Sessualità e famiglia
UNA SCUOLA DI PERIFERIA
Giulio Trapanese
Il seguente è un rapporto da una ripresa
di uno studio documentario sui giovani e la sessualità oggi girato nella
provincia di Napoli, sulla base dell’idea di G. Trapanese e F. Ambrosio.
Si tratta d’un progetto che darà luogo anche ad un video di media
durata, che prossimamente sarà pubblicato sul sito della rivista
(www.cittàfuture.org), ma che intanto, nella forma scritta del riporto e
della cronaca, può cominciare ad offrire un tipo di descrizione
interessante
[1].
Era una mattina d’inverno, anche se d’un
inverno ormai che tendeva a finire. C’era già il sole quella mattina, il
sole in una terra piana, dove un tempo si coltivava la frutta ed oggi si
continua a coltivarla insieme ai rifiuti che con la terra stanno
impastando il suolo che calpestiamo e il cibo che mangiamo. Ricordo di
quel giorno i lembi di terra lasciati sulla sinistra, i cartelloni
pubblicitari tra l’uno e l’altro dei cartelli stradali, e ricordo le
conversazioni prima di cominciare a girare, chiederci con Fulvio come
fare le interviste, cosa chiedere, dove mettere la telecamera.
Di riprese ne avevamo già fatte altre,
ma questa era la prima fuori dalla città. In periferia, qualunque cosa
significhi oggi periferia, nel mondo in cui la connessione è universale
ma in cui, tuttavia, la marginalità non scompare. Ricordo e ho rivisto
nelle immagini girate, gli sguardi delle prime persone e dei primi
ragazzi all’uscita della scuola media dove ci eravamo fermati. E il
momento in cui le prime persone ci sono passate affianco quasi senza
guardarci.
Le prime, invece, che si sono fermate e
l’inizio con le domande e le riprese. Cercavamo qualcosa di diverso
dalle riprese in città, forse qualcosa abbiamo trovato, ma bisognerà
capire meglio, cosa è, che significa.
Scena 1, Fulvio
Fulvio: «Ragazzi volete rispondere a
qualche domanda? Stiamo facendo un documentario. Allora stiamo facendo
una ricerca sull’amore e la sessualità, le relazioni fra le persone.»
Zeus: Annuisce come a dire sì, non c’è
problema.
F: «Secondo te oggi il matrimonio ha
ancora ragione di esistere? Cioè tu, in futuro, ti vorrai sposare come
hanno fatto i tuoi genitori?»
Zeus: «Sì, penso di sì, perché si deve
tenere sempre assieme con una propria donna, perché la propria donna si
deve rispettare e non fare... andare con tutte le donne. Arrivati ad un
certo punto della vita si deve trovare un posto fisso,un punto fisso,
prendere una propria donna.»
F: «Cosa ne pensi del tradimento?»
Zeus: «Eh, (voce fuori campo: è
squallido) è una cosa che oggi viene fatta molto... molto spesso...»
F: «C’è differenza se oggi tradisce un
uomo o se tradisce una donna?»
Zeus: «No… perché è la stessa cosa. Il
problema è sempre quello.»
F: «Ragazzi secondo voi si parla di
sessualità, troppo o se ne parla poco?»
Zeus, insieme a Nino: «Troppo.»
F: «Se ne parla bene o se ne parla
male?»
Nino: «Tutte e due cos’.»
Zeus: «Più male che bene. Parlano troppo
dei rapporti.»
Una ragazza gli dice fuori campo: «che
cosa volgare, che cosa volgare», gli urla nell’orecchio.
Zeus: «eeehh ‘a recchia.»
F: «Ti dà fastidio?»
Zeus: «No, vabbé perché ci sono ragazzi
che non sanno ancora queste cose e penso sia una cosa brutta scoprirle
così.»
F, al gruppo di ragazzi: «Allora voi
cosa ne pensate della sessualità?»
Voce fuori campo: «È una cosa bella.»,
risa.
Tonino, fuori campo: «È la cosa più
bella al mondo...»
Nino: «I figli i figli.»
F: «La sessualità è sempre legata ai
figli?»
Nino: «No.»
Zeus: «No.»
Tonino: «Chist non l’ave ‘e figl. O
dicett o duttor.»
Nino: «Ma vafancul’..»
Zeus: «Ci sono figli che non nascono
dall’amore.»
Tonino, fuori campo: «Ma chist non
capisce manco ‘a femmena quant buchi tene...»
