facendo tutto il
possibile per aumentare la sfiducia e l’odio nei loro confronti, o
meglio nei confronti della politica.
Le campagne elettorali iniziano subito
dopo le elezioni, e continuano perennemente, offrendoci un quadro
disarmante: la rappresentazione è quella di una realtà estranea, si è
lontani dall’esperienza, i discorsi e le azioni sono slegati dai
problemi reali. I partiti prima fungevano da struttura presente e
radicata sui territori, in mezzo alle persone, comunicando con loro,
sullo stesso piano. La rottura col passato è evidente, salta il rapporto
politico tra le persone, manca la comunicazione e il confronto,
diventiamo pedine, sentiamo che non possiamo incidere. Ormai il processo
di sfaldamento dei partiti è irreversibile, anche se ciò che avverrà non
sarà la loro morte, ma la fine della loro rappresentazione. Le stesse
proposte di legge per bloccare i nuovi soggetti con sbarramenti al 5% o
altri trucchi, segnala la resistenza del vecchio a mantenere il potere
secondo il consueto schema. Il partito, anche se in crisi, resta
un’istituzione fondamentale nella gestione del potere, ricalcando gli
schemi della politica parlamentare (gerarchia, struttura, ecc.) che è
poi lo schema di un intero modus vivendi.
La politica forse prima poteva fare
qualcosa, oggi non ha più capacità d’azione: i partiti, che prima
avevano in mano la gestione politica, non hanno più una loro funzione, e
per questo stanno scomparendo, in un contesto nel quale, come sostiene
Bauman: la politica è locale, mentre il potere è globale e tutto è
liquido tranne le differenze sociali. La loro disgregazione viene da
lontano, dalla distruzione dello stato-nazione che sta attuando dal
secolo scorso l’Alta Finanza, come scriveva Karl Polanyi. Le grandi
aziende transnazionali, insieme a banche e fondi d’investimento, hanno
una tale concentrazione di potere economico, che di conseguenza genera
un forte potere politico: considerata la posta in gioco, non stupisce
che la politica sia schiava dell’economia. Un partito avrebbe dovuto
avere un fine... Non il vile mantenimento di uno schiavistico status
quo. Non ci auguriamo quindi che tornino alla ribalta: per cambiare il
mondo già non erano adatti, essendo sostanzialmente organizzazioni
riformiste. Ma è evidente che è necessario qualcos’altro.
Il modello spettacolare che sta oggi
prevalendo è quello d’origine americana: alla base ci sono
deideologizzazione e banalizzazione. La campagna elettorale Obama-Romney
ne è l’esempio: basata su rabbia, sfottò, offese e accuse sui redditi,
sulla vita privata, sugli errori del passato. E, a proposito di
rappresentazione, è nata anche una app: si chiama Vote, in
cui si può combattere i due candidati americani, con una spada alla
Star Wars, un forchettone da barbecue, o meglio ancora a
colpi di microfono... Lascia straniti il fatto che dall’app
stessa ci si possa registrare per poi votare, veramente, alle elezioni,
dato che in usa per votare
tutti i cittadini con diciotto anni compiuti hanno diritto al voto, ma
per esercitare tale diritto si iscrivano di loro sponte alle «liste
elettoriali». Mentre, nel frattempo, le multinazionali hanno scelto
Romney: è lui che ha raccolto più fondi e donazioni.
