DEUX
Pensieri contemporanei sull’amore, da
due città
Ilaria Capalbo
“Intanto, si sentivano all'inizio, alla vigilia di ogni cosa. Domani,
tutto sarebbe stato ancor meglio! Ma i giorni passavano, la vita
passava, e il meglio non arrivava. Quei domani continuamente attesi, e
che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine
faceva sfiorire la gioventù.”
Irène Némirowski, Due, Adelphi
48° 48’ N,
2° 20’ E
Mi sveglio alla solita ora, ma fuori è ancora buio. È un problema di
latitudine. L’inverno fa di questi scherzi, come ci si sposta dal posto
in cui si è sempre, la prima cosa che muta è la luce. Nel caso ci si
sposti appena un po’ più in su, in quest’emisfero, l’oscurità diluisce
le prime ore del mattino e le ultime del pomeriggio in un’eterna
sospensione azzurrina. Ci si può perdere, nell’attesa meravigliata del
giorno che tarda. Eppure il tempo non è cambiato. Anche nel posto che ho
lasciato, le lancette segnano le otto del mattino.
Il rito che accompagna la colazione è anch’esso immutato. Caffè, un
bicchiere di latte e il controllo quotidiano della casella della posta
in arrivo. La corrispondenza veloce è sicuramente una delle incredibili
trovate della nostra epoca. Così come l’informazione veloce, la
conoscenza veloce, il cibo veloce, l’amore veloce. Una rapidità che
sorprende, tanto è diffusa. E che ha reso più o meno ogni aspetto umano
funzionale, e ogni funzione indispensabile. La comunicazione è sotto
anfetamine da circa tre decadi, e noi abbiamo imparato a starci dietro.
Ed ecco che un po’ d’amore arriva, puntuale e atteso, a circa 154 kb/s.
Mi solleva pensare che il tempo per leggere ancora non è stato
implementato secondo i criteri moderni. Mi siedo e faccio scorrere gli
occhi sullo schermo.
40° 50’ N,
14° 15’ E
L’aspettavo. La distanza mi mette a disagio, così come la novità. La
solitudine, poi, può portare cattivi consigli. E il buio non è mai una
buona notizia. Ma quando le parlo, non riesco a non immaginare le strade
per cui passeggia, le cose che vede, la gente che incontra. È una
creatura perennemente entusiasta, l’unica persona che ancora mi scrive
di sogni con una convinzione tale da farmi dimenticare per un attimo la
realtà.
Non pensavo che la felicità potesse viaggiare anche via e-mail. È uno
strano fenomeno, la conoscenza profonda. È un sistema che da un corpo si
estende a un altro, paragonabile all’acquisizione di un nuovo paio
d’occhi, una mente e due gambe che se ne vanno in giro per conto
proprio. In un’altra città. Con la differenza che sono i
suoi occhi, e le
sue gambe, e non quelli di
qualcun’altra. I posti in cui mi portano sono sempre diversi da quelli
verso i quali mi dirigerei da solo, e a volte temo di perdermi. Ma il
suo corpo… il suo corpo è un territorio familiare.
E mi manca, adesso.
48° 48’ N,
2° 20’ E
Questa città è esattamente come la desidero. Trovarmi qui, finalmente,
mi dà un senso di libertà e di compiutezza.
Riesco a sentire la sua presenza, in qualche modo, anche se lui non c’è.
Complice la città, mi sono chiesta cosa sia in fondo l’amore.
Se dovessi estrarre una risposta dal comportamento diffuso ai giorni
d’oggi, direi che sia un generale sentimento di adesione verso qualcuno.
C’è chi lo descrive come una forte simpatia, chi invece come
un’attrazione fatale. Chi invece sostiene che sia un gioco di energie
che s’incontrano. Io credo che le parole si debbano usare bene.
Mi vengono in mente i miei studi recenti di estetica. Hegel sosteneva
che la vera essenza dell’amore consiste nell’abbandonare la coscienza di
sé. È necessario abbracciare l’oblio di se stessi, per possedersi
e ritrovarsi in un altro, in
maniera definitiva. È la cose più straordinaria che l’ego possa fare,
abdicare al suo diritto di precedenza sul resto del mondo. L’amore
coinciderebbe nell’identificazione del soggetto in un’altra persona: un
sentimento per cui due esseri esistono solo in un’unità perfetta e
pongono in questa identità tutta la loro anima e il mondo intero. E
grazie a questa identità, conoscono il mondo.
Penso che questi fiori gli piacerebbero. E anche questa libreria. Voglio
entrarci, e dare un’occhiata.
40° 50’ N,
14° 15’ E
Questa città è piena di contraddizioni.
Eppure questa città sono io. Il passato. Lei è il presente.
48° 48’ N,
2° 20’ E
Sono andata a rileggere le Lezioni
di Estetica di Hegel, per dare un filo conduttore ai pensieri di
stamattina. È sera, e questa casa è incredibilmente silenziosa. Il buio
continua ad arrivare presto di pomeriggio, e a tardare di mattina.
Insieme al buio arriva il silenzio. Sono lontana milleseicento
chilometri dal traffico della mia città natale, e la quiete è la prima,
bella novità.
