Socialismo come fine
(Trascrizione d’un intervento in un
seminario a Pisa nel Luglio 09 organizzato dal Prc Pisa)
Domenico Marino
1. L’energia
Quando si parla di energia molti ignorano o dimenticano
quanto questa grandezza chimico-fisica sia fondamentale. Tutto è massa
ed energia.
E = Mc2
nella splendida e sintetica formula dell’energia di Einstein.
Formalizzazione matematica di un concetto alla base del
materialismo dialettico engelsiano: la materia come principio di tutto;
materia intesa nella sua inscindibilità dal movimento. Massa e velocità
quindi, che in fisica meccanica esprimono l’energia cinetica di
«qualcosa» secondo la relazione :
E=1/2 MV2
In queste tre grandezze fisiche è espresso l’universo. Dove
c’è velocità c’è spazio-tempo, dove c’è materia c’è energia e viceversa.
Nulla si crea e nulla si distrugge diceva Epicuro, e questo vale in
particolare per l’energia. In questo senso va la prima legge della
termodinamica sulla conservazione dell'energia; limitata solamente dalla
seconda legge della termodinamica, che sancisce la non equivalenza
qualitativa tra le varie forme di energia, tendenti a degradarsi in
calore quindi in entropia, forma non più utilizzabile, che va ad
aumentare il disordine di qualsiasi sistema chiuso. Se l'universo fosse
chiuso, e la materia contenuta fosse costante, esso andrebbe in contro
alla morte termica. Tutta l'energia degraderebbe in entropia. E questo
principio vale anche per la terra; anzi vale in speciale modo per la
terra! La quale è un contenitore infinitamente più piccolo dell'universo
e la sua energia infinitamente limitata. L'unica fonte sovrabbondante di
energia sulla terra ed esterna ad essa è quella irradiata dal sole.
2. Energia e vita
La materia e l’universo che la contiene sono legati da
rapporti quantitativi e qualitativi di energia. Rapporti alla cui base
c’è il movimento, che nelle sue infinite combinazioni ha fatto esplodere
il fenomeno della vita, materia (energia) organizzata che riconosce e
utilizza energia in modo da mantenersi e prosperare.
3. Energia e società
L’uomo, più di altre specie viventi, ha capito presto dopo la
sua comparsa, che esiste qualcosa in natura che è necessaria al
mantenimento di se stesso e al miglioramento delle proprie condizioni.
Questo qualcosa è l'energia, che, utilizzata nelle sue varie forme
(muscolare, termica, meccanica, elettrica, nucleare), gli ha permesso di
svilupparsi, conquistare il mondo e soggiogare la natura. Tuttavia il
dominio delle fonti energetiche, è costato schiavitù, guerre, e
distruzioni. La forza lavoro, che altro non è che energia umana, è stata
sempre assoggettata al profitto di qualcuno, così nelle epoche passate
si è avuta la schiavitù, e le corvée. Ma è con l'utilizzo per scopi
meccanici dell'energia termica e il suo monopolio da parte della
borghesia, nella prima rivoluzione industriale, che si gettano le basi
economiche e sociali del mondo contemporaneo, caratterizzato dallo
sfruttamento massivo delle risorse energetiche e dalla massificazione da
lavoro salariato, moderna espressione di schiavitù. In seguito la
scoperta di nuove forme di energia, come quella elettrica e nucleare e
il perfezionamento di quella chimica, hanno completato questo
cambiamento. Tutto questo con profonde trasformazioni a livello sociale
e con gravi ripercussioni sull’ ecosistema. E il capitalismo con la sua
idea perversa di profitto, che ha imposto un’utilizzazione
indiscriminata di energia, ne è la causa. La società contemporanea si
caratterizza soprattutto per la sua evoluzione tecnologica, resa
possibile dall'uso industriale e massivo dell'energia nelle sue varie
forme, permettendo così alla tecnologia stessa di svilupparsi e
diffondersi. Infatti tolto ciò, vediamo come l'uomo sia legato a schemi
mentali e sociali non particolarmente dissimili a quelle dei romani ad
esempio. E proprio l'Impero Romano cadde anche perché non era più in
grado di mantenersi a livello energetico; i terreni coltivabili e la
manodopera non bastavano più, di conseguenza meno cereali da coltivare.