Scenario non molto diverso quello
francese, dopo la recente campagna elettorale Hollande-Sarkozy: da
sottolineare, in Francia, l’uso continuo dei sondaggi, anche in diretta
televisiva, durante il confronto, come un tele-voto: il sondaggio che
autoverifica se stesso, la manipolazione all’ennesima potenza. Ma è
ormai chiaro che Internet svolgerà un ruolo fondamentale nel dirigere le
scelte della gente, manipolandole, aggiungendosi ai media tradizionali,
già nelle mani dei grandi poteri di manipolazione. Ed infatti l’utilizzo
dei nuovi media e di internet è esploso definitivamente, come mai prima
d’ora, proprio durante la campagna francese: il responso della rete
sull’efficacia dei candidati si evince immediatamente da quanti iscritti
e quanti commenti e “mi piace” ci sono stati sulle loro pagine
Facebook, o su quanti tweet (oltre 500.000) sono stati
registrati su Twitter durante il confronto. Secondo i media, la
lotta tra i due praticamente si è basata sullo scontro tra due stili,
quello calmo e compassato di Hollande, contro quello nervoso e
aggressivo di Sarkozy, che pare abbia stancato i francesi. E i problemi
veri? I programmi? Fin troppo simili. È ormai evidente che per arrivare
a quel livello di potere devi appoggiare ed esser appoggiato da poteri
economici e massonici. Devi fare da maggiordomo. E se non servi più, o
se inizi a fare errori ancor prima della fine del tuo tempo, come il
nostro Berlusconi, vieni distrutto e sostituito. Come già successo ad
Andreotti, Craxi: il potere attribuisce momentaneamente un ruolo
importante; esaurita la funzione, senza spiegazioni, vieni messo da
parte. Il ruolo di Berlusconi era quello di ridicolizzare la politica,
distruggendone la credibilità, ed è stato perfetto. Ora servono i
professori della finta etica e credibilità per tamponare l’emergenza
della crisi economica. E l’Italia diventa un esperimento pilota, col
governo Monti, dove per la prima volta la politica partitica viene
chiaramente e visibilmente esautorata e sostituita dai poteri forti.
E dopo l’arrivo dei saggi tecnocrati,
cosa accade quindi nella politica italiana? La campagna elettorale è già
iniziata, e anche da noi è colma di veleno. Si rincorrono le pulsioni
della società, si cavalcano paure, sogni e bisogni, aldilà della
frontiera dell’ideologia classica, esattamente come indicava Simone Weil
nel suo Manifesto per la soppressione dei partiti politici[1], scritto nel lontano 1940, eppure ancora così attuale nella sua
descrizione della politica ufficiale come semplice governo delle
passioni, ruolo ormai egemonizzato dai mass media generalisti. Si
offrono puntualmente nuove illusioni di cambiamento, offrendo a tutti
costi la novità, le facce pulite: ne sono esempio il MoVimento 5 Stelle,
il movimento arancione dei Sindaci capitanato dalla star Luigi De
Magistris, e il movimento Alba (Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente,
per un nuovo soggetto politico), quasi una riproposizione della Lista
civica nazionale, interessante movimento proposto da Elio Veltri nel
2007, e poi scippato e strumentalizzato da
idv e dall’attuale senatore
Franco Barbato, che una volta eletto si dimenticò di Veltri e della
lista: un contenitore pieno di belle parole, che servì da
accalappia-voti per idv
(che anche oggi, con sel,
sorride ad Alba). Ma non abbiamo memoria della Lista civica nazionale,
quindi anche Alba ci sembra una bella novità...
Insomma, lo scenario che la politica
italiana oggi ci sta offrendo, è quello del crollo dei partiti
tradizionali. O meglio dei partiti della seconda repubblica, che hanno
perso forza in modo evidente ed ora non possono fare a meno di
continuare a sostenere il governo Monti, che è direttamente nelle mani
dei grandi poteri di controllo. Ma se la situazione è questa non si può
pensare che i partiti novecenteschi non abbiano avuto un ruolo
privilegiato nel preparare il proprio crollo attuale, che tuttavia è
crollo di partecipazione sociale, ma non di gestione, sempre più
autoreferenziale, della distribuzione di risorse e delle posizioni di
privilegio. A ciò che resta dei partiti (di massa) che furono, la
situazione attuale fa comodo nella misura in cui li svincola dalla resa
dei conti con il proprio elettorato, proiettandoli in uno stato di
aristocratica attesa, in cui la responsabilità della loro passività è
ascrivibile alla sfavorevole congiuntura economica o a qualcun altro (i
c.d. tecnici), e dal quale possono finalmente permettersi il lusso,
tutto intellettuale, di criticare le azioni altrui come se stessero
tutti all’opposizione. La situazione è tale da suscitare la domanda se
ai partiti politici attuali convenga davvero vincere una qualche
elezione nazionale per governare, visto che si può vivere benissimo
altrimenti, gestendo il potere locale dal livello regionale in giù.