Fulvio: «Ragazzi, cosa ne pensate
dell’omosessualità?»
Zeus: «Una cosa negativa. Per me
negativa.»
F: «Perché negativa l’omosessualità?».
Voce fuori campo: «perché Dio...»
Zeus: «Eh esatto… Perché noi dobbiamo
rispettare come ci ha fatto Dio, non dobbiamo cambiarci. Non dobbiamo
sentirci diversi. Dio ci ha fatto in quel modo perché Dio ci ha voluto
in quel modo. Non si può cambiare sesso.»
Fulvio: «Non pensi che ognuno ha la
libertà di scegliere con chi stare?», fuori campo: «noo!»
Zeus: «Sì però l’omosessualità per me è
una cosa non bella. Dio ci ha fatto in quel modo, Dio ci ha voluto
creare in quel modo.»
F: «Ragazzi, voi cosa ne pensate
dell’omosessualità?»
Paolino: «È una cosa schifosa, ‘o frat a
mme (allontanando il microfono). È una cosa schifosa.»
F: «Perché?»
Paolino: «Pcchè… omm e omm fanno
schifo…’o verament, uomo e uomo e donne e donna.»
F: «Spiegami perché.»
Paolino: «Eh, ehhh (esitante) perché fa
schifo. Per me fa schifo.»
F: «Ragazzi voi cosa ne pensate?»
Coro di fischi, rumori…
Scena 2, Fulvio
F, rivolto ad un ragazzo in particolare:
«Cosa ne pensi dell’omosessualità?»
Ciro: «Eheeeee (risa, rumori…) Nun ‘o
saccio, nun ‘o saccio.», risa, fuori campo: «Passo.»
F: «Nessuna idea sull’omosessualità?»
Ciro: «No (con la testa)».
Antonio s’intromette: «Ve la dico io una
cosa veloce veloce, è la cosa più bella che esiste (gli altri lo
invitano ad andare, fischi…). Ma come non è bella, signò?», rivolto ad
una madre presente lì fuori.
F, chiede di fare meno rumore per
continuare.
Una voce fuori campo non ripresa:
«Sesso, Sesso, Sesso.»
F: «Allora ragazzi cosa ne pensate
dell’omosessualità?»
Tonino, una volta dentro il gruppo:
«L’omo…?»
Fulvio: «L’omosessualità»
- ripete.
Tonino: «Eheee io che ne saccio.
L’omosessualità?»
Pasquale, suggerisce a Tonino: «i’ song’
omm.»
Tonino: «Eh bravo, rivolto al ragazzo
vicino, e io non song’ accussì. I’ song’ omm.»
Tonino: «La sessualità è la cosa più
bella che ci sia, o dic ij.»
F: «Perché è bella?»
Tonino: «E comm perché è bella? È bella
perché se fai un figlio puoi dedicarti, ti puoi rilassare.»
F: «Secondo te può esistere sesso senza
amore?»
Tonino: «Comm! Sì, abbondante,
abbondante.»
Pasquale: «Abbondantemente.»
Tonino: «Sì esiste? comm no? Perché,
qual è ‘o problema?»
F: «Ed è qualcosa di positivo o di
negativo il sesso senza amore?»
Tonino: «Positivo.»
Franco, fuori campo: «Negativo.»
Tonino: «Per me è positivo, positivo (ai
compagni) o no? (rivolto a F.)», risa rumore, pause. «È riciclaggio. Uè,
pur chill'at, chill è n’at chiavettiere…», guarda un compagno dall’altra
parte.
F: «Che ne pensi del tradimento?»
Tonino: «È una cosa brutta.»
Pasquale: «È una cosa brutta.»
Tonino, dà assenso: «È una cosa
brutta... fa il gesto delle corna, perché sì (fa il gesto ancora) si’
cornut pe’...»
F: «Ma è più grave se tradisce un uomo o
se tradisce una donna?»
Tonino: «Se tradisce un uomo. Se
tradisce un uomo.»
F: «Perché è più grave?»
Tonino: «E perché la donna (con fare un
po’ fanfarone e un po’ ironico come quello di aver fatto una battuta)
poi si piglia collera»… Ride.
Una ragazza, Titti, s’intromette:
«Perché se tradisce ‘a femmena l’omm nun s’ pigl collera?»
Acclamazione, rumori la telecamera si
gira verso un gruppo di ragazze. Applausi, risa, urla.