Di qui il collasso. E noi stiamo perseguendo quella strada! La maggior
parte degli uomini utilizza infatti senza criterio l'energia, per
potersi mantenere all'avanguardia in ambito tecnologico perseguendo, con
inettitudine e superficialità, una sterile comodità. Da duecento anni a
questa parte l'uomo ha utilizzato più energia di tutte le altre società
precedenti con costi ambientali elevatissimi, tutto in nome del
progresso e del profitto. Adesso siamo arrivati ad un punto critico un
punto di svolta, o si cambia modello o si va in contro
all'autodistruzione.
«Quando il cielo sarà una cappa irrespirabile, il mare e
fiumi avvelenati, la terra sterilizzata l'uomo forse capirà la sua
follia».
Ma questo potrebbe non bastare. L'equilibrio della terra si è
formato in centinaia di milioni di anni e in poche centinaia l'abbiamo
modificato sensibilmente. Una spada di Damocle pesa sulla nostra testa,
quel principio dell'entropia che ci impone una direzione: non si torna
indietro dal disordine, ma si avanza. Questo principio incontrovertibile
però ci dà una opportunità: trovare dei sistemi per produzione di
energia che producano meno disordine. Utilizzando fonti con maggiore
reversibilità. Questa strada è percorribile da decine di anni ma non
praticata perché poco remunerativa a livello di profitto.
4. La fine dell’era del petrolio
Le cosiddette fonti rinnovabili: l'eolico, il solare termico
e fotovoltaico, il geotermico, biogas e la tecnologia dell'idrogeno,
sono una realtà da tempo, ma non utilizzate per la produzione di massa
di energia al fine di incentivare il consumo di petrolio e di
combustibili fossili vari, favorendo così le grandi multinazionali
dell’energia; secondo la perversa idea: «fin quando ce n’é (combustibili
fossili) bisogna consumarli per fare profitto, poi si vedrà!» Questa è
stata la logica che ha portato il paese più industrializzato del mondo e
molto attento ai profitti delle proprie multinazionali (del petrolio in
primis) a non ratificare il protocollo di Kyoto, che pur con molti
limiti andava nel senso opposto. Il mondo è scosso da tre grandi crisi e
tutte legate fondamentalmente al petrolio:
- Il
riscaldamento globale.
- Il tasso
di mortalità nel terzo mondo.
- L'innalzamento della tensione politica in Medio Oriente.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti ma l'incoscienza e
l'ignoranza annebbia la mente dell’uomo. Riprendersi in mano il proprio
destino è possibile partendo da rapporti diversi per la produzione di
energia. Come dice Jeremy Rifkin (Studioso di economia e della questione
energetica): «la globalizzazione non ha funzionato perché l'imposizione
è stata dall'alto, dobbiamo invertire questa rotta ed imporre una
globalizzazione dal basso. E questo sarà possibile anche quando l'uomo
potrà autodeterminarsi energeticamente liberandosi dal monopolio delle
multinazionali. Ognuno con la possibilità di auto-prodursi l'energia a
basso costo e ambientalmente compatibile. Far partire una rivoluzione
energetica quindi.» L'era del petrolio è finita da un pezzo e l'economia
retta da questa fonte non è altro che un gigante dai piedi di argilla.
Difatti si è raggiunto quasi il picco di consumo che porterà alla fine
inevitabile dell'era del petrolio. Fine che sarebbe dovuta arrivare
decine di anni fa se si fossero meglio sperimentate e utilizzate nuove
tecnologie ambientalmente compatibili, che hanno reso obsoleta la stessa
tecnologia del petrolio. Percorrere la via dei combustibili fossili
significa portare i costi dell'energia e la distruzione ambientale a
livelli insostenibili.
5. Verso il collasso energetico
Purtroppo la domanda di energia è in costante crescita, e
questo è dovuto al cambiamento dello stile di vita di paesi in via di
sviluppo come Cina ed India in particolare. Per adesso solamente1/6
della popolazione mondiale consuma ¾ delle risorse energetiche
disponibili. Con u.s.a. e
u.e. che da sole ne
consumano il 47%. Se si pensa che paesi molto popolati come l'Africa
consumano solamente il 3% ci si rende conto dell'insostenibilità di
questo regime energetico quando questi si allineeranno al consumo medio.