Ri-nascita della tragedia?
Si va verso le elezioni del 2013: alla
ribalta il m5s, mentre
pd e
pdl,
partiti copia uno dell’altro, perdono voti. Il centro e la destra
affondano. Berlusconi continua ad annunciare un “nuovo” partito guidato
da lui, anche se è evidente che chi è sopra di lui ha già deciso che è
finito. E sono continuati e continueranno gli stravolgimenti e i
continui e non casuali scandali, frutto del malaffare che in questi anni
prima è stato favorito, e poi ultimamente portato alla luce, non
casualmente. Così si allarga l’enorme vuoto creatosi nel rapporto tra
opinione pubblica e politica, che ha fatto lievitare l’astensionismo,
così come il successo dei grillini. La gente non ne può più dei partiti
e della politica. La percezione, costruita ad arte, è evidente: partiti
ladri ed inefficienti, connotati da mancanza di etica e incapacità di
amministrare. E poi perfettamente congeniale è stata la crisi economica
che ha permesso di imporre il commissariamento della politica con i
tecnici di Monti, condannando il sistema partitico come incapace di
gestire la situazione. Come afferma il politologo Fausto Carotenuto: «I
poteri di manipolazione che hanno creato questo vuoto politico e lo
stanno coltivando, cercheranno di riempirlo con qualcosa di più adatto a
nuove manipolazioni delle coscienze. Aspettiamoci ulteriori
stravolgimenti e la forte discesa in campo di qualche “messia” al
momento giusto. A raccogliere gli sbandati. Certo non lasceranno il
governo centrale ai grillini... Che sono considerati ottimi come
opposizione che decostruisce, per il momento. Non ci facciamo distrarre:
noi continuiamo a costruire nella società, orizzontalmente e localmente,
e a sostenere solamente chi conosciamo bene per integrità ed etica, e
non per come viene presentato dai media...»[2].
Non è quindi casuale la vittoria grillina: vincono i “tribuni
sfascia-tutto ed arrufapopolo”, che più o meno inconsapevolmente
partecipano alla demolizione controllata del sistema, aizzando un odio
antipolitico e distruttivo, continuando quindi con successo la strategia
antipolitica dei poteri di controllo, ovvero la distruzione programmata
della fiducia nella politica. Buttare la malapolitica, ma anche la
politica. Regna il caos, non a caso, in un sistema che va in effetti
demolito, ma non per costruire un nuovo totalitarismo, come invece
vogliono le lobbies oscure
legate ai poteri centralizzanti e globalizzanti, per impedire che le
masse si risveglino, si organizzino e si impossessino della politica:
questo è l’obiettivo del «nuovo “governativo” affidato soprattutto a
figure “tecniche” direttamente legate ai grandi poteri che vogliono una
rapida centralizzazione europea, la perdita di sovranità ed una
riduzione della politica nazionale a strumento dei poteri centrali,
invece che a espressione del tessuto orizzontale locale». Accentramento
del potere in un superstato europeo, attraverso il controllo dei
parlamenti con un finto bipartitismo stile
gb-usa e un forte
impoverimento economico del tessuto sociale, per aumentare la paura che
ci blocca, e per togliere risorse per le attività che favoriscono la
crescita e la libertà di coscienza. Di conseguenza, gli scenari delle
prossime elezioni potrebbero favorire questi piani: i grillini
potrebbero avere un bel successo, con un discreto numero di eletti in
Parlamento, che però non conterebbero nulla. «Vendola e Di Pietro
possono essere adoperati in modo funzionale comunque, a seconda che li
si voglia tenere a sostegno del governo o fargli fare opposizione. Da
loro nessun problema. Si adattano a qualsiasi ruolo, pur di restare a
galla. Il pd è uno strano
animale transgenico che ambienti gesuito-massonici hanno perfettamente
conformato negli anni mettendo insieme la vecchia sinistra
dc e il vecchio
pci. Solo che il vecchio
pci fu del tutto
depotenziato nei giorni di tangentopoli e ridotto ad un gruppo di
tremebondi circoli di obbedienza alle supermassonerie, e i vecchi
dc hanno assunto il comando
vero e proprio, approfittando anche dell’opera di sostegno degli
“strani” veltroniani. Il pd
come è ora [e a maggior ragione con Renzi (dio ce ne scampi)] è
perfettamente funzionale ai disegni dei gruppi di manipolazione. Ma lo
era già abbondantemente ai tempi dell’Ulivo… di Prodi, di Ciampi, di
D’Alema e di Veltroni... L’udc
è perfettamente in sintonia con il disegno di Eurolandia. No problem. I
finiani anche, e poi al momento non contano nulla. La Lega è stata messa
all’angolo con uno scandalo modello blitzkrieg… in pochi giorni.