Hegel era convinto che l’amore superasse il diritto per possibilità
d’azione sugli individui. E che fossero pertanto auspicabili Stati,
società e famiglie fondati sull'amore piuttosto che sulle leggi. L'amore
non ha i confini che ha il diritto, fatto di opposizioni, bilanciamenti
tra poteri e continue distinzioni: è l’antitesi di ogni opposizione e di
ogni molteplicità.
È una forma di unione totale che diventa identificazione con l’altro. E
non per causa di forza maggiore, bensì per volontà propria. Ha un che di
miracoloso, soprattutto ai giorni nostri.
Una volta buona, dovremmo cominciare a dare ascolto al corpo invece che
alle leggi. Al corpo ed alla sua visione. Sembra che la speculazione sia
l’unica cosa che riusciamo a fare. Anche all’amore sono state date delle
leggi e dei confini, anche sull’amore sono state formulate e confutate
dozzine di teorie ed ipotesi diverse. Talvolta secondo la logica,
talvolta per esclusione, per supportare degli ideali, o per soddisfare
dei bisogni. Per paura, quasi sempre. Per tutelare se stessi, in
definitiva, e i propri diritti di
individui singoli. Il diritto di essere liberi e
liberamente, il diritto di
continuare ad essere gli stessi, il diritto di rimanere una parte
marginale della vita dell’altro per far sì che la propria prosegua senza
troppi intoppi, senza compromessi o sofferenze eccessive. Senza pensare
che, nel momento in cui avviene un incontro e si prova un sentimento
d’amore, il diritto dell’uno perde di consistenza e significato, e ci si
avvia nel territorio, ben più delicato, del diritto di un insieme di
individualità. In questo regno accade spesso che si privi il singolo di
ciò che gli spetta di diritto
per favorire l’esistenza e l’armonia di una comunità (fatta di due
individui o più). Per questo Hegel ne ha fatto il fondamento della
società.
Non ho mai formulato una teoria sull’amore in vita mia.
Chiudo gli occhi, pensando ai suoi che si chiudono in un’altra città, su
un cuscino che mi conosce.
40° 50’ N,
14° 15’ E
Che giornata. Odio l’inverno. A volte mi manca l’energia, come se non
avessi sufficienti risorse per fronteggiare una realtà che sempre di più
mi sembra fatta di meccanismi di sofferenza e di annullamento. Il
pessimismo è una conseguenza diretta di queste riflessioni. La rabbia
diventa intrattabilità. Una solitudine cercata.
Lei mi parla di sogni. In continuazione, ognuno diverso dall’altro. La
gente normale dovrebbe avere uno, due sogni al massimo. Non uno diverso
per ogni giorno. Mi parla di immagini, di visioni, di suoni. Sembra
vedere ogni cosa secondo la sua intrinseca bellezza. Gioca con la luce e
con le forme, ed questo la rende felice. Mi chiedo cosa pensi realmente
del mondo e delle sue condizioni. Mi chiedo se sia al corrente della
devastazione della società moderna, e come faccia a ignorarla
sistematicamente. Mi chiedo come possa pensare che una cosa fragile come
un sogno abbia alcuna importanza a questo mondo, questo mondo storto. Mi
scatena una rabbia incontrollata, se ci penso troppo a lungo.
Eppure vorrei che non smettesse. In realtà, vorrei che non smettesse
mai.
Vorrei essere capace anch’io, di sognare così.
Se penso al suo sorriso, adesso, mi viene in mente un faro. In una notte
invernale.
48° 48’ N,
2° 20’ E
La mattina è meravigliosa, oggi. Solo l’inverno è capace di regalare
giornate così, di un azzurro perfetto che staglia ogni forma, di luce
inclinata color dell’oro, di aria leggera. Uno sfondo creato per i rami
spogli degli alberi, che sembrano tendersi verso l’alto solo per far
risaltare la loro forma contro il cielo, fino al fuscello più sottile. A
lui l’inverno non piace, ma quando mi ha scritto, l’altra notte, mi ha
chiesto di farglielo vedere attraverso i miei occhi. Mi ha fatto felice.
Ho la macchina fotografica piena di scatti bellissimi, il cuore che
scoppia, un bagaglio troppo pesante a causa delle bottiglie di vino, e
un aereo da prendere. Devo muovermi, maledetta metropolitana.
So che ha avuto paura di perdermi, quando mi ha lasciato partire. Ce
l’ho anch’io di lui, spesso. Quando ci si innamora ci si lega a qualcuno
che è diverso da sé, e non si può prescindere dalla sua differenza.
Questo fa paura. Ma è anche ciò che rende il sentimento d’amore così
ricco, e unico. È una tensione costante per trascendere
nell’altro-da-sè, il non-conosciuto, il nuovo, il cambiamento. È una
spinta vitale. È qualcosa di profondamente umano, che ha a che fare con
la creazione.
Lui ci sarà, all’altro capo di questo viaggio. Con tutti i suoi timori,
e il suo coraggio. L’amore.
Non vedo l’ora di ritrovarlo.
40° 50’ N,
14° 15’ E
Mi sei mancata.
Anche tu.
GENNAIO 2012