La ragazza si avvicina, ha degli
occhiali colorati blu. Un po’ imbarazzata, s’aggiusta i capelli nel
momento in cui la telecamera la riprende. Ragazzi saltellano.
Scena 3, Fulvio
F: «Ragazze, voi cosa ne pensate del
tradimento?»
Titti si abbassa e ride, Simona, al suo
fianco, si scherma un po’.
Titti: «Com’è: cosa ne pensate? non ho
capito?»
F: «È più grave se tradisce un uomo o se
tradisce una donna?»
Titti e Simona si guardano un attimo,
rispondono tutte e due: «La donna.»
F: «Allora è più grave se tradisce una
donna. Perché?»
I ragazzi spingono Titti: «Uèèè lloo ma
rò me vuttate!»
S’intromette di nuovo la mamma di Zeus.
Mamma di Zeus un po’ fuori campo: «Ma se
tradisce un uomo o una donna, la cosa è la stessa...»
Titti: «Vabbuon che i sentimenti
veramente so’ gli stessi, perché è ‘a stessa cosa... guard.»
Un ragazzo la prende in giro, lei fa la
mossa di dargli un calcio per allontanarlo. Risa.
F: «Allora ragazze, cosa ne pensate?»
Simona: «Niente.»
Voce fuori campo: «Una cosa negativa.»
Simona, un po’ timida, non guarda quasi
la telecamera: «Una cosa negativa, (un po’ emozionata) perché se l’uomo
vuole bene alla donna non la tradisce.»
Fa il gesto come a dire: è naturale; o
altrimenti uno è scemo.
F: «Secondo voi oggi si parla troppo o
si parla poco di sessualità?»
Simona scuote la testa in avanti più
volte: «Si parla troppo.»
Titti: «Si parla troppo.»
Simona: «Gli uomini vogliono fare solo
quello e basta.», con voce un po’ risentita e un po’ emozionata. L’amica
l’abbraccia, la protegge, quasi a schermarla.
F: «E le donne invece cosa vogliono
fare?»
Una mano fuori campo fa il gesto con la
mano, con la voce dice: «Fichi fichi.»
Simona: «Niente proprio.»
Ridono tutt’e due girate verso gli altri
che sono alla loro sinistra. Hanno entrambe lo stesso paio di occhiali.
Simona ride ancora abbracciata da Titti.
F: «Grazie.»
Una ragazza ride dietro divertita e
guarda la telecamera.
Scena 4, Giulio
Si avvicina un altro gruppo di ragazzi.
G: «Ragazzi voi pensate mai di andare in
televisione, tipo al Grande Fratello, ai reality?»
Un ragazzo: «Si! (netto).»
Un altro: «Sì.»
G: «Come mai vi piace?»
Un altro ancora: «Sì, sì, sì.»
Voce fuori campo: «Perché si scopa.».
Risa.
Di nuovo la stessa voce: «Si scopa.»
G: «O perché si diventa famosi?»
Uno dei tre: «perché si fanno i
soldi...»
L’altro: «No ma iss… penz sul ‘e sord.»
G: «Ma avere una telecamera tutte le
ventiquattro ore non è una cosa imbarazzante?»
Il primo: «Sì.»
Il secondo dà l’assenso: «Sì.»
G: «Andare al grande fratello, dicevo,
avere ventiquattro ore…», gira il microfono ma non ci sono risposte. Si
reintroduce Tonino di prima:
«’a capanna, ‘o fatt ‘ra capanna.»
G: «Cosa è ‘o fatt ‘ra capanna?»
Tonino: «No ‘a capanna, ‘a capannell
piccirilla.»
Ritorna Simona di prima, «La capanna di
Ferdinando e Angelica..»
G: «Voi andreste al Grande Fratello?»
Titti: «Io sìii…»
G: «Perché?»
Titti:«Per i soldi…»
Simona: «Io per avere una nuova
emozione... bho.»
G: «Aspetta, i soldi si possono avere
anche in altri modi. L’emozione, invece, perché? m’interessa…»
Non rispondono subito.
G: «Perché l’emozione?»
Titti e Simona insieme: «Stai insieme ad
altri ragazzi… fai una nuova esperienza.»
G: «Cioè l’esperienza di stare con
persone della tua età tutti insieme in una casa?»
Titti: «Sì.»
G: «Pensi che cambieresti? Diventeresti
diversa?»
Titti: «Sì.»
Tonino, il ragazzo di prima, s’inserisce
fuori campo: «Eh però pure quand ce ne jamm ‘ncopp ‘o…parc (?)»