E consegnata all’ala maroniana, funzionale ai disegni eurocentrici e
perfettamente allineata ai poteri che contano ora. In effetti il
problema vero per i poteri che stanno conducendo la danza verso
Eurolandia è il coacervo di interessi che fa capo al
pdl berlusconiano. Quelli
in Parlamento non li vogliono più. Quello che Berlusconi ha tenuto
insieme fino ad ora con soldi e televisioni, è un complesso di vecchi
poteri sparsi, dipendenti da massonerie e da ordini religiosi ora
perdenti. Insieme ad una pletora di potentucci locali legati a vicende
cittadine e regionali di potere economico, finanziario locale, in tanti
casi anche malavitoso. Questo tessuto orizzontale – ancora forte a
livello locale – è proprio quello che disturba i centralizzatori,
perché, essendo legato ai territori di provenienza, si oppone
naturalmente al superstato. Ecco chi sarà probabilmente l’oggetto delle
attenzioni dei poteri forti: la destra. Questa stanno trasformando e
trasformeranno in qualcosa di più malleabile sradicandola dai territori
il più possibile»[3]. E in
effetti, gli stessi provvedimenti presi dal governo Monti per salvare il
paese dal tracollo economico sono quantomeno strani, basandosi
soprattutto sull’aumento delle tasse, per risanare i bilanci. O almeno
così ci dicono. E i tagli sulle grandi spese, specie quelle inutili? Si
va a distruggere tutto ciò che restava dello stato sociale, dei servizi
pubblici. Mentre restano grandi e inutili opere come la
tav, o scandalose spese
militari e per le operazioni all’estero. Altra stortura è che tutto
viene fatto per favorire il sistema bancario, nonostante le gravissime
responsabilità nella crisi finanziaria: enormi quantità di denaro sono
state stampate dalla (privata) Banca Centrale Europea e dati alle
banche, soldi prodotti dal nulla e non corrispondenti a nuovi beni e
servizi. I cittadini pagano per salvare i bilanci e perdere i servizi,
le banche invece ricevono enormi quantità di denaro per poter ancora
speculare e lucrare. Perché continuare a spremere le masse? «Tutti un
po’ più poveri, un po’ meno liberi, e meglio inquadrati in una struttura
supernazionale estremamente sfuggente ai sistemi di controllo
democratico, e facile preda delle grandi
lobbies multinazionali, delle
massonerie, di certi strani poteri religiosi». Indicativa la sicurezza
con cui parla chi ha le spalle ben coperte da poteri forti, da cui è
stato messo al comando; analizziamo una frase interessante che è
scappata a Monti: «Se i governi si facessero vincolare del tutto dalle
decisioni dei loro parlamenti, senza mantenere un proprio spazio di
manovra, allora una disintegrazione dell’Europa sarebbe più probabile di
un’integrazione». Che è come dire: non rompete ai governi imposti, non
siamo espressione dei Parlamenti, ma di ben altro. E quindi non siamo
“vincolati” né ai parlamenti né alla gente. Lo stesso Napolitano,
attaccato e difeso come un santo superpartes, ha assunto un ruolo non
più di garante, ma di vera e propria guida politica, dopo aver cavalcato
la paura e la crisi economica e politica: è stato lui a nominare Monti.
