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Gennaio 2010

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Socialismo come fine

LA NUOVA FRONTIERA DELL’ENERGIA

(Trascrizione d’un intervento in un seminario a Pisa nel Luglio 09 organizzato dal Prc Pisa)

Domenico Marino

 

1. L’energia

Quando si parla di energia molti ignorano o dimenticano quanto questa grandezza chimico-fisica sia fondamentale. Tutto è massa ed energia.

 

E = Mc2

 

nella splendida e sintetica formula dell’energia di Einstein.

Formalizzazione matematica di un concetto alla base del materialismo dialettico engelsiano: la materia come principio di tutto; materia intesa nella sua inscindibilità dal movimento. Massa e velocità quindi, che in fisica meccanica esprimono l’energia cinetica di «qualcosa» secondo la relazione :

 

E=1/2 MV2

 

In queste tre grandezze fisiche è espresso l’universo. Dove c’è velocità c’è spazio-tempo, dove c’è materia c’è energia e viceversa. Nulla si crea e nulla si distrugge diceva Epicuro, e questo vale in particolare per l’energia. In questo senso va la prima legge della termodinamica sulla conservazione dell'energia; limitata solamente dalla seconda legge della termodinamica, che sancisce la non equivalenza qualitativa tra le varie forme di energia, tendenti a degradarsi in calore quindi in entropia, forma non più utilizzabile, che va ad aumentare il disordine di qualsiasi sistema chiuso. Se l'universo fosse chiuso, e la materia contenuta fosse costante, esso andrebbe in contro alla morte termica. Tutta l'energia degraderebbe in entropia. E questo principio vale anche per la terra; anzi vale in speciale modo per la terra! La quale è un contenitore infinitamente più piccolo dell'universo e la sua energia infinitamente limitata. L'unica fonte sovrabbondante di energia sulla terra ed esterna ad essa è quella irradiata dal sole.

 

2. Energia e vita

La materia e l’universo che la contiene sono legati da rapporti quantitativi e qualitativi di energia. Rapporti alla cui base c’è il movimento, che nelle sue infinite combinazioni ha fatto esplodere il fenomeno della vita, materia (energia) organizzata che riconosce e utilizza energia in modo da mantenersi e prosperare.

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3. Energia e società

L’uomo, più di altre specie viventi, ha capito presto dopo la sua comparsa, che esiste qualcosa in natura che è necessaria al mantenimento di se stesso e al miglioramento delle proprie condizioni. Questo qualcosa è l'energia, che, utilizzata nelle sue varie forme (muscolare, termica, meccanica, elettrica, nucleare), gli ha permesso di svilupparsi, conquistare il mondo e soggiogare la natura. Tuttavia il dominio delle fonti energetiche, è costato schiavitù, guerre, e distruzioni. La forza lavoro, che altro non è che energia umana, è stata sempre assoggettata al profitto di qualcuno, così nelle epoche passate si è avuta la schiavitù, e le corvée. Ma è con l'utilizzo per scopi meccanici dell'energia termica e il suo monopolio da parte della borghesia, nella prima rivoluzione industriale, che si gettano le basi economiche e sociali del mondo contemporaneo, caratterizzato dallo sfruttamento massivo delle risorse energetiche e dalla massificazione da lavoro salariato, moderna espressione di schiavitù. In seguito la scoperta di nuove forme di energia, come quella elettrica e nucleare e il perfezionamento di quella chimica, hanno completato questo cambiamento. Tutto questo con profonde trasformazioni a livello sociale e con gravi ripercussioni sull’ ecosistema. E il capitalismo con la sua idea perversa di profitto, che ha imposto un’utilizzazione indiscriminata di energia, ne è la causa. La società contemporanea si caratterizza soprattutto per la sua evoluzione tecnologica, resa possibile dall'uso industriale e massivo dell'energia nelle sue varie forme, permettendo così alla tecnologia stessa di svilupparsi e diffondersi. Infatti tolto ciò, vediamo come l'uomo sia legato a schemi mentali e sociali non particolarmente dissimili a quelle dei romani ad esempio. E proprio l'Impero Romano cadde anche perché non era più in grado di mantenersi a livello energetico; i terreni coltivabili e la manodopera non bastavano più, di conseguenza meno cereali da coltivare. Di qui il collasso. E noi stiamo perseguendo quella strada! La maggior parte degli uomini utilizza infatti senza criterio l'energia, per potersi mantenere all'avanguardia in ambito tecnologico perseguendo, con inettitudine e superficialità, una sterile comodità. Da duecento anni a questa parte l'uomo ha utilizzato più energia di tutte le altre società precedenti con costi ambientali elevatissimi, tutto in nome del progresso e del profitto. Adesso siamo arrivati ad un punto critico un punto di svolta, o si cambia modello o si va in contro all'autodistruzione.