Nel giro di 20-30 anni si avrà un evitabile collasso della nostra
società e soprattutto dell'ambiente.
6. La soluzione
La soluzione esiste come si è già detto ed è tutta
nell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Le quali oltre alla salvaguardia
dell’ambiente offrono la possibilità, per la prima volta nella storia,
di rendere l’uomo autonomo energeticamente quindi maggiormente libero. A
tale scopo andiamo adesso ad esaminare una per una i pregi e i difetti
delle varie fonti rinnovabili.
6.1. Energia eolica
Il vento è una straordinaria fonte rinnovabile
pulita, economica, inesauribile, e non rappresenta una minaccia per il
clima. A conti fatti non esiste una risorsa energetica di tipo
atmosferico che abbia tutte queste qualità. Da pochi decenni si utilizza
l’energia del vento per produrre elettricità, pur utilizzando una
tecnologia, quella dei mulini a vento, vecchia di mille anni; abbinata
alla tecnologia della dinamo; utilizzata più di 150 anni fa. I moderni
mulini a vento sono detti aerogeneratori. Più aerogeneratori messi in
serie costituiscono le cosiddette «wind farm». L’altezza di un
aerogeneratore oscilla tra i 40-
6.2. Energia solare
Il sole rappresenta la più grande fonte di
energia che l’uomo possa pensare di sfruttare. Quattro ore di fusione
solare sono paragonabili ad un anno di fabbisogno energetico per l’uomo.
Naturalmente la soluzione non è così semplice. Infatti lo sfruttamento
del calore e della luce solare è limitato dalle basse efficienze delle
tecnologie che utilizzano questa fonte di energia, nella fattispecie
vari tipi di pannelli termici e fotovoltaici, che nel migliore dei casi
rasentano il 30%. I pannelli termici utilizzano direttamente il calore
prodotto dal sole; sono meno costosi, ma hanno il limite di poter essere
utilizzate solo per riscaldare qualcosa, come gli impianti termici che
servono a riscaldare l’acqua per uso domestico. I pannelli fotovoltaici
invece sono molto più costosi e trasformano direttamente la luce in
energia elettrica e sono la base della tecnologia del solare.
L’imposizione del solare, per la produzione di massa di energia, dipende
molto dai progressi della ricerca soprattutto in ambito di materiali
innovativi e nell’ottimizzazione dei pannelli di silicio (materiale base
per la produzione di pannelli solari). Ma la ricerca comunque può poco
se non viene supportata da politiche adeguate. Politiche non solo di
finanziamento della ricerca ma soprattutto di incentivazione per sua
diffusione. Ma per fare ciò bisogna entrare apertamente in conflitto con
le multinazionali dell’energia che ne osteggiano la diffusione per i
prossimi 20-30 anni; per poter monopolizzare in seguito il sole con
progetti mastodontici (vedi progetto di pannellizzazione del Sahara di
General Electric), rivendendo appunto l’energia prodotta dal sole. La
mancata diffusione di questa fonte, oltre che per i motivi sopra detti ,
è dovuta comunque ad un mediocre rapporto costi/ricavi data dalla bassa
efficienza energetica della tecnologia che la sfrutta, dalla dipendenza
delle condizioni meteorologiche, dalla difficoltà di accumulo
dell’energia e dall’operatività limitata durante la giornata. Certo se
in passato si fosse prestato più attenzione a questa tecnologia già oggi
si avrebbero dei rendimenti e una diffusione maggiori. Comunque c’è da
dire che negli ultimi anni, vuoi l’interessamento di alcuni governi,
(come quello spagnolo) la ricerca ha fatto discreti passi: Ottimizzando
le rese dei pannelli di silicio con l’impiego di silicio amorfo e
sperimentando celle solari basate su polimeri. Questi ultimi pur avendo
un’efficienza molto bassa, (tra l’1% e il 5%) sono molto economici e
versatili; con la possibilità di impiego laddove i pannelli al silicio
hanno dei limiti, dovuti alla rigidità e al trasporto. Questa
complementarità torna bene soprattutto nella tecnologia mobile e di
consumo. Utilizzando questi materiali polimerici come rivestimento di
cellulari, palmari e quant’altro si può fare una ricarica semplice e
pulita ponendoli al sole.