Anni di voluta malapolitica hanno portato a ciò. Ci stanno abituando
alla presenza di “saggi” potenti e non votati da noi, che non sono
frutto di elaborazione politica di un paese, ma di nomine dall’alto,
come già accade negli Stati Uniti e in Inghilterra. In questo momento i
media tradizionali sono il principale elemento di sostegno della
maggioranza che appoggia Monti, e il web il principale elemento
di sostegno e manipolazione della nascente opposizione.
Democratismo o democrazia
Ma presto anche la maggioranza abuserà del web, data la centralità di
internet e della viralità, come ha compreso Grillo. O meglio, la società
di marketing che muove le fila del comico, la Casaleggio e
Associati, una sorta di Publitalia del web. Oltre al fatto che
Grillo avoca a sé alcune decisioni importanti di carattere
generale-nazionale, l’ambiguità dello spin doctor Gian
Roberto Casaleggio si evince da alcuni dei suoi scritti e video[4]. In
particolare consigliamo la visione di tre video: uno, che ha presenta la
visione futurista dei media e della società capitalista secondo
Casaleggio, un futuro illuminato, dove la vita diventa tutta virtuale, e
si commercializzano esperienze e sensazioni, con tanto di simboli
massonici buttati nel mezzo[5]; un
altro in cui descrive ancora il futuro del pianeta, unito sotto un nuovo
ordine mondiale che unifica tutto e tutti, e che mette tutti online,
dopo una catastrofica terza guerra mondiale[6]; e un
altro ancora che ha come argomento gli “influencer”[7]:
online, il 90% dei contenuti è creato dal 10% degli utenti web,
degli influenzatori, giovani stipendiati per creare opinione, scrivendo
articoli, commenti, creando video, riempendo di “Mi piace” o “Non mi
piace” i social network, i forum, i blog,
con il preciso obiettivo di creare o influenzare l’opinione degli altri
utenti, spacciandosi per utenti casuali. Ciò che da molto prima hanno
fatto i personaggi famosi, i giornalisti, i politici e gli accademici,
creare opinione, attraverso la parola, le proprie posizioni di potere
e/o i media tradizionali. Si è inaugurata quindi una nuova era della
comunicazione, dove ognuno è coinvolto come parte attiva nel processo di
manipolazione del prossimo, e siamo tutti attori e fruitori delle più
disparate campagne di persuasione, utilizzando i nostri bei giocattoli
elettronici che tanto ci deliziano. E il movimento di Grillo pare
costruito proprio sul target dello scontento e dell’anti-partitocrazia,
sembra un partito a conduzione aziendale, finanziato dagli introiti
dell’industria dello spettacolo, in cui c’è controllo dei contenuti e
perfino del dissenso: per farne un esempio, sul blog del comico,
il 2 agosto scorso, dopo un articolo sulla morte violenta in Africa del
giudice Barillaro, è comparsa la seguente nota: «P.S. Agostino
Formichella, Maurizio Penna, Raffaella Fanelli di Torino sono diffidati
dall’uso del nome, del logo e dell’immagine del MoVimento 5 Stelle».
Senza spiegazioni, senza un collegamento con l’articolo, la cosa lascia
alquanto perplessi. Ed inoltre, uno degli soci della Casaleggio, Enrico
Sassoon, è in effetti Board Member di Aspen
Institute Italia, creatura del silenzioso ma onnipresente
Gianni Letta, di cui fanno parte tanti ministri del governo Monti.
Cosa ci resta? Cosa resta quindi, della politica?