«Quando il cielo sarà una cappa irrespirabile, il mare e fiumi avvelenati, la terra sterilizzata l'uomo forse capirà la sua follia».

Ma questo potrebbe non bastare. L'equilibrio della terra si è formato in centinaia di milioni di anni e in poche centinaia l'abbiamo modificato sensibilmente. Una spada di Damocle pesa sulla nostra testa, quel principio dell'entropia che ci impone una direzione: non si torna indietro dal disordine, ma si avanza. Questo principio incontrovertibile però ci dà una opportunità: trovare dei sistemi per produzione di energia che producano meno disordine. Utilizzando fonti con maggiore reversibilità. Questa strada è percorribile da decine di anni ma non praticata perché poco remunerativa a livello di profitto.

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4. La fine dell’era del petrolio

Le cosiddette fonti rinnovabili: l'eolico, il solare termico e fotovoltaico, il geotermico, biogas e la tecnologia dell'idrogeno, sono una realtà da tempo, ma non utilizzate per la produzione di massa di energia al fine di incentivare il consumo di petrolio e di combustibili fossili vari, favorendo così le grandi multinazionali dell’energia; secondo la perversa idea: «fin quando ce n’é (combustibili fossili) bisogna consumarli per fare profitto, poi si vedrà!» Questa è stata la logica che ha portato il paese più industrializzato del mondo e molto attento ai profitti delle proprie multinazionali (del petrolio in primis) a non ratificare il protocollo di Kyoto, che pur con molti limiti andava nel senso opposto. Il mondo è scosso da tre grandi crisi e tutte legate fondamentalmente al petrolio:

-   Il riscaldamento globale.

-   Il tasso di mortalità nel terzo mondo.

- L'innalzamento della tensione politica in Medio Oriente.

Tutto questo è sotto gli occhi di tutti ma l'incoscienza e l'ignoranza annebbia la mente dell’uomo. Riprendersi in mano il proprio destino è possibile partendo da rapporti diversi per la produzione di energia. Come dice Jeremy Rifkin (Studioso di economia e della questione energetica): «la globalizzazione non ha funzionato perché l'imposizione è stata dall'alto, dobbiamo invertire questa rotta ed imporre una globalizzazione dal basso. E questo sarà possibile anche quando l'uomo potrà autodeterminarsi energeticamente liberandosi dal monopolio delle multinazionali. Ognuno con la possibilità di auto-prodursi l'energia a basso costo e ambientalmente compatibile. Far partire una rivoluzione energetica quindi.» L'era del petrolio è finita da un pezzo e l'economia retta da questa fonte non è altro che un gigante dai piedi di argilla. Difatti si è raggiunto quasi il picco di consumo che porterà alla fine inevitabile dell'era del petrolio. Fine che sarebbe dovuta arrivare decine di anni fa se si fossero meglio sperimentate e utilizzate nuove tecnologie ambientalmente compatibili, che hanno reso obsoleta la stessa tecnologia del petrolio. Percorrere la via dei combustibili fossili significa portare i costi dell'energia e la distruzione ambientale a livelli insostenibili.