Titti gli risponde, fuori campo: «Ma
quann’ maje!…»
Simona: «Perché conoscere altra gente, è
più… bello... avere delle esperienze…»
Titti intanto risponde alla provocazione
di Tonino gesticolando…
Un ragazzo si avvicina e dice «Andate,
andate a chiedere a Peppe…»
G: «Peppe, dicono che tu sei interessato
a rispondere.»
Peppe è tirato dentro abbracciato dagli
altri, gli altri fanno capannello.
G: «Peppe andresti mai al Grande
Fratello?»
Peppe: «Cosa?»
G: «Andresti mai a fare provini per il
grande fratello?»
Peppe: «Comm!»
G: «Perché saresti attirato?
Voce fuori campo «Qualcos e sold.»
Peppe: «Primo perché si vince
duecentocinquamila euro e non so poch, pe mo’. Poi perché si fa più
conoscenze, ci sono più conoscenze, no?»
G: «Perché faresti più conoscenze o
perché saresti più conosciuto tu? che ti vedono tutti quanti gli amici
in televisione…»
Peppe con un viso tentato dalla
risposta, sorride: «No perché, perché…»
Voce fuori campo, Pasquale: «Perché o
papa non è re»
Peppe: «E perché… perché? comm v’agg fa
capi'…»
L’altro gli dice: «Tu si scem...»
Peppe scherzando in mezzo ai denti, «Omm
e nient vatt a fa nu giro...»
Peppe, più incisivo: «Perché si conosce
altre persone (con voce un po’ risentita).»
G: «Ma tu quanto guardi la televisione
al giorno? molto o poco?»
Peppe: «Al giorno? Poco.»
G: «E internet?»
Peppe: «Molto.», sorridendo.
G: «Pensi che sta sostituendo la
televisione, internet?»
Peppe convinto: «Sì.»
G: «Ma con Facebook è più facile o più
difficile trovare una ragazza oggi?»
Peppe: «Più facile.», voce fuori campo:
«Più facile.»
G: «Come mai?»
Peppe: «Perché mo' è diventato più
popolare, è diventato un social network.»
G: «Ma non è più facile anche tradire
però su facebook?»
Peppe: «Eh, sì, è capitato.», voce di
ragazza fuori campo, è Simona: «È molto, molto più facile.»
G: «Voi da quanto tempo avete facebook?»
Tonino dietro è tornato, fuori campo:
«Uaaammm (come a dire: da moltissimo tempo!)»
Peppe: «Quattro anni, cinque anni.»
G: «Ma voi ce l’avevate anche prima di
andare alle scuole medie?»
Un po’ in coro: «Sì, sì.»
G: «Ed ora che ce l’avete e siete a
scuola, avete già tutti i vostri amici come contatti a scuola?»
Simona: «Sì, sì non solo della scuola.»
Un po’ tutti: «Sì.»
Simona: «Anche dove abitiamo, cioè tutti
gli amici… nostri.»
G: «E passate molto tempo il pomeriggio
a chattare?»
Simona: «Molto.»
G: «E i vostri genitori che vi dicono di
facebook?»
Simona: «Ci fanno la testa così...»
G: «In che senso vi fanno la testa, sono
contrari o sono favorevoli?»
Simona: «Sono contrari perché…»
G: «Perché loro cosa vorrebbero che
faceste?»
Simona: «Dicono che stiamo sempre sul
computer e non studiamo mai…»
G: «Ed è vero?»
Simona: «Sì…», voce fuori campo: «Comm!»
Voce fuori campo: «Ma fate parlare
specialmente anche lei… Marina.»
Un’altra ragazza la indica e scandisce
anche il suo nome: «Marina De Piscopo».
G, si avvicina dall’altra parte verso la
ragazza.
Scena 5, Giulio
G: «Voi andreste mai a fare un provino
del Grande fratello?»
Marina: «Comm!...»
G: «Perché vi piacerebbe?»
Marina: «Ci piacerebbe… eh.»
G, rivolto verso Pamela: «Al grande
fratello…»
Pamela, esaltata: «Sìiii!»
G: «Cosa è che vi attira di quella
trasmissione, di quel format?»
Marina e Pamela si guardano un attimo ma
non rispondono, si guardano indietro, ad una certa lontananza si
intravede una signora (una professoressa che dall’interno della sua auto
comincia a parlare con dei ragazzi.)