Nel quadro descritto, dove in un’apparente opposizione fra la politica
tradizionale fatta di vecchi partiti ormai vuoti di senso come di
persone comuni e “nuova” politica di movimento in rete fatta
sostanzialmente da “militanti”, che però conducono le loro battaglie
affidandosi alla guida politica da parte di simboli mediatici (Grillo è
un uomo di spettacolo) i quali agiscono, a loro volta, in base a
strategie di marketing virale, ciò che resta evidentemente dominante è
la medesima matrice di stampo spettacolare, che sta semplicemente
adattandosi ai nuovi tempi e mezzi di comunicazione. In una politica a
matrice spettacolare la stessa richiesta di una
democrazia reale rischia di
ridursi a feticcio se continua ad essere predicata senza però trovare
una propria forma definita per essere praticata. È il paradosso
irrisolto del MoVimento 5 Stelle[8], in
cui la presenza ingombrante di un grosso trascinatore è terribilmente in
contraddizione con le aspirazioni politiche dichiarate del movimento
stesso[9] e,
allo stesso tempo, la prova palese che una politica “radicale”, non ha
ancora trovato la forza di emanciparsi dal concetto di “guida
spirituale” (e ai corollari politici di autoritarismo e potere interno
dello Staff, il nuovo politburo?),
allo stesso modo in cui, l’opinione che si forma in rete, resta troppo
dipendente da influenze facilmente centralizzabili. C’è però da dire che
Grillo è l’uomo perfetto per una rete egemonizzata da
format come facebook.
La domanda in tutto questo è se una politica radicale possa davvero
concepirsi in un’epoca in cui ancora la gran parte della gente attende
di essere guidata o influenzata in qualche modo, determinando anche un
successo di quegli strumenti informatici pensati per orientare le
opinioni piuttosto che per attivare la partecipazione.
Allora per immaginare un’evoluzione possibile della “forma partito” in
quest’epoca, che sia anche il superamento di ciò che si intende per
“partito”, bisogna cercare di ibridare i due termini dell’op-posizione
attuale fra partiti tradizionali da un lato e movimenti di rete
dall’altro. Per avere un quadro possibile di come possa concepirsi una
piattaforma informatica costruita per essere un partito basta osservare
il modo in cui il piratenpartei (partito dei pirati)[10] sta
operando in Germania. La componente virtuosa del piratenpartei è meno la sua rigida strutturazione interna da
partito socialdemocratico tedesco (e come poteva essere altrimenti) che
la sua strutturazione organizzativa. È infatti quest’ultima che ci
interessa. Il sito del
piratenpartei è il partito. Tuttavia il
piratenpartei non è un partito
on-line, altrimenti sarebbe una semplice copia di facebook. L’iscrizione
al sito, quindi la creazione di un proprio “profilo” (quasi
corrispondente ad un tesseramento), non serve tanto a dire “mi piace” o
“non mi piace” questo o quell’altro, ma a partecipare di persona agli
incontri politici che si tengono costantemente. L’iscrizione alla
piattaforma serve a “territorializzare” il proprio profilo al fine di
creare relazioni fra “pirati” della stessa zona. Appena creato il
proprio profilo, la piattaforma, in base alla città immessa, cerca altri
pirati che sono già in contatto tra loro e mostra i luoghi, gli orari e
temi di discussione, le iniziative politiche e qualsiasi altra forma di
evento live al quale
partecipare. La piattaforma serve cioè a far incontrare le persone con
un obiettivo di partecipazione politica ai problemi della propria città
e del proprio territorio e non a scambiarsi opinioni gratuite. In questo
l’esempio dei pirati è potentemente innovativo, mostrando come lo
“strumento rete” possa essere concepito non per esaurirsi in se stesso,
ma per funzionalizzarsi ad un’azione comune. La piattaforma informatica
è in sostanza una “piazza virtuale” con la semplice funzione di
stimolare, attraverso ogni mezzo possibile, un’azione reale in uno
spazio reale fatto di corpi e non quella di sostituirsi alle “piazze
materiali”. Al di là dei difetti che sicuramente è possibile
rintracciare in una piattaforma informatica che ha l’ambizione di essere
un partito nazionale (ed internazionale), ancora magari troppo informata
all’idea della “votazione”, il più grande passo verso una politica
nuova, quello di far incontrare le persone con un fine politico, è stato
probabilmente già centrato. E per questo il partito dei pirati, fondato
nel 2006, ottiene in Germania risultati elettorali crescenti prossimi
alle due cifre con un numero di tesserati (30.000) ancora relativamente
basso. Per una volta dalla Germania arriva qualcosa di veramente
interessante (come fu anche ai tempi delle organizzazioni operaie
ispirate al grande modello della socialdemocrazia tedesca di un secolo
fa), anche se resta da capire se in effetti una politica nuova debba
porsi o meno “ancora” l’obiettivo di giungere in parlamento e come il
necessario localismo partecipativo saprà darsi una politica sovra-locale
coerente. In ogni caso siamo solo all’inizio di questa nuova era
politico-informatica, in cui il compito organizzativo principale è
probabilmente quello di individuare il più appropriato “algoritmo
democratico” ai tempi elettronici che viviamo. La speranza, per ora, è
che anche i movimenti italiani, e magari le strutture sindacali come la
Fiom, sappiano organizzarsi efficacemente come i tedeschi, il cui
storico pragmatismo può essere un buon riferimento.