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5. Verso il collasso energetico

Purtroppo la domanda di energia è in costante crescita, e questo è dovuto al cambiamento dello stile di vita di paesi in via di sviluppo come Cina ed India in particolare. Per adesso solamente1/6 della popolazione mondiale consuma ¾ delle risorse energetiche disponibili. Con u.s.a. e u.e. che da sole ne consumano il 47%. Se si pensa che paesi molto popolati come l'Africa consumano solamente il 3% ci si rende conto dell'insostenibilità di questo regime energetico quando questi si allineeranno al consumo medio. Nel giro di 20-30 anni si avrà un evitabile collasso della nostra società e soprattutto dell'ambiente. La Cina negli ultimi 20 anni ha incrementato di 70 volte il suo fabbisogno energetico. Quando la Cina ed altri paesi in via di sviluppo, molto popolati, avranno standard paragonabili a quelli dei paesi ricchi, il picco della curva produzione/consumo si raggiungerà molto prima; almeno con dieci anni di anticipo rispetto a previsioni che la stimano intorno al 2050. Appare chiaro che se non si investe massicciamente su nuove tecnologie saremo in deficit di energia, con una pesante regressione del livello di vita; con guerre atte a riassestamenti geopolitici favorevoli alle super-potenze, per l’accaparramento delle restanti risorse, che a picco raggiunto, si concentreranno soprattutto in medio oriente. Unica zona del mondo dove in futuro si potrà estrarre il petrolio residuo. Ecco il perché delle guerre in medio oriente negli ultimi 20 anni. Guerre che passeranno alla storia come «guerre del petrolio». Il nostro sistema consuma 10 miliardi di tonnellate di petrolio l'anno, cento superpetroliere al giorno, con il consumo di combustibili fossili aumentati di16 volte in più rispetto a inizio secolo. Con una proporzione che ci dà: 35% petrolio, 24% carbone, 21% gas. Il problema fondamentale legato all'uso dei combustibili fossili è dato dalla produzione di anidride carbonica (oltre che a monossido di carbonio e anidride solforosa, gas altamente tossici per l'uomo). L'anidride carbonica è un cosiddetto gas serra, in quanto una volta immesso nell'atmosfera vi ci rimane con gravi conseguenze ambientali. Infatti l'anidride carbonica oltre a variare il coefficiente di riflessione dei raggi solari, portando un maggiore riscaldamento del globo, impedisce al calore in eccesso di uscire portando allo stesso fenomeno che avviene nelle serre per il trattenimento del calore. Produrre meno anidride carbonica, nell'ambito della produzione di energia, è possibile; anzi, è addirittura possibile azzerarne le emissioni. Questo grazie all'uso di fonti rinnovabili quali: sole, vento, acqua, idrogeno. Diversità di fonti che rappresenta una grande ricchezza poiché dà la possibilità di produrre energia in maniera diversificata; andando in contro a quelle che sono le caratteristiche di un determinato paese; concentrando così uno o più tipi di soluzione a seconda delle specificità del territorio. Paesi come l'Italia, ad esempio, hanno grandi possibilità sia per l'eolico che per il solare. Così facendo si riducono i limiti dovuti alla possibilità di impiego. Chi ha tanto sole utilizzerà il fotovoltaico, chi vento l'eolico, chi bacini idrici, il piccolo idroelettrico e così via. In passato qualcuno ha pensato di risolvere i limiti dei combustibili fossili utilizzando l’energia nucleare, ma questa si è rivelata una falsa soluzione. Il nucleare così come lo conosciamo, basato sulla fissione, ha bisogno di impianti molto costosi con una incredibile manutenzione. Ciò per impedire disastri di portata mondiale come quello di Chernobyl. Anche i cosiddetti impianti di nuova generazione non danno grosse garanzie da questo punto di vista. Basti pensare che nessuna compagnia di assicurazione è disposta ad assicurare alcun impianto. In più rimane il problema irrisolto delle scorie radioattive, vero problema di questa tecnologia, che hanno tempi di smaltimento anche di migliaia di anni, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente e la salute dell’uomo. Un piccolo dato basta a far capire l’inadeguatezza del nucleare. Una centrale nucleare ha bisogno di una area di ricovero molto estesa, dentro la quale non è possibile farci nulla per questioni di sicurezza. Utilizzando la stessa superficie con una estesa pannellizzazione solare si avrebbe grossomodo la stessa produzione di energia (circa un gwatt). Tutto questo dovrebbe far ricredere governi inetti come quello Berlusconi a perseguire questa strada.