G: «…Il fatto di diventare famosi o il
fatto di guadagnare soldi?»
Marina: «No, diventare famosi, diventare
famosi», voce fuori campo: «L’isola dei famosi…»
Una voce fuori campo chiama: «Signora
Enza… l’intervista…!»
Un’altra voce fuori campo, probabilmente
d’un ragazzo che ha parlato con le professoresse: «A casa a casa…»,
qualcuno si gira, qualche attimo di pausa e le due ragazze Marina e
Pamela s’intendono con una battuta schiacciando il cinque.
G, rivolgendosi dall’altra parte del
gruppo: «Ragazzi ma voi pensate che alla vostra età già si sappia tutto
sulla sessualità, sui rapporti con le altre persone?»
Un ragazzo: «C’è ancora tanto da
imparare.»
Un altro, impertinente fuori campo: «Sì,
sì.»
G, rivolto a quest’ultimo: «Già sai
tutto dici?»
Il secondo non risponde sorride,
annuisce.
Il primo ribadisce, nel mentre il gruppo
si disperde un attimo: «C’è ancora tanto da imparare. Comm…»
Zeus: «Va bene, sì va buo’, sì…»
Un altro ragazzo lo addita con il dito
puntato.
Zues: «E che c’entra... sì... anche alla
sua età (riferito ad un altro da quelle parti). Sì anche alla sua età si
può sapere tutto, alla sua età, all’età di sedici anni... perché poi in
fondo il risultato sempre lo stesso è…»
G: «Ma se ne parla a scuola pure con i
professori in classe? no, non se parla?»
Zeus: «No, non se ne parla. Se ne
dovrebbe parlare di più.»
G: «Tu dici se ne dovrebbe parlare di
più, meglio…»
Zeus: «Per tenere i ragazzi più al
sicuro…»
Voce fuori campo, forse Tonino: «Eh si,
solo tu che si’ insicuro, t’o dic io…», risa.
Altra voce fuori campo, Gennarino:
«L’unico in tutta a Campania.»
G, si rivolge a quest’ultimo: «Perché in
che senso?»
Gennarino: «… In tutt’Italia, l’unico
che ha detto questa cosa in...»
G: «È l’unico che la pensa questa cosa?»
Antonino annuisce.
Antonino prende la parola, gesticolando
molto: «Tutti quanti non studiamo.»
G: «Ma che cosa?»
Antonino: «È l’unico che vuole studiare,
è l’unico...»
Intanto qualcuno si distrae, sembra
volgere lo sguardo verso l’altro lato del marciapiede dove forse c’è
qualche professoressa…
Zeus risponde qualcosa ad Antonino, ma
non si sente.
Antonino ribadisce: «Ma tu studi!...»
Peppe prende la parola: «Ma perché è la
mentalità di oggi che è così, è diverso il fatto…»
G: «Quale mentalità di oggi?»
Peppe: «Eh sì, non è più come una
volta.»
G: «Eh m’interessa 'sto discorso, perché
un volta com’era?»
Peppe: «A me i miei genitori m’hanno
sempre raccontato che era diverso da come...»
G: «Cioè ci stavano più tabù?...»
Peppe nel frattempo ride ad una battuta
del ragazzo che gli sta affianco, fa una smorfia e torna serio.
G: «Ci stava più difficoltà a parlare di
certe cose?»
Tonino fuori campo: «Era meglio…»
G, rivolto verso Tonino: «Aspetta,
aspetta», a Peppe: «Tu dimmi.»
Peppe: «C’erano più difficoltà.»
G: «Oggi è più facile?»
Peppe riflette.
G: «Si parla di più, si fa di più?»
Peppe: «Di più?... Non lo so, credo di
sì (sorride), poi prima era più facile, (si corregge) più difficile
perché c’erano anche i genitori che non sono come oggi...»
G: «Tu non vorresti fare come i tuoi
genitori? Avere una famiglia, sposarti, tutto regolare...»
Peppe: «Sì.»
G: «Non ti piacerebbe essere un don
Giovanni, avere molte donne, girare il mondo?...»
Peppe: «Sì, ehh…»
G: «Sì ma o l’uno o l’altro, sarebbe
bello quale...»
Peppe: «Ehh…ehh…», gli altri vicino
fanno rumore, uno gli fa le corna, Tonino ride e batte le mani, Peppe
riprende: «A essere don Giovanni, avere tante donne… però io preferisco
avere una famiglia come tante altre.»