Questa crisi offre, dunque, di certo grandi spazi di partecipazione, di
iniziativa. Ci permette di riflettere sulle nostre vite, e di
rivoluzionarle, di reinventarle. E, come suggerisce Carotenuto, «grandi
forze lavorano per la crescita delle coscienze umane, e nella nostra
epoca con grande successo, anche in Italia. Il movimento del risveglio
di coscienza, il tessuto delle associazioni per i beni comuni, per
l’ambiente, per i diritti civili, per la solidarietà, per la crescita
spirituale, per le pratiche olistiche, per la libertà della coscienze...
è in grandissima crescita da alcuni anni. Ormai da anni l’unica, vera,
grande novità. È un fenomeno internazionale»[11].
E in effetti la strada non è già segnata: in un periodo di crisi globale,
abbiamo l’opportunità del mutamento, di riprenderci la vita nelle nostre
mani, valutando tutte le possibili alternative, stimandone le
conseguenze, risvegliando la nostra coscienza, e quindi planetaria.
Dobbiamo riuscire a guardare oltre il racconto ufficiale, a svelare ciò
che sta accadendo. Nella lingua cinese, l’ideogramma «crisi», Wei
Ci, significa «attenzione, pericolo», ma anche «opportunità di
cambiamento». Prendere coscienza di noi stessi, per prendere coscienza
di tutto ciò che ci circonda.
Potremmo essere all’inizio di un nuovo periodo di consapevolezza ed
evoluzione sociale, spirituale e culturale, così da uscire da questa
preistoria umana, per entrare nella storia. La sfida è questa: uscire
dai vecchi schemi, dalla paura, e scegliere il nostro futuro, decidere
il destino della vita su questo pianeta.
SETTEMBRE 2012
[1]
Reperibile al seguente indirizzo:
http://gek60.altervista.org/wp-content/uploads/2012/06/manifesto-per-la-soppressione-dei-partiti.pdf.
[2]
Note flash di oggi: crollo
dei Partiti; “boom” della Borsa, decreti e vampiri; un po’ di
respiro, Fausto Carotenuto, 23 m 2012,
www.coscienzeinrete.net/politica/item/363-note-flash-di-oggi-crollo-dei-partiti-boom-della-borsa-decreti-e-vampiri-un-po-di-respiro.
[3]
Elezioni anticipate? Cosa
bolle in pentola..., Fausto Carotenuto, 23 l 2012,
www.coscienzeinrete.net/politica/item/738-elezioni-anticipate-cosa-bolle-in-pentola.
[4]
Questa parte dell’editoriale è stata scritta prima
dell’esplosione del caso Favia, da quando è diventata di dominio
pubblico la querelle
Casaleggio/influencer.
[8]
Ma già dei partiti comunisti, che sono riusciti per decenni a
parlare di “comunismo” evitando di frequentare il concetto di
“democrazia”.
[9]
Si veda a tal proposito la
querelle interna al MoVimento 5 Stelle esplosa con il caso Favia.
[11]
Cosa sta succedendo in
Italia, e perché. Pessima la crisi, ottime le prospettive...,
Fausto Carotenuto, 19 a 2012,
www://coscienzeinrete.net/politica/item/164-cosa-sta-succedendo-in-italia