 

6. La soluzione

La soluzione esiste come si è già detto ed è tutta nell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Le quali oltre alla salvaguardia dell’ambiente offrono la possibilità, per la prima volta nella storia, di rendere l’uomo autonomo energeticamente quindi maggiormente libero. A tale scopo andiamo adesso ad esaminare una per una i pregi e i difetti delle varie fonti rinnovabili.

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6.1. Energia eolica

Il vento è una straordinaria fonte rinnovabile pulita, economica, inesauribile, e non rappresenta una minaccia per il clima. A conti fatti non esiste una risorsa energetica di tipo atmosferico che abbia tutte queste qualità. Da pochi decenni si utilizza l’energia del vento per produrre elettricità, pur utilizzando una tecnologia, quella dei mulini a vento, vecchia di mille anni; abbinata alla tecnologia della dinamo; utilizzata più di 150 anni fa. I moderni mulini a vento sono detti aerogeneratori. Più aerogeneratori messi in serie costituiscono le cosiddette «wind farm». L’altezza di un aerogeneratore oscilla tra i 40-60 metri, ed è funzionale ad un migliore utilizzo dell'energia del vento, che a quelle altezze a meno ostacoli. La torre è fissata al terreno da fondamenta in cemento armato che ne impediscono oscillazioni e vibrazioni. Un aerogeneratore è formato da un’elica in vetroresina (rotore) che viene attivata dal vento e che a sua volta trasmette il moto ad un amplificatore di giri quindi ad un generatore funzionante grossomodo come una grossa dinamo. Le pale del rotore e possono ruotare ad una velocità anche di 200 km/h spinte solo dal vento. Gli aerogeneratori di nuova generazione montano uno standard di 3 pale anche se si hanno varianti con 1-2 pale, naturalmente meno efficaci. La velocità delle pale è controllata da un «sistema di controllo» che svolge principalmente due funzioni: moltiplica i giri per rendere il movimento delle pale sufficiente a generare energia elettrica («moltiplicatore di giri»); frena o blocca i giri delle pale in caso di sovraccarico e quando la forza del vento supera un determinato fattore critico («sistema frenante»); per assicurare il massimo rendimento la navicella può ruotare il rotore di 180° adeguandolo alla direzione del vento. L'eolico, anche se non sembrerebbe, è il più maturo e commercialmente competitivo fra le fonti rinnovabili. Infatti con l'eolico si produce a minor costo più energia delle altre fonti. Negli ultimi anni si è ha avuto una produzione di 40.000 megawatt annui con un incremento del 25% annuo. I paesi virtuosi sono Germania Spagna e Danimarca. L'Italia si trova al sesto posto in Europa; con la produzione di 900 megawatt annui con un incremento del 15% annuo. A seconda del modello di aerogeneratore si può produrre da 1.300.000 fino a 2.000.000 di Kwatt/ora; quindi ognuna di queste turbine impedisce l'immissione in atmosfera di 1.500.000 kg di anidride carbonica. Ogni turbina produce 1,5 megawatt pari al consumo medio di un centinaio di famiglie. Questo rapporto non è marginale, ma significativo. In più se si considera la diffusione di questo sistema, si avrà un ulteriore abbattimento dei costi, che già negli ultimi anni sono calati da un costo medio di 38 Cent per Kwatt/ora a 3 Cent per Kwatt/ora. La valorizzazione di questo sistema, come gli altri, è legato agli incentivi statali che purtroppo non aumentano come dovrebbero; per non limitare i profitti delle multinazionali del petrolio. L’unico difetto di questa tecnologia è l’impatto ambientale, dato che questi aerogeneratori sono molto alti e deturpano, a detta degli ambientalisti «tout court», il paesaggio. Questo problema si può in parte ovviare usando wind farm offshore. Naturalmente per paesi costieri con fondali relativamente bassi. In ogni caso l’eolico è destinato a dominare il mercato delle «new energy economy» grazie al buon rapporto costi/ricavi.