G, rivolto a Tonino ed altri: «E invece
voi preferireste aver una famiglia normale o essere degli
sciupafemmine?»
Tonino: «Eh? nun agg’ capit, eh?....»
G: «Vorresti avere una famiglia o
essere…»
Tonino: «Famiglia normale… famiglia
normale.»
G: «Non ti piacerebbe avere più donne,
conoscere, fare molte esperienze...»
Interviene Genni: «Fino a trent’anni ‘o
sciupafemmine... poi… dall’età più in avanti…»
Interviene l'Antonino di prima
inizialmente fuori campo: «Dopo i trent’anni si sposa.»
G, gli si rivolge: «Tu dici fino a
trent’anni?»
Antonino: «Fino a trenta (con fare
sicuro sorridendo, rumori...), no trent'anni, fino a trenta si fa solo…»
G: «…Si devono fare esperienze...»
Antonino fuori campo: «Sesso.»
G: «Solo sesso dici.»
Antonino: «Se!»
G: «E poi? ci si sposa?...»
Antonino: «Ci si sposa… eh.»
G: «E una volta che ci si sposa si
rimane fedeli?»
Antonino: «Eh, no… (allontanandosi da G)
qualche vot per dint i (gesticola)...» Se ne va.
Scena 6, Giulio
G: «Ragazzi ma voi pensate che su
facebook, se voi siete fidanzati e la vostra fidanzata si mette su
facebook, non ne siete gelosi?»
Tonino, sempre lui: «Sì (un po’ in
coro), sì, sì.»
G, ricolto a Gennarino: «In che senso?»
Gennarino: «Eh, beh, se sappiamo che la
nostra fidanzata è su facebook, non mettiamo “fidanzato con un’altra”.»
G: «Eh va bene, ma come fate a
controllare? Che le dite alla vostra fidanzata?»
Nel frattempo qualcuno fuori campo passa
a Tonino una confezione vuota di preservativi, probabilmente trovata a
terra da quella parti e lui la mostra alla telecamera e la getta via.
Gennarino, intanto non si accorge: «Eh
niente…»
G: «Le dite di levarsi da facebook? Le
dici: levati da facebook?»
Gennarino: «Eh, eh, ci facciamo dare la
sua password e la cancelliamo su facebook.», se la ride, forse
esagerando apposta per fare un po’ scena.
G: «Quindi ne prendiamo noi il controllo
della sua pagina facebook?»
Gennarino: «Sì.»
G: «E noi però, i maschi, rimaniamo su
facebook? possiamo rimanere?»
Gennarino: «Eh, logico, i maschi sono
maschi, e le donne sono donne.»
G, rivolto agli altri: «Quindi, scusate,
le vostre ragazze sono su facebook, voi gli chiedete di levarvi, se
hanno delle foto?...»
Tonino: «È normale, sì.»
G: «E voi rimanete?»
Tonino: «È ovvio», un po’ in coro: «E
comm nu’ rimanimm!»
G: «Ci sono quindi differenze tra
ragazzi e ragazze su questo punto…»
Gennarino: «Eh... (netto) la donna deve
fare la donna, l’uomo è l’uomo.»
G: «In che senso, che deve fare l’uomo?»
Si inserisce Salvatore: «L’omm addà fa
l’omm, ‘a femmena adda fa’ ‘a femmena », quasi a ritornello, terminando
in una risata di gruppo.
G: «Che adda fa l’omm? Che adda fa’ a
femmena? M’interessa ‘sto discorso.»
Tonino: «La donna deve rimanere in casa,
preparare e noi dobbiamo uscire (qualcun altro lo segue nel dire)»
G, un po' polemico: «A quindici anni
pure? A tredici anni?»
Tonino: «No a quindici anni si deve
divertire pur ess, ognuno ha i suoi limiti…»
A questo punto s’inseriscono fuori campo
nella discussione Marina e Pamela delle sequenze di prima.
Dicono qualcosa in opposizione a Tonino.
Tonino risponde: «È normale.»
Pamela: «Pure le femmine devono uscire.»
G: «Voglio sapere il punto di vista
delle ragazze, quindi le ragazze devono rimanere a casa, ferme, come
dicono i ragazzi?», un po’ in coro tre ragazze: «Noo, noo!»
Marina: «I maschi a casa (con Pamela)
che la segue a dire... »
Marina: «Le femmine invece se ne escono,
perché le femmine…, la vita delle femmine è uscire.», detto
simpaticamente.