6.3. Biogas e biomasse
Il «biogas» è tra le fonti alternative più
utilizzate per la produzione di energia elettrica e calorica
rinnovabile. Si ottiene dalla fermentazione anaerobica di sostanze
organiche. Tra le fonti rinnovabili questa è certo di più facile
utilizzo. Avendo come materia prima i liquami di origine animale e
considerando la grande diffusione di allevamenti non c’è bisogno di
particolari infrastrutture. Infatti basta dotare i grossi allevamenti,
già esistenti, di vasche per la raccolta e la fermentazione del liquame
e contenitori per la conservazione de gas sprigionato. Inoltre la parte
solida essiccata può essere a sua volta bruciata ottenendo energia.
L'intero procedimento può considerarsi neutrale all'anidride carbonica,
con un bilancio di emissione e consumo di
co2 praticamente nullo.
Esempi di utilizzo di questa fonte li troviamo in Veneto, dove sono già
presenti 20 impianti a biogas, per un totale di 23 milioni di tonnellate
all’anno di biomassa di cui 6,5 milioni solo di liquame, che producono
quasi 45 milioni di metri cubi di biogas e una potenzialità degli
impianti che supera i 15,5 MegaWatt elettrici. La produzione di energia
tramite biomassa consiste nell’utilizzo di materia prima di origine
vegetale sia per fermentazione sia estraendone oli. Ultimamente si parla
molto di combustibili derivati dalle piante i cosiddetti
biocombustibili, come l’olio di colza, in sostituzione dei combustibili
fossili. Ma questa strada pur essendo remunerativa è poco etica ed
eco-compatibile, poiché è impensabile, in un mondo dove1/5 della
popolazione muore di fame, utilizzare terreni per la produzione di
materia da bruciare. In più rimane il problema dell’emissione di
anidride carbonica, che, come sappiamo, è prodotta da qualsiasi
combustione. In conclusione la produzione di energia con questo metodo è
la meno pulita tra le rinnovabili. Pur avendo buone potenzialità può
essere considerata come una soluzione territoriale.
6.4. L’idrogeno
L’idrogeno è l’elemento più diffuso
nell’universo, anche se sulla terra data la sua volatilità, che non
permette alla atmosfera di trattenerlo, è presente solo in combinazione
molecolare. Questo è l’unico limite di questo elemento per scopi
energetici. L’idrogeno pur essendo noto dall’800, tanto che Jules Verne
lo utilizza come propellente del Nautilus in 20.0000 leghe sotto i mari,
e pur avendo grandi possibilità per scopi energetici è stato snobbato
per più di un secolo; anche se e più giusto dire che è stato oscurato e
demonizzato per non mettere in discussione l’utilizzo del petrolio.