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6.2. Energia solare

Il sole rappresenta la più grande fonte di energia che l’uomo possa pensare di sfruttare. Quattro ore di fusione solare sono paragonabili ad un anno di fabbisogno energetico per l’uomo. Naturalmente la soluzione non è così semplice. Infatti lo sfruttamento del calore e della luce solare è limitato dalle basse efficienze delle tecnologie che utilizzano questa fonte di energia, nella fattispecie vari tipi di pannelli termici e fotovoltaici, che nel migliore dei casi rasentano il 30%. I pannelli termici utilizzano direttamente il calore prodotto dal sole; sono meno costosi, ma hanno il limite di poter essere utilizzate solo per riscaldare qualcosa, come gli impianti termici che servono a riscaldare l’acqua per uso domestico. I pannelli fotovoltaici invece sono molto più costosi e trasformano direttamente la luce in energia elettrica e sono la base della tecnologia del solare. L’imposizione del solare, per la produzione di massa di energia, dipende molto dai progressi della ricerca soprattutto in ambito di materiali innovativi e nell’ottimizzazione dei pannelli di silicio (materiale base per la produzione di pannelli solari). Ma la ricerca comunque può poco se non viene supportata da politiche adeguate. Politiche non solo di finanziamento della ricerca ma soprattutto di incentivazione per sua diffusione. Ma per fare ciò bisogna entrare apertamente in conflitto con le multinazionali dell’energia che ne osteggiano la diffusione per i prossimi 20-30 anni; per poter monopolizzare in seguito il sole con progetti mastodontici (vedi progetto di pannellizzazione del Sahara di General Electric), rivendendo appunto l’energia prodotta dal sole. La mancata diffusione di questa fonte, oltre che per i motivi sopra detti , è dovuta comunque ad un mediocre rapporto costi/ricavi data dalla bassa efficienza energetica della tecnologia che la sfrutta, dalla dipendenza delle condizioni meteorologiche, dalla difficoltà di accumulo dell’energia e dall’operatività limitata durante la giornata. Certo se in passato si fosse prestato più attenzione a questa tecnologia già oggi si avrebbero dei rendimenti e una diffusione maggiori. Comunque c’è da dire che negli ultimi anni, vuoi l’interessamento di alcuni governi, (come quello spagnolo) la ricerca ha fatto discreti passi: Ottimizzando le rese dei pannelli di silicio con l’impiego di silicio amorfo e sperimentando celle solari basate su polimeri. Questi ultimi pur avendo un’efficienza molto bassa, (tra l’1% e il 5%) sono molto economici e versatili; con la possibilità di impiego laddove i pannelli al silicio hanno dei limiti, dovuti alla rigidità e al trasporto. Questa complementarità torna bene soprattutto nella tecnologia mobile e di consumo. Utilizzando questi materiali polimerici come rivestimento di cellulari, palmari e quant’altro si può fare una ricarica semplice e pulita ponendoli al sole.