G: «Quindi non ci sono vere differenze
fra ragazzi e ragazze?»
Marina e Pamela: «No, no.»
Marina: «Ognuno ha le sue, le sue...»
Pamela: «Cose...»
Marina: «No, comm si dice? le sue…»
Una voce fuori campo: «I suoi hobby...»
Marina: «… Libertà, hobby.»
Pamela: «Noo, (riferito alla voce fuori
campo) quali hobby!…»
Marina: «Invece… i figli rimangono a
casa con la baby sitter», se la ride.
G: «Ma secondo voi alla vostra età tra
un ragazzo e una ragazza c’è una differenza anche di sviluppo?»
Pamela: «Sì, comm, noi siamo più
intelligenti.»
Marina: «Le femmine sviluppano prima,
invece i maschi… (gesto: ce ne vuole!)»
Voce di Tonino fuori campo: «va bè nuje
c’ pigliamm ‘a pillola…»
G: «Quindi cambia questo rapporto, voi
cercate ragazzi più grandi, per esempio…», intanto l’attenzione dei
ragazzi lì attorno si rivolge alla prof . che sta lì dietro, qualcuno le
rivolge qualche parola a distanza.
Marina: «Eh! (affermativo)»
G: «Li vedete piccoli quelli della
vostra età?»
Marina: «Per esempio le femmine, le
ragazze di 13-14 anni si fidanzano con quelli più grandi di loro, tipo
diciassette diciotto anni», nel frattempo uno dei ragazzi rivolto a
distanza alla prof. che sta facendo storie dicendo che i ragazzi sono
minorenni, dice: «I’ nun song’ minorenn.»
Pamela: «Invece i maschi con quelle più
piccole…»
G: «Ma voi se pensate al vostro futuro
vorreste fare come le vostre madri, i vostri genitori, cioè sposarvi,
oppure vorreste essere più libere (Marina guarda Pamela dicendole sotto
voce: più libere…), avere delle relazioni più aperte?»
Marina: «Relazioni più aperte», un po’
timidamente, con una voce un po’ più bassa, guardando l’amica.
Pamela: «Eh! (affermativo)» con un viso
un po’ contratto.
Annuiscono entrambe.
G: «Non vi piacerebbe essere sposate?»
Marina, riprendendo il tono più spavaldo
di prima: «Vabbé però da grandi, ci dobbiamo prima godere la vita e poi
ci sposiamo.»
G: «Prima godervela e poi sposarvi...»
Marina annuisce.
Qualcuno dice a Pamela: «Godersi la vita
vuol dire anche sposarsi...»
Pamela, risponde: «E poi uno si
sposa...»
S’inserisce la prof. Interrompendo:
«Scusatemi, andate a casa.», si chiude il microfono… si legge il
labiale: «No! andate fuori le superiori!», parla a telefono, non vuole
essere ripresa. La mamma di Z, che è lì fuori, la guarda come a dire: ma
che vuole? Fa una smorfia, poi infatti le dirà che quelle questioni
andrebbero poste anche all’interno della scuola, che sono cose
importanti.
L’ultima scena è la mano della prof
davanti alla telecamera e la telecamera che si sposta verso il mio viso
abbastanza gonfio, sconcertato.
Appena lo spazio di due considerazioni,
venute girando questo video per l’inchiesta.
La prima, è che nella società italiana i
minorenni sono al centro di una strana considerazione ambivalente. La
riflessione su come immaginare la loro crescita è nei fatti esclusa dal
dibattito politico, ma i minorenni, proprio in questo periodo e in
quello in cui sono state girate queste riprese, sono al centro del
degradante scandalo che vede coinvolto il presidente Berlusconi. Giovani
donne arrivano a considerare naturale vendere la propria dignità di
persone pur di entrare nelle grazie dei potenti e dei vice dei potenti,
per guadagnare una sicurezza sociale che ormai, in Italia e non solo,
nessuno stato sociale e nessuna forma di lavoro gli garantirebbe. È la
nuova forma di assistenza sociale inaugurata dai dirigenti della
Repubblica Italiana degradata a possedimento di pochi e pochissimi. In
tutto questo, tuttavia, secondo la legge Gasparri del 2003 una persona
minorenne non è un soggetto responsabile che può decidere di fare
un’intervista in cui esprima la propria opinione. L’ideologia
sottostante questa legge è, infatti, a metà tra il paranoico - perverso
e il ridicolo: vieta che si possano fare innocue riprese in cui
compaiano anche minorenni, ed arriva a vietare la loro semplice
presenza, pure se ovviamente autorizzata, in programmi televisivi dopo
la mezzanotte. Se un ragazzo di sedici anni volesse fare un video e
inserirlo su internet con delle domande a cui rispondono altri ragazzi
della sua età, non potrebbe farlo se non chiedendo una liberatoria a
suoi genitori e a quelli degli altri.
