banner_rivista_ciano
06
Gennaio 2012

home - indice

 

DEUX

Pensieri contemporanei sull’amore, da due città

Ilaria Capalbo

 

“Intanto, si sentivano all'inizio, alla vigilia di ogni cosa. Domani, tutto sarebbe stato ancor meglio! Ma i giorni passavano, la vita passava, e il meglio non arrivava. Quei domani continuamente attesi, e che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine faceva sfiorire la gioventù.”

Irène Némirowski, Due, Adelphi

 

48° 48’ N, 2° 20’ E

Mi sveglio alla solita ora, ma fuori è ancora buio. È un problema di latitudine. L’inverno fa di questi scherzi, come ci si sposta dal posto in cui si è sempre, la prima cosa che muta è la luce. Nel caso ci si sposti appena un po’ più in su, in quest’emisfero, l’oscurità diluisce le prime ore del mattino e le ultime del pomeriggio in un’eterna sospensione azzurrina. Ci si può perdere, nell’attesa meravigliata del giorno che tarda. Eppure il tempo non è cambiato. Anche nel posto che ho lasciato, le lancette segnano le otto del mattino.

Il rito che accompagna la colazione è anch’esso immutato. Caffè, un bicchiere di latte e il controllo quotidiano della casella della posta in arrivo. La corrispondenza veloce è sicuramente una delle incredibili trovate della nostra epoca. Così come l’informazione veloce, la conoscenza veloce, il cibo veloce, l’amore veloce. Una rapidità che sorprende, tanto è diffusa. E che ha reso più o meno ogni aspetto umano funzionale, e ogni funzione indispensabile. La comunicazione è sotto anfetamine da circa tre decadi, e noi abbiamo imparato a starci dietro. Ed ecco che un po’ d’amore arriva, puntuale e atteso, a circa 154 kb/s. Mi solleva pensare che il tempo per leggere ancora non è stato implementato secondo i criteri moderni. Mi siedo e faccio scorrere gli occhi sullo schermo.

 

40° 50’ N, 14° 15’ E

L’aspettavo. La distanza mi mette a disagio, così come la novità. La solitudine, poi, può portare cattivi consigli. E il buio non è mai una buona notizia. Ma quando le parlo, non riesco a non immaginare le strade per cui passeggia, le cose che vede, la gente che incontra. È una creatura perennemente entusiasta, l’unica persona che ancora mi scrive di sogni con una convinzione tale da farmi dimenticare per un attimo la realtà.

Non pensavo che la felicità potesse viaggiare anche via e-mail. È uno strano fenomeno, la conoscenza profonda. È un sistema che da un corpo si estende a un altro, paragonabile all’acquisizione di un nuovo paio d’occhi, una mente e due gambe che se ne vanno in giro per conto proprio. In un’altra città. Con la differenza che sono i suoi occhi, e le sue gambe, e non quelli di qualcun’altra. I posti in cui mi portano sono sempre diversi da quelli verso i quali mi dirigerei da solo, e a volte temo di perdermi. Ma il suo corpo… il suo corpo è un territorio familiare.

E mi manca, adesso.

 (torna su)

48° 48’ N, 2° 20’ E

Questa città è esattamente come la desidero. Trovarmi qui, finalmente, mi dà un senso di libertà e di compiutezza.

Riesco a sentire la sua presenza, in qualche modo, anche se lui non c’è.

Complice la città, mi sono chiesta cosa sia in fondo l’amore.

Se dovessi estrarre una risposta dal comportamento diffuso ai giorni d’oggi, direi che sia un generale sentimento di adesione verso qualcuno. C’è chi lo descrive come una forte simpatia, chi invece come un’attrazione fatale. Chi invece sostiene che sia un gioco di energie che s’incontrano. Io credo che le parole si debbano usare bene.

Mi vengono in mente i miei studi recenti di estetica. Hegel sosteneva che la vera essenza dell’amore consiste nell’abbandonare la coscienza di sé. È necessario abbracciare l’oblio di se stessi, per possedersi e ritrovarsi in un altro, in maniera definitiva. È la cose più straordinaria che l’ego possa fare, abdicare al suo diritto di precedenza sul resto del mondo. L’amore coinciderebbe nell’identificazione del soggetto in un’altra persona: un sentimento per cui due esseri esistono solo in un’unità perfetta e pongono in questa identità tutta la loro anima e il mondo intero. E grazie a questa identità, conoscono il mondo.

Penso che questi fiori gli piacerebbero. E anche questa libreria. Voglio entrarci, e dare un’occhiata.

 

40° 50’ N, 14° 15’ E

Questa città è piena di contraddizioni.

Eppure questa città sono io. Il passato. Lei è il presente.

 (torna su)

48° 48’ N, 2° 20’ E

Sono andata a rileggere le Lezioni di Estetica di Hegel, per dare un filo conduttore ai pensieri di stamattina. È sera, e questa casa è incredibilmente silenziosa. Il buio continua ad arrivare presto di pomeriggio, e a tardare di mattina. Insieme al buio arriva il silenzio. Sono lontana milleseicento chilometri dal traffico della mia città natale, e la quiete è la prima, bella novità.