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6.3. Biogas e biomasse

Il «biogas» è tra le fonti alternative più utilizzate per la produzione di energia elettrica e calorica rinnovabile. Si ottiene dalla fermentazione anaerobica di sostanze organiche. Tra le fonti rinnovabili questa è certo di più facile utilizzo. Avendo come materia prima i liquami di origine animale e considerando la grande diffusione di allevamenti non c’è bisogno di particolari infrastrutture. Infatti basta dotare i grossi allevamenti, già esistenti, di vasche per la raccolta e la fermentazione del liquame e contenitori per la conservazione de gas sprigionato. Inoltre la parte solida essiccata può essere a sua volta bruciata ottenendo energia. L'intero procedimento può considerarsi neutrale all'anidride carbonica, con un bilancio di emissione e consumo di co2 praticamente nullo. Esempi di utilizzo di questa fonte li troviamo in Veneto, dove sono già presenti 20 impianti a biogas, per un totale di 23 milioni di tonnellate all’anno di biomassa di cui 6,5 milioni solo di liquame, che producono quasi 45 milioni di metri cubi di biogas e una potenzialità degli impianti che supera i 15,5 MegaWatt elettrici. La produzione di energia tramite biomassa consiste nell’utilizzo di materia prima di origine vegetale sia per fermentazione sia estraendone oli. Ultimamente si parla molto di combustibili derivati dalle piante i cosiddetti biocombustibili, come l’olio di colza, in sostituzione dei combustibili fossili. Ma questa strada pur essendo remunerativa è poco etica ed eco-compatibile, poiché è impensabile, in un mondo dove1/5 della popolazione muore di fame, utilizzare terreni per la produzione di materia da bruciare. In più rimane il problema dell’emissione di anidride carbonica, che, come sappiamo, è prodotta da qualsiasi combustione. In conclusione la produzione di energia con questo metodo è la meno pulita tra le rinnovabili. Pur avendo buone potenzialità può essere considerata come una soluzione territoriale.

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6.4. L’idrogeno

L’idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo, anche se sulla terra data la sua volatilità, che non permette alla atmosfera di trattenerlo, è presente solo in combinazione molecolare. Questo è l’unico limite di questo elemento per scopi energetici. L’idrogeno pur essendo noto dall’800, tanto che Jules Verne lo utilizza come propellente del Nautilus in 20.0000 leghe sotto i mari, e pur avendo grandi possibilità per scopi energetici è stato snobbato per più di un secolo; anche se e più giusto dire che è stato oscurato e demonizzato per non mettere in discussione l’utilizzo del petrolio. Infatti è idea diffusa che questo elemento sia pericoloso, tant’è che a scuola si studia come gas tonante. Niente di più falso! Becera propaganda di regime! L’idrogeno è certo un gas infiammabile, ma molto meno pericoloso, nella combustione, dei derivati del petrolio, poiché data la sua volatilità la fiamma tende a diffondersi verso l’alto non bruciando a terra. Come si è detto sopra l’idrogeno purtroppo deve essere derivato chimicamente dalle molecole in cui è combinato e ciò porta nella migliore delle ipotesi alla produzione di anidride carbonica (vedi l’idrogeno derivato dal gas naturale). Il metodo più pulito per produrre idrogeno, ovviando il problema, è tramite l’elettrolisi dell’acqua; che consiste nel far passare elettricità nell’acqua favorendo così la scissione dell’idrogeno dall’ossigeno. Naturalmente a monte l’elettricità deve essere prodotta da fonti pulite altrimenti si ritorna al punto di partenza. Va da sé quindi che l’utilizzo della tecnologia dell’idrogeno ha particolarmente senso se abbinata alle altre fonti rinnovabili. L’idrogeno comunque sarà il vettore energetico del prossimo futuro. In effetti, l’idrogeno è un gas che brucia all’aria secondo la semplice reazione:

 

H2 + 1/2 O2 -> H2O + calore

 