Tutto questo non è in contraddizione con
la pratica ormai tollerata della prostituzione minorile: anche qui si
tratta di un fatto di subordinazione alla famiglia e al potere, in
particolare in quanto potere maschile. La contraddizione sarebbe,
piuttosto, con una politica che riconosce che anche i minorenni hanno –
entro ovviamente dei limiti d’età e di possibilità – un loro percorso
personale ed esistenziale che certo non può essere circoscritto entro
gli ambiti che la loro famiglia o il loro immediato contesto di vita gli
garantisce.
La seconda, è che siamo arrivati, forse
per la prima volta in quest’inchiesta, in un posto in cui abbiamo fatto
delle domande a chi aveva meno strumenti e, forse, meno bisogno di
strumenti per difendersi. Prendo ad uso questa parola, difendersi,
perché è proprio l’assenza di difese (i ragazzi indifesi) quello che ci
è stato rimproverato all’uscita dalla scuola da chi ha visto nelle
nostre domande un’offesa alla privacy e alla dignità (cose che ormai nel
senso comune coincidono, e questo la dice lunga) di questi giovani. In
ogni caso, indifesi o meno, le risposte di questi ragazzi erano più
vicine alla verità di molte altre che abbiamo incontrato nelle riprese.
Dico la verità, non la vita, anche se non sarebbe del tutto sbagliato,
dire vicino alla vita. Senz’altro vicine alla riproduzione della vita,
più che alla vita stessa. Vicine, cioè, alle matrici reali di ciò
che forma questi ragazzi. Vicine agli insegnamenti familistici della
loro famiglia, vicine ai modelli della televisione, vicine al senso
comune della provincia italiana di oggi. Vicine perché sincere nella
loro semplice adesione, o nel loro rifiuto, o nella loro ignoranza, o
nel non avere nessuna opinione. Vicine all’esperienza effettiva di
questi ragazzi, che è molto spesso una non-esperienza, ma è pur
tuttavia, ciò che si presenta nella loro vita (quella sì indifesa
rispetto alla potenza dei mezzi d’influenza di massa) e ciò che rimane
loro per darsi un senso.
C’è meno intelletto, c’è più
immediatezza. Solo questo, ecco.
In più, tra le frasi, le parole, le
scene che un testo scritto può solo far immaginare, e immaginare è
proprio ciò che vuole, ci sono stati dei momenti in cui, almeno io che
ho assistito ad alcune delle scene, e ho partecipato alle altre, ho
sentito che qualcosa di più vero, tra tutto questo, venisse fuori.
E sono stati due i momenti in
particolare, entrambi con delle ragazze. Il primo è la timidezza,
iniziale, di una ragazza Simona, nel rispondere alle domande, quasi a
levare lo sguardo dalla telecamera, e a proteggersi dentro l’abbraccio
della sua amica, Titti, che le era di fianco. L’insicurezza della voce,
che lo scritto non può riportare, e le sue frasi sul fatto che se l’uomo
vuole bene alla donna non la tradisce.
Poi l’ultima scena con Marina e Pamela,
in cui Marina nel mentre formulo la domanda su se vogliano fare come le
loro madri o avere una vita più libera, ancor prima che io finisca a
mezza voce, si rivolge a Pamela, con uno sguardo silenzioso e le dice
due volte, più libere, più libere, con un sorriso che ancora spera
lontana l’età adulta. Poi il sì di Pamela con la voce di qualcosa che
non può essere davvero... Non vi piacerebbe essere sposate? Sì, vabbé
però da grandi, ci dobbiamo prima godere la vita e poi ci sposiamo,
detto con quel modo umano di sperare e rinunciare insieme.
Appena prima che arrivi la professoressa
ad interrompere tutto, e calare il sipario sulla vita dei piccoli,
perché le cose continuino ad andare avanti nel loro modo normale.
APRILE 2011
[1] Questa ripresa, tuttavia, non è, attualmente, riproducibile per motivi che saranno chiariti nel corso di questo stesso riporto.