Infatti è idea diffusa che questo elemento sia pericoloso, tant’è che a
scuola si studia come gas tonante. Niente di più falso! Becera
propaganda di regime! L’idrogeno è certo un gas infiammabile, ma molto
meno pericoloso, nella combustione, dei derivati del petrolio, poiché
data la sua volatilità la fiamma tende a diffondersi verso l’alto non
bruciando a terra. Come si è detto sopra l’idrogeno purtroppo deve
essere derivato chimicamente dalle molecole in cui è combinato e ciò
porta nella migliore delle ipotesi alla produzione di anidride carbonica
(vedi l’idrogeno derivato dal gas naturale). Il metodo più pulito per
produrre idrogeno, ovviando il problema, è tramite l’elettrolisi
dell’acqua; che consiste nel far passare elettricità nell’acqua
favorendo così la scissione dell’idrogeno dall’ossigeno. Naturalmente a
monte l’elettricità deve essere prodotta da fonti pulite altrimenti si
ritorna al punto di partenza. Va da sé quindi che l’utilizzo della
tecnologia dell’idrogeno ha particolarmente senso se abbinata alle altre
fonti rinnovabili. L’idrogeno comunque sarà il vettore energetico del
prossimo futuro. In effetti, l’idrogeno è un gas che brucia all’aria
secondo la semplice reazione:
H2 + 1/2 O2 -> H2O +
calore
Quindi il prodotto di reazione è costituito da acqua pura, e,
l'unico prodotto inquinante sono gli ossidi d’azoto, che si formano a
causa della temperatura di combustione (in misura in ogni modo minore
rispetto ai combustibili fossili). Non vi sono idrocarburi incombusti,
anidride solforica (come con il gasolio) né anidride carbonica. In
rapporto al metano, con l'idrogeno occorrono quantità volumetriche
triple per ottenere lo stesso potere calorifico. L'energia da fornire
per ottenere l'accensione dell'idrogeno in aria è inoltre notevolmente
inferiore al metano. Oltre che per la produzione di fiamma e quindi
d’energia da combustione vera e propria, l’idrogeno è l'elemento ideale
per la cella a combustibile. Il modo più pulito in assoluto per produrre
elettricità. Inventate nel lontano 1839, essa è tornata oggetto di
ricerca grazie al settore spaziale, che le ha rivalutate negli anni
sessanta dopo un secolo di dimenticanza. Una cella a combustibile è un
dispositivo elettrochimico che converte direttamente l’energia
dell’idrogeno in elettricità e calore, senza passare attraverso cicli
termici e quindi senza risentire delle limitazioni imposte a questi
ultimi dalla termodinamica. Essa funziona in sostanza in modo analogo ad
una batteria, infatti produce energia elettrica attraverso un processo
elettrochimico; a differenza di una batteria tuttavia è in grado di
funzionare senza interruzioni, finché al sistema viene fornito
combustibile ed ossigeno. Si può dire, quindi, che l’idrogeno
rappresenta in prospettiva un elemento ideale di un futuro sistema
energetico sostenibile, costituendo un incentivo verso l’impiego diffuso
delle fonti rinnovabili. Nel breve-medio termine, l’idrogeno potrebbe
essere impiegato in tecnologie di transizione tali da rendere i
combustibili fossili compatibili con le esigenze ambientali. Lo sviluppo
come vettore energetico richiede però la predisposizione anche di una
vasta gamma d’infrastrutture integrate, se non altro per renderne
l’impiego economico e affidabile in tutte le varie fasi della catena
tecnologica (produzione, confinamento dell’anidride carbonica generata
nel processo, trasporto, accumulo, usi finali). Nell’applicazione mobile
occorre sviluppare serbatoi adatti (con alte capacità di
pressurizzazione) per equipaggiare i veicoli, sistemi di trasporto e
reti di distribuzione paragonabili a quelle dei carburanti tradizionali.
7. Il filo d’oro dell’energia
In conclusione bisogna comunque dire che l’utilizzo di queste
nuove tecnologie per la produzione energetica è parte della soluzione.
Più energia si consuma più aumenta comunque il disordine. Il filo doro
che tiene insieme tutto è un uso razionale e consapevole dell’energia
fatto di minori sprechi. Senza il quale non ci sarà una grande
prospettiva. Inoltre bisogna osteggiare i grandi monopoli (anche per le
fonti alternative), che porterebbe ad una centralizzazione della
produzione con forti perdite nella rete, e a perdite di economicità per
il maggiore profitto che il monopolio porta con se. La nuova frontiera
dell’energia non è altro, quindi, che la possibilità dell’individuo di
autodeterminarsi energeticamente, auto-producendosi l’energia per vari
usi combinando le varie tecnologie rinnovabili, rendendosi così
autosufficiente. (L’Unione Europea dal
Sono state individuate dalla
u.e. le fonti energetiche
rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso,
mareomotrice, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai
processi di depurazione e biogas) come fonti che possono garantire non
solo autonomia energetica, ma anche la riduzione graduale dell’attuale
stato di inquinamento dell’aria e quindi dell’effetto serra. Per il 2010
il Parlamento Europeo ha proposto per l’u.e.
l’obiettivo che le fonti energetiche rinnovabili coprano il 15%
dell’energia utilizzata. Al momento attuale le fonti energetiche
rinnovabili sono meno del 6% con un tasso di crescita molto basso.)
LUGLIO 2009