Quindi il prodotto di reazione è costituito da acqua pura, e, l'unico prodotto inquinante sono gli ossidi d’azoto, che si formano a causa della temperatura di combustione (in misura in ogni modo minore rispetto ai combustibili fossili). Non vi sono idrocarburi incombusti, anidride solforica (come con il gasolio) né anidride carbonica. In rapporto al metano, con l'idrogeno occorrono quantità volumetriche triple per ottenere lo stesso potere calorifico. L'energia da fornire per ottenere l'accensione dell'idrogeno in aria è inoltre notevolmente inferiore al metano. Oltre che per la produzione di fiamma e quindi d’energia da combustione vera e propria, l’idrogeno è l'elemento ideale per la cella a combustibile. Il modo più pulito in assoluto per produrre elettricità. Inventate nel lontano 1839, essa è tornata oggetto di ricerca grazie al settore spaziale, che le ha rivalutate negli anni sessanta dopo un secolo di dimenticanza. Una cella a combustibile è un dispositivo elettrochimico che converte direttamente l’energia dell’idrogeno in elettricità e calore, senza passare attraverso cicli termici e quindi senza risentire delle limitazioni imposte a questi ultimi dalla termodinamica. Essa funziona in sostanza in modo analogo ad una batteria, infatti produce energia elettrica attraverso un processo elettrochimico; a differenza di una batteria tuttavia è in grado di funzionare senza interruzioni, finché al sistema viene fornito combustibile ed ossigeno. Si può dire, quindi, che l’idrogeno rappresenta in prospettiva un elemento ideale di un futuro sistema energetico sostenibile, costituendo un incentivo verso l’impiego diffuso delle fonti rinnovabili. Nel breve-medio termine, l’idrogeno potrebbe essere impiegato in tecnologie di transizione tali da rendere i combustibili fossili compatibili con le esigenze ambientali. Lo sviluppo come vettore energetico richiede però la predisposizione anche di una vasta gamma d’infrastrutture integrate, se non altro per renderne l’impiego economico e affidabile in tutte le varie fasi della catena tecnologica (produzione, confinamento dell’anidride carbonica generata nel processo, trasporto, accumulo, usi finali). Nell’applicazione mobile occorre sviluppare serbatoi adatti (con alte capacità di pressurizzazione) per equipaggiare i veicoli, sistemi di trasporto e reti di distribuzione paragonabili a quelle dei carburanti tradizionali.

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7. Il filo d’oro dell’energia

In conclusione bisogna comunque dire che l’utilizzo di queste nuove tecnologie per la produzione energetica è parte della soluzione. Più energia si consuma più aumenta comunque il disordine. Il filo doro che tiene insieme tutto è un uso razionale e consapevole dell’energia fatto di minori sprechi. Senza il quale non ci sarà una grande prospettiva. Inoltre bisogna osteggiare i grandi monopoli (anche per le fonti alternative), che porterebbe ad una centralizzazione della produzione con forti perdite nella rete, e a perdite di economicità per il maggiore profitto che il monopolio porta con se. La nuova frontiera dell’energia non è altro, quindi, che la possibilità dell’individuo di autodeterminarsi energeticamente, auto-producendosi l’energia per vari usi combinando le varie tecnologie rinnovabili, rendendosi così autosufficiente. (L’Unione Europea dal 1986 ha posto con il «Libro bianco» le basi programmatiche per ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia che, senza significativi interventi, passerà dall’attuale 50% al 70% nel 2020 con tutte le implicanze economiche, politiche e sociali che ne deriveranno).

Sono state individuate dalla u.e. le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, mareomotrice, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas) come fonti che possono garantire non solo autonomia energetica, ma anche la riduzione graduale dell’attuale stato di inquinamento dell’aria e quindi dell’effetto serra. Per il 2010 il Parlamento Europeo ha proposto per l’u.e. l’obiettivo che le fonti energetiche rinnovabili coprano il 15% dell’energia utilizzata. Al momento attuale le fonti energetiche rinnovabili sono meno del 6% con un tasso di crescita molto basso.)

 

LUGLIO 2009

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