Hegel era convinto che l’amore superasse il diritto per possibilità d’azione sugli individui. E che fossero pertanto auspicabili Stati, società e famiglie fondati sull'amore piuttosto che sulle leggi. L'amore non ha i confini che ha il diritto, fatto di opposizioni, bilanciamenti tra poteri e continue distinzioni: è l’antitesi di ogni opposizione e di ogni molteplicità.

È una forma di unione totale che diventa identificazione con l’altro. E non per causa di forza maggiore, bensì per volontà propria. Ha un che di miracoloso, soprattutto ai giorni nostri.

Una volta buona, dovremmo cominciare a dare ascolto al corpo invece che alle leggi. Al corpo ed alla sua visione. Sembra che la speculazione sia l’unica cosa che riusciamo a fare. Anche all’amore sono state date delle leggi e dei confini, anche sull’amore sono state formulate e confutate dozzine di teorie ed ipotesi diverse. Talvolta secondo la logica, talvolta per esclusione, per supportare degli ideali, o per soddisfare dei bisogni. Per paura, quasi sempre. Per tutelare se stessi, in definitiva, e i propri diritti di individui singoli. Il diritto di essere liberi e liberamente, il diritto di continuare ad essere gli stessi, il diritto di rimanere una parte marginale della vita dell’altro per far sì che la propria prosegua senza troppi intoppi, senza compromessi o sofferenze eccessive. Senza pensare che, nel momento in cui avviene un incontro e si prova un sentimento d’amore, il diritto dell’uno perde di consistenza e significato, e ci si avvia nel territorio, ben più delicato, del diritto di un insieme di individualità. In questo regno accade spesso che si privi il singolo di ciò che gli spetta di diritto per favorire l’esistenza e l’armonia di una comunità (fatta di due individui o più). Per questo Hegel ne ha fatto il fondamento della società.

Non ho mai formulato una teoria sull’amore in vita mia.

Chiudo gli occhi, pensando ai suoi che si chiudono in un’altra città, su un cuscino che mi conosce.

 (torna su)

40° 50’ N, 14° 15’ E

Che giornata. Odio l’inverno. A volte mi manca l’energia, come se non avessi sufficienti risorse per fronteggiare una realtà che sempre di più mi sembra fatta di meccanismi di sofferenza e di annullamento. Il pessimismo è una conseguenza diretta di queste riflessioni. La rabbia diventa intrattabilità. Una solitudine cercata.

Lei mi parla di sogni. In continuazione, ognuno diverso dall’altro. La gente normale dovrebbe avere uno, due sogni al massimo. Non uno diverso per ogni giorno. Mi parla di immagini, di visioni, di suoni. Sembra vedere ogni cosa secondo la sua intrinseca bellezza. Gioca con la luce e con le forme, ed questo la rende felice. Mi chiedo cosa pensi realmente del mondo e delle sue condizioni. Mi chiedo se sia al corrente della devastazione della società moderna, e come faccia a ignorarla sistematicamente. Mi chiedo come possa pensare che una cosa fragile come un sogno abbia alcuna importanza a questo mondo, questo mondo storto. Mi scatena una rabbia incontrollata, se ci penso troppo a lungo.

Eppure vorrei che non smettesse. In realtà, vorrei che non smettesse mai.

Vorrei essere capace anch’io, di sognare così.

Se penso al suo sorriso, adesso, mi viene in mente un faro. In una notte invernale.

 (torna su)

48° 48’ N, 2° 20’ E

La mattina è meravigliosa, oggi. Solo l’inverno è capace di regalare giornate così, di un azzurro perfetto che staglia ogni forma, di luce inclinata color dell’oro, di aria leggera. Uno sfondo creato per i rami spogli degli alberi, che sembrano tendersi verso l’alto solo per far risaltare la loro forma contro il cielo, fino al fuscello più sottile. A lui l’inverno non piace, ma quando mi ha scritto, l’altra notte, mi ha chiesto di farglielo vedere attraverso i miei occhi. Mi ha fatto felice.

Ho la macchina fotografica piena di scatti bellissimi, il cuore che scoppia, un bagaglio troppo pesante a causa delle bottiglie di vino, e un aereo da prendere. Devo muovermi, maledetta metropolitana.

So che ha avuto paura di perdermi, quando mi ha lasciato partire. Ce l’ho anch’io di lui, spesso. Quando ci si innamora ci si lega a qualcuno che è diverso da sé, e non si può prescindere dalla sua differenza. Questo fa paura. Ma è anche ciò che rende il sentimento d’amore così ricco, e unico. È una tensione costante per trascendere nell’altro-da-sè, il non-conosciuto, il nuovo, il cambiamento. È una spinta vitale. È qualcosa di profondamente umano, che ha a che fare con la creazione.

Lui ci sarà, all’altro capo di questo viaggio. Con tutti i suoi timori, e il suo coraggio. L’amore.

Non vedo l’ora di ritrovarlo.

 

40° 50’ N, 14° 15’ E

Mi sei mancata.

Anche tu.

 

GENNAIO 2012

